Al Girasole più di 50 ospiti entrati in contatto con il virus

È l'esito dei test eseguiti per una mappatura generale degli anziani. Nelle settimane passate ci sono stati undici morti, "nove con sintomi Covid". La ricostruzione del contagio e il nodo della coabitazione con l'ospedale

Somma Lombardo generiche

Il virus si è affacciato al 24 marzo e in tre settimane ha contagiato oltre cinquanta ospiti e almeno sette operatori della struttura.

È il bilancio della Rsa Il Girasole di Somma Lombardo. Ieri il presidente Daniele Consonni aveva dovuto confermare almeno in parte i dati, dopo che da giorni si parlava dei morti in struttura e del contagio diffuso. Aveva anche promesso di ricostruire nel dettaglio l’evoluzione della situazione e le contromisure e l’ha fatto oggi, con una conferenza stampa “virtuale” insieme al direttore sanitario Antonino Maugeri.

Coronavirus al Girasole: le precauzioni e le mancate risposte

Consonni ha voluto innanzitutto chiarire i diversi passaggi preventivi. «Al 24 febbraio abbiamo diffuso le raccomandazioni al personale per la limitazione dell’accesso ai parenti, già dal 26 abbiamo stabilito un massimo di un visitatore alla volta per un massimo di 30 minuti, con registrazione dei passaggi». Dal 5 marzo poi «nessuna visita è stata più possibile» e  si sono avvisati i parenti di ogni singolo ospite, «dal 9 abbiamo attivato le videochiamate». L’11 marzo è stato chiesto ai lavoratori di sottoscrivere una autocertificazione (su mancato contagio).

Nel frattempo si è attivato anche il confronto con il livello superiore: l’Ats cui è demandata la vigilanza delle case di riposo e la Asst Valle Olona, perché la Rsa ha sede dentro al complesso dell’ospedale.
«Il 13 marzo abbiamo contattato Ats Insubria per informare sulle carenze di dispositivi di protezione, ma non ci è stata data risposta». Dentro la struttura intanto si è attivata una sorta di Untà di Crisi di coordinamento con le diverse figure responsabili e il 23 marzo, «prima del protocollo di Ats» si è avviata la misurazione della temperatura per gli operatori.

Coronavirus al Girasole di Somma Lombardo: il contagio

«Nella notte del 24 marzo – ricostruisce il direttore sanitario Antonino Maugeri – abbiamo avuto il primo caso sospetto: eravamo attenti ai potenziali casi, quelli che mostravano sintomi compatibili. Ho sentito anche il 112 ma mi hanno detto che non avrebbero accettato ospiti dalla Rsa. Abbiamo isolato subito la stanza, ma il giorno dopo sono comparsi altri tre casi. Il 26 marzo abbiamo isolato tutto il secondo piano, al 2 aprile abbiamo avuto casi anche al terzo piano: da quel momento abbiamo isolato tutto il terzo piano e tutte le stanze. Fin dal primo caso, poi ci siamo attivati chiedendo tamponi ad Ats».

Dal Girasole viene sottolineato anche un aspetto particolare della struttura: «Noi siamo inseriti in un contesto ospedaliero: quando noi eravamo già chiusi, la fisioterapia al primo piano vedeva ancora passaggio di persone, anche senza mascherina. Gli ingressi erano condivisi. Poi anche Somma è stato attivato come ospedale Covid, l’abbiamo scoperto da un momento all’altro, senza comunicazioni dall’Asst. Probabilmente anche questo ha giocato a sfavore nostro».

Coronavirus al Girasole di Somma Lombardo: i numeri

Partiamo dai morti: nel primo articolo abbiamo parlato di undici morti nelle settimane passate. Quanti sono riconducibili al Coronavirus? «Nove sono attribuibili come causa o concausa al Covid, per altri due mi sento dire che avevano quadro clinico non riconducibile» dice Maugeri.

Già il 25-26 marzo Il Girasole aveva chiesto test sierologici, «con una spesa ingente a carico nostro». I test sono arrivati  ieri, mercoledì 15 aprile: «Li abbiamo eseguiti a tappeto sugli ospiti: non sono test validati ma ci hanno dato la possibilità di capire. Dei 48 ospiti presenti, è risultato che 43 sono venuti a contatto con virus». Ai nove presunti decessi, ai 43 ospiti ancora presenti e contagiati va infine aggiunto un ospite che è ricoverato in ospedale, «in terapia subintensiva». È relativamente giovane rispetto alla media, avendo settant’anni circa: «Mi hanno detto che considerata l’età si poteva pensare ad un ricovero».Totale dei contagiati, compresi i decessi: 53.

«Abbiamo chiesto anche tamponi per gli operatori: abbiamo ottenuto venti tamponi, che hanno restituito sei positività al Covid». Su settanta dipendenti dunque sei sono oggi positivi e in quarantena: «Sono tutti asintomatici» sottolinea Consonni, per ribadire le difficoltà ad individuare per tempo e occasioni di contagio. È invece in ospedale un’altra dipendente, ricoverata in ospedale Covid.

Tra i 43 positivi il quadro generale è oggi positivo, si può pensare che molti siano in guarigione. «La fase clinica grave della malattia è passata, abbiamo solo un paio di situazioni ancora in corso» conclude Maugeri.
Si aspettano anche qui i tamponi per verificare l’avvenuta guarigione: «Tramite Asst abbiamo avuto cinquanta tamponi che abbiamo eseguiti ospiti secondo piano, per capire quanto siano contagiosi. Con la prospettiva anche di sciogliere questo isolamento che stanno patendo e farli tornare attività». Se il virus è una minaccia potente, qui come altrove non si può dimenticare che anche il «decadimento psicologico e motorio» è un rischio per l’anziano.

«Stiamo lavorando tutti a tempo pieno, faccio un encomio a chi è ancora al lavoro e sta lavorando con passione e coraggio» dice ancora Maugeri.

 

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 16 Aprile 2020
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