Alla Rsa Bellora alcuni casi isolati. “Iniziamo con i tamponi”

Il punto sulla storica struttura cittadina, dove ci sono alcuni sospetti Covid-19 e si lavora con la massima attenzione. Il nodo del personale e del rientro dalla malattia

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«La percezione può essere un po’ diversa», esordisce, con pacato undestatement, la dottoressa Vanna Barca, direttore della Fondazione Bellora, la più antica (per nascita) casa di riposo di Gallarate. Il riferimento è alla lettura (data venerdì scorso e poi ribadita lunedì) dell’Ats Insubria, l’articolazione sanitaria sul territorio di Regione Lombardia.

Rispetto ad altre situazioni drammatiche, il Bellora non ha visto picchi. «Siamo in una fase stazionaria» continua la dottoressa Barca. «Non avendo possibilità di fare tamponi, le persone che hanno sintomi influenzali sono state isolate in aree specifiche e abbiamo applicato i protocolli clinici definiti dall’istituto Mario Negri». Quanti sono i casi di Covid-19? «Abbiamo 2 o 3 casi che possono rientrare nel quadro del Covid». E i decessi? «Un paio di settimane fa abbiamo diversi decessi» dice il direttore del Bellora. Che però puntualizza subito: «Erano persone con un quadro clinico molto compromesso. Non si può escludere né confermare che fossero casi Covid».

Fin qui il quadro generale dei sospetti casi. E se quella valutazione di «percezione diversa» è prudente, rispetto alle parole di Ats, Vanna Barca non nasconde l’impressione che gli operatori delle Rsa si siano sentiti «abbandonati», in questo mese di lotta al coronavirus: «Noi abbiamo avuto da subito presìdi adeguati, siamo riusciti a fare man mano acquisti, ma ci sono strutture molto in difficoltà. Anche alcuni ordini per la nostra struttura sono stati sequestrati per gli ospedali».

Una parte del personale è rimasto a casa in malattia, anche qui. Ma venerdì «hanno finalmente iniziato a fare tamponi a chi rientra dalla malattia», così da assicurare continuità riducendo rischio di contagio.«Il personale è comunque adeguato» assicura Barca. E viene anche adeguato, nelle mansioni, alla situazione: «In questa fase ad esempio i fisioterapisti vengono anche impegnati per gestire le videochiamate per i parenti».

Quando si parla con chi lavora nelle Rsa, nelle voci si sente anche la fatica di queste settimane. «Ci arrivano tante lettere di ringraziamento dai parenti, perché le persone capiscono l’impegno che mettiamo, che non sottovalutiamo. Ma siamo un po’ da soli, questo sì».

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 14 Aprile 2020
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