Un pezzo di 7000 battute sulla quarantena, ispirato, lucido…
Il racconto di Virginia: "Volevo parlare della voglia di fare, di costruire, di non mollare, di non lamentarsi. Forse ci sono riuscita, forse no, ma ci tenevo. Voglio ancora esserci"
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Di seguito la storia di Virginia.
7000 battute in 7 giorni.
Lunedì 20 aprile, ore 11.00.
Associazione Italiana Copywriter mi offre un lavoro gratis. Ah beh dai, mi hanno offerto di peggio. Manda un pezzo di 7000 battute sulla quarantena, ispirato, lucido… Mi piace! Ci sto, lo faccio, voglio esserci! Timing? 26 aprile. Una settimana. Top, c’è un sacco di tempo. Figurati, in sette giorni ho presentato otto gare. Prima devo solo compilare l’autocertificazione per andare a comprare carote, zucchine e patate bio per preparare le pappe di figlio nr.2 che oggi inizia lo svezzamento, ma appena torno mi metto. Bella sta opportunità, così spezzo un po’ da sti testi tutto un grazie, tutto un orgoglio italiano, tutto un torneremo più forti di prima. Il prossimo che mi chiede di scrivere eroi-che-stanno-combattendo-una-guerra-contro-un-nemico-invisibile si becca un pannolino di mio figlio in faccia. Sì dai ci sto, mi piace, ho già un sacco d’idee, sarà un bel pezzo. Voglio partecipare, voglio esserci.
Lunedì 20 aprile, ore 22.30.
Facciamo il punto: ho modificato i piani editoriali del mese prossimo, l’hashtag #uscitepoco c’è su ogni post. Al cliente che mi chiede di rimandare il lavoro a pandemia finita ho risposto, il controllo con la pediatra l’ho spostato, i bambini hanno cenato, bagnetti e pigiamini check, lavatrice e lavastoviglie partite. Ok. Fatto tutto. Che manca? Oddio il pezzo! Lo faccio domani mattina. Presto.
Martedì 21 aprile, ore 15.30.
Bene ho mezz’ora prima della merenda, butto giù il pezzo che ho un sacco d’idee, sono ispirata, lucida, emozionata, lo sento nell’aria. Ma sta puzza cos’è? Che c’è figlio nr. 1? Pupù? Oh amore, vieni qua che la mamma ti cambia. Ma dov’è Papà? Ah sì, costruisce la staccionata in giardino. Certo, tre giorni a casa e si sente un boscaiolo, tra una settimana darà la caccia ai piccioni e ci farà vestiti con la pelliccia del gatto. Dai andiamo a cambiarci che poi mangiamo il budino. Oggi cos’è il 21? Ho tempo fino al 26, in sei giorni si possono preparare sette gare e vincerne otto. Non sarà mica un asilo chiuso a fermarmi. Voglio scrivere un pezzo bomba, voglio esserci!
Mercoledì 22 aprile, ore 09.00.
Non ho dormito niente. Mamma acqua, mamma paura, mamma pipì. Mamma che palle. Un caffè datemi un caffè. Ma la nonna non ha voglia di falsificare l’autocertificazione e venire qua a tenervi che la mamma ha da scrivere? Dice sempre che per i figli farebbe qualunque cosa, che per i nipoti si farebbe ammazzare e poi? Si fa fermare da 500 euro di multa. Va bene dai, niente autocommiserazione che c’è chi sta peggio. Ah, vediamo se le 600 euro sono arrivate. No eh… va beh, abbi fede. Arriveranno, da mangiare non ci manca. Urca la spesa. Sono passati otto giorni, posso uscire. Poi mentre voi fate il riposino, rileggo la brochure da consegnare stasera. Toh, una mail. Oggetto: “Conferma preventivo”. Vai che è arrivato un lavoro! “Ciao, non è che ti dimezzeresti il compenso, sai il covid…”. Ma so io cosa ti dimezzerei…
Amore scusa non ti stavo ascoltando che dicevi? Conte ha detto che puoi riaprire lo studio? La segretaria ti ha già riempito l’agenda? Quindi oggi torni al lavoro. Ah ok… Speravo tenessi i bimbi che… ma no tranquillo ce la faccio, ma sì figurati, certo che ce la faccio. Almeno uno dei due torna davvero al lavoro. Ma la staccionata l’hai finita?
