Tutto così lontano, spazzato via da qualcosa di sconosciuto e di indecifrabile
Il racconto di Anna Elisa è musicale, come una poesia: "Il progresso, bello e inarrestabile, guida sicura ai nostri passi fino ad ora, lo sentiamo frantumarsi, il silenzio ce ne rimanda lo sgretolio"

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Di seguito la storia di Anna Elisa.
Vincent e Leonie
Una strada vuota, il silenzio, la lontananza, il distacco, un uomo e un cane.
Dove sono le voci, le grida gioiose dei bambini, i rombi delle motorette impazzite sull’asfalto, le persone frettolose che ci passavano accanto?
E dove il suono della fisarmonica degli artisti di strada che allietavano le nostre uscite giornaliere?
Poi le parole, molte, le nostre, e gli sguardi, le strette di mano e gli abbracci così spontanei e veri…
Non vediamo più gli uomini e le donne alle porte della chiesa e davanti ai negozi con la mano tesa a chiedere una moneta.
Vuoto assoluto, tutto così lontano, sparito, spazzato via da qualcosa di sconosciuto e di indecifrabile; la non conoscenza si tramuta in sgomento, l’imponderabile è qui, certezza che ci trova impotenti all’ascolto di tragiche notizie, di numeri allarmanti di persone che abbiamo forse incontrato per caso sui marciapiedi della nostra città, in un negozio, in una sala d’aspetto; uno scambio di parole, un sorriso che non vedremo più.
Il progresso, bello e inarrestabile, guida sicura ai nostri passi fino ad ora, lo sentiamo frantumarsi, il silenzio ce ne rimanda lo sgretolio.
Chiusi per dovere nelle nostre case calde e ovattate, piccolo sacrificio che può essere d’aiuto a diminuire il carico di malati ai nostri medici e a tutto il personale sanitario impegnato in prima linea come al fronte di una guerra.
I pensieri si susseguono senza sosta, il turbinio è così forte che le idee, i concetti si accavallano , si sovrappongono, è il caos…
Lo sguardo, però, cade sulla copertina di un libro sullo scaffale accanto in bella vista: i girasoli gialli, luminosi, un abbaglio. Mi avvicino come attratta da un raggio di sole. Osservo le pennellate calde e vibranti, cariche di allegria e di tormento per questi fiori che, rivolti all’astro, ne hanno catturato tutta l’intensità.
I girasoli, i suoi fiori preferiti che ha dipinto con passione e con rabbia, quasi a volerne trattenere la bellezza tra le sue dita nella ricerca disperata di un senso che non riusciva a trovare.
In questa estasi che ha placato per un momento il dolore e lo spaesamento ecco una piccola voce, dolce e lagnosa, un crescendo di miagolii lievi, meno lievi, poi sempre più forti e insistenti… un fruscio, una testatina; accanto a me una creatura ignara e contenta.
Anna Elisa Mozzi, Varese
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