“Giù le mani dall’ente regionale per agricoltura e foreste”, la protesta degli ambientalisti

Per Legambiente, Wwf, Italia Nostra e altre associazioni si demolisce "uno strumento fondamentale per la gestione sostenibile dei suoli agrari e la qualificazione della produzione agroalimentare lombarda"

Ruscello nella foresta incantata

Importanti associazioni ambientaliste lombarde sul piede di guerra contro Regione Lombardia per un progetto di legge che “sta girando nei piani alti di Palazzo Lombardia e che è giunto nelle mani delle associazioni ambientaliste”. Il progetto di legge riguarda l’Ersaf, l’Ente regionale per i servizi all’agricoltura e alle foreste.

«Tra modifiche e cancellature, si scopre che Ersaf verrebbe svuotato di gran parte delle sue competenze, e ridotto, con il nome di Lombardia Foreste, alla sola gestione del patrimonio forestale – scrivono le associazioni – in pratica un salto indietro agli anni ’70 del secolo scorso, azzerando una lunga e fruttuosa evoluzione nel ruolo svolto dall’ex Azienda forestale, annichilendone la capacità di sviluppare servizi per le imprese agricole, ricerche e progettazioni autonome», scrivono le rappresentanze regionali lombarde di Aiab, Cai, Italia Nostra, Legambiente, Lipu, Pro Natura e Wwf.

«L’emergenza Covid  non sembra aver fatto perdere le peggiori abitudini del palazzo regionale, tra cui quella di sfruttare le distrazioni estive per sganciare inattesi e micidiali ordigni istituzionali – si legge nel comunicato scritto dalle associazioni – L’estate 2020 verrà forse ricordata per il colpo di spugna con cui la Giunta della Lombardia intende scrivere la parola fine sull’Ersaf, l’ente regionale per i servizi all’agricoltura e alle foreste: un colpo basso e a sorpresa, destinato a neutralizzare una istituzione pubblica che gode di ottima reputazione nel panorama degli enti che si occupano di innovazione e sostenibilità nei settori agrozootecnico, forestale, della produzione alimentare e della gestione dei territori montani, avvalendosi della collaborazione di decine di qualificati tecnici distribuiti nella sede di Milano ed in oltre 20 tra sedi territoriali, uffici operativi e aziende sperimentali in Lombardia. Oltre ad avere in corpo la gestione dei 23,000 ettari di foreste su cui da mezzo secolo l’azienda forestale regionale era subentrata alla antica gestione dell’ex Azienda di Stato Foreste Demaniali».

 

«Siamo sconcertati da queste scelte, proposte nel momento più sbagliato di sempre. Negli scorsi mesi dalla Commissione Van der Leyen sono giunti documenti strategici chiarissimi sul ruolo che l’agricoltura e la trasformazione alimentare sono chiamate a svolgere nel Green Deal per la valorizzazione del capitale naturale. Per la Lombardia non è bene smantellare la struttura pubblica più attrezzata a cogliere e rilanciare queste sfide. Se la Regione non ritornerà sui suoi passi, produrrà un danno enorme: non solo perché determinerà  un ritardo nelle necessarie misure di sostenibilità per la gestione agroforestale del territorio, ma anche perché azzopperà i percorsi di innovazione del comparto agrozootecnico regionale, che accusa forti inadeguatezze su questo fronte, con il rischio di perdere i treni delle politiche europee di sostegno, a partire dalla nuova PAC».

Scorrendo gli articoli del progetto, è sconfortante leggere il destino dei gioielli di Ersaf: le aziende sperimentali di Riccagioia (Pv) e Carpaneta (Mn) passerebbero direttamente alle disponibilità della direzione Patrimonio della Regione. In pratica, diventando beni da valorizzare puramente in termini di rendite finanziarie, e non è un segreto che nei mesi scorsi siano giunte dichiarazioni di interesse proprio per la tenuta Riccagioia da parte del colosso mondiale dell’agrochimica, il gruppo Bayer, che tra i miliardi pagati per l’acquisizione della Monsanto e quelli da pagare in indennizzi per chiudere decine di migliaia di contenziosi per inquinamenti e danni alla salute da impiego di PCB, glifosate e altri pesticidi tossici, sarebbe ben lieto di pagare anche un affitto a Regione Lombardia per insediare una sua sede di rappresentanza tra i vigneti dell’Oltrepo pavese.

«Davvero un pessimo auspicio per l’agricoltura regionale – concludono le associazioni – Per fare sana innovazione nella direzione chiesta dall’Europa servono centri di ricerca e sperimentazione indipendenti, non certo l’atterraggio del gruppo multinazionale che detiene il record mondiale di contenziosi legali per inquinamenti e danni sanitari legati ai propri brevetti di sostanze chimiche, sementi e coltivazioni Ogm!».

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Pubblicato il 15 Luglio 2020
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