I servizi sociali ai tempi dell’emergenza: “Continuità grazie a videochiamate e terzo settore”

Il Servizio sociale durante la quarantena non si è interrotto, ma ha cambiato pelle: l’assessore Roberto Molinari spiega i mezzi messi in campo, e le preoccupazioni per il futuro

servizi sociali

Il lavoro dell’assessorato ai servizi sociali di Varese durante la quarantena non si è interrotto, ma ha cambiato pelle: per assicurare un servizio continuativo  i rapporti hanno “chiesto aiuto” alla tecnologia, intessuto ancora più strettamente rapporti con il volontariato e il terzo settore.

Abbiamo provato a chiedere all’assessore Roberto Molinari quali sono stati i mezzi messi in campo, e le preoccupazioni per il futuro.

«I servizi sociali a Varese non hanno interrotto il loro lavoro di sostegno – ha premesso Molinari –  Operatori, assistenti sociali, psicologi, educatori, hanno garantito continuità per tutto il periodo, anche se non con i metodi usuali. Gli operatori erano in smart working, ma hanno continuato a seguire gli utenti con l’aiuto delle delle videochiamate, del telefono e delle email: l’obiettivo era di non perdere il contatto con le persone e le famiglie già conosciute, per supportarle in questo momento e dar loro indicazioni circa eventuali aiuti specifici. Un  lavoro mai fatto prima con questi metodi, e di questo devo ringraziare la straordinaria disponibilità dei nostri collaboratori, che non hanno esitato ad adattarsi, da casa, a questa nuova modalità pur di mantenere il contatto con i loro assistiti».

roberto molinari
Roberto Molinari

Un’esperienza che ha fatto emergere in modo significativo: «Quanto sia importante il mantenere relazioni, almeno telefoniche, con le persone che soffrono particolarmente la condizione di solitudine – ha continuato l’assessore – Gli operatori addetti ai centri anziani, ad esempio, che per ovvi motivi durante il periodo sono stati chiusi, hanno raggiunto spesso telefonicamente tutti gli ospiti per monitorare le condizioni di salute, verificare le esigenze primarie e sostenere i più fragili nell’affrontare questa situazione».

Ma le nuove esigenze dell’emergenza sono state coperte soprattutto grazie ad una sinergia con il terzo settore: «La loro collaborazione è stata straordinariamente importante per portare avanti interventi concreti, come il reperimento e la consegna di generi di prima necessità – Ha sottolineato Molinari – Le associazioni di volontariato hanno collaborato per la distribuzione dei pacchi alimentari la fornitura dei pasti, la consegna delle medicine, l’assistenza a chi era costretto in casa o in quarantena. Inoltre lavoriamo in stretto raccordo con tutte le realtà del terzo settore e del privato sociale, che anche in questa situazione danno dimostrazione di grande attenzione ai bisogni dei cittadini, evidenziando l’importanza di coordinare il lavoro di tutti (istituzioni e non) per un obiettivo comune. La protezione civile, per esempio, ha consegnato oltre 1000 spese alimentari a domicilio nel periodo di quarantena»

Ci sono stati nuovi utenti? Per quale motivo si sono rivolti? «Si, soprattutto in occasione di voucher e buoni spesa: siamo stati tra i primi a distribuirli, ma non siamo riusciti a raggiungere tutti quelli che ce l’hanno chiesto, perchè in pochi giorni i fondi erano già esauriti. Ora stiamo cercando di risolvere le situazioni che sono rimaste escluse da questo primo giro di distribuzione con soluzioni diverse».

«La parte più preoccupante però è adesso: molte delle persone che stavano nella “zona grigia” dell’assistenza, riuscivano a non avere troppi problemi perchè si arrabattavano con piccoli lavori, saltuari o in nero, che permettevano loro di affrontare la vita quotidiana senza eccessiva difficoltà. Ora tutti questi lavori con il coronavirus sono venuti drammaticamente a mancare, e si può facilmente intuire che non siano praticabili ancora per diverso tempo. Questo ci porterà ad un futuro di bisogni che ancora nemmeno riusciamo ad immaginare e che potrebbe essere molto pesante, economicamente e psicologicamente, per le persone che si rivolgeranno a noi. Ma non riusciremo a sostenere questa situazione ancora a lungo: per questo chiedo al Governo, e soprattutto alla Regione, che facciano la propria parte in quest’ordine di problemi».

Stefania Radman
stefania.radman@varesenews.it

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Pubblicato il 29 Maggio 2020
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