Giovedì 23 aprile, ore 20.00.
Cribbio, il pezzo. Ora lo scrivo, do una passata a bagni e pavimenti, cambio le lenzuola e ci penso mentre stiro che mi vien l’ispirazione. Tesoro dopo mi chiudo in camera che devo scrivere un pezzo! Ah c’è la video chat per il compleanno di Giorgio? Era oggi? Digli che non mi sento bene, che ho un po’ di febbre! Dici che non è periodo per dire ste cose? In effetti. Sì dai, adesso arrivo. Aspe’ quanto manca? Tre giorni? Tze, in tre giorni ho preparato 189 slide per un cliente australiano, con il fuso orario contro.
Venerdì 24 aprile, ore 13.00.
Sono una freelance, ho lavorato anche per sei agenzie contemporaneamente e non ho mai toppato una consegna. Ora mi metto e scrivo il mio pezzo. Ho un’idea forte, ce l’ho dentro, butto il cuore oltre l’ostacolo ed è pronto. Sul 44 c’è Peppa Pig, piazzo i nani e finalizzo. Altro che baby sitter. Soldi buttati la baby sitter. A proposito i 600 euro? Ah non sono arrivati? Eh va beh, arriveranno. Pronto? Mamma! Sì stiamo bene, sì sì manchi tanto anche a loro, ma certo che gli manchi, sono sempre lì a dire nonna, nonna! Videochiamata? Ora? Devo scrivere un pez… no mamma non piangere dai, no dai non ti deprimere, no che non morirai mamma, no non muore neanche papà! Va beeene dai ti videochiamo aspetta un attimo. Sì sì ora, sì adesso mamma, sì SÌ HO DETTO!
Sabato 25 aprile, ore 16.00.
Esercizi di tonificazione fatti se no mi scambiano per la poltrona. Panni ritirati, piegati e riposti negli armadi così i miei uomini hanno finalmente di che vestirsi. Omogeneizzati di pollo, manzo, tacchino e unicorno, preparati, invasati e congelati, per i prossimi 20 giorni siamo a posto. Mio marito arriva alle otto, giusto in tempo per dare la pappa alle belve, così io mi estraneo, mi fingo morta, scrivo il mio pezzo che domani è il 26. Ma ce la farò? Mah… Sì dai che ce la faccio, quante volte ho svangato il brief delle 18.15? Mai una consegna mancata. E poi ho proprio voglia di scrivere, voglio esserci!
Domenica 26 aprile, ore 13.00.
O oggi o mai più. Mi metto e in tre ore lo scrivo. Ce l’ho in testa, praticamente è fatto. Lo vomito, strumenti, controllo ortografico e via. Visto si stampi. Ma si che ce la faccio dai, ho tre ore…. Ma sai quante sono tre ore? Per fare i miei figli quanto ci ho messo? Beh meno di tre ore. Eppure sono la cosa più creativa, ispirata e lucida che abbia mai fatto. Guardali là come brillano. Amori miei. Vi amo da impazzire. Non vi considererò mai un ostacolo alla mia realizzazione.
Non che prima del Covid fosse diverso: questo è il Paese in cui ai colloqui ti chiedono se pensi di avere figli in un futuro non meglio definito e ti lasciano a casa alla prima nausea. Questo è il Paese dove l’asilo nido costa più del mutuo e se non hai nonni pronti, agili e scattanti a darti una mano puoi anche rimettere nel cassetto tutti i sogni che proprio quei i nonni ti hanno detto di inseguire. Questo è il Paese dove le aziende riaprono prima delle scuole. Hanno la sbronza da smart uorki ma non hanno capito che puoi essere multitasking che puoi essere flessibile che puoi trasformare la precarietà in una possibilità, ma la mamma da remoto no, quella proprio non la puoi fare.
Va beh dai, avevano detto 7000 caratteri ma trattabili. Volevo scrivere una pagina impegnata, pregna di quel senso del dovere, di quella responsabilità sociale che in questo momento deve animarci tutti. Volevo parlare della centralità delle donne, di quanto in tempi di crisi siano state capaci di resistere e tenere insieme i cocci, le famiglie, la società. Volevo parlare della voglia di fare, di costruire, di non mollare, di non lamentarsi. Forse ci sono riuscita, forse no, ma ci tenevo. Voglio ancora esserci.
Virginia Calandra, Varese
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