Elezioni Usa, facciamo due conti per capire a che punto siamo

Pennsylvania, Wisconsin, Michigan e Nevada: è qui che si deciderà il nome del vincitore delle elezioni Usa. Ma c'è l'incognita ricorsi

Generica 2020

Intanto una premessa metodologica: quanto segue fotografa la situazione intorno all’ora di pranzo del 4 novembre in Italia. Ovviamente, è tutto ancora in evoluzione. L’idea è di fare un punto per capire dove siamo e dove potremmo andare a finire. Bene, cominciamo.

Intanto, il punto di arrivo: per vincere occorre arrivare a 270 grandi elettori. La vittoria in ogni stato dell’Unione garantisce un determinato numero di grandi elettori, definiti sulla base della popolazione. Quindi il punto di partenza: al momento, secondo il New York Times, Joe Biden ne ha a disposizione 227 contro i 213 del suo avversario. Ne restano da assegnare altri 98. E qui comincia la speculazione.

Trump dovrebbe agilmente vincere sia in Georgia (16 grandi elettori) che in North Carolina (15), portandosi così a 244. Biden, dal canto suo, non dovrebbe avere difficoltà ad aggiudicarsi i 16 grandi elettori dell’Arizona, dove ha un vantaggio di quasi 5 punti percentuali quando sono stati scrutinati i quattro quinti delle schede. In questo modo salirebbe a 243. Potrebbe arrivare a 249 se vincesse in Nevada: qui è avanti dello 0,6%, all’incirca 8mila voti. Ma le due contee in cui gli scrutini sono più indietro sono quella di Washoe e quella di Clark, dove si trovano rispettivamente la capitale Rheno e Las Vegas. E in entrambe i democratici sono avanti.

A questo punto restano Wisconsin (10), Michigan (16) e soprattutto Pennsylvania (20). E qui, davvero, si comincia a camminare sulle uova. Intanto diciamo subito che per entrambi i candidati è fondamentale vincerne due su tre. Con la variabile Nevada: se Trump vincesse in Nevada salirebbe da 244 a 250 e potrebbe accontentarsi dei soli 20 grandi elettori della Pennsylvania per vincere. Vediamo allora com’è la situazione in questi tre stati.

Intanto il Wisconsin: con il 97% di schede scrutinate, il Nyt vede Biden avanti di 0,7 punti percentuali. Si tratta, in numeri assoluti, di 30mila voti, su un bacino totale di circa 3,3 milioni di votanti. In questo caso, l’avanzamento dello scrutinio è uniforme su tutto il territorio. A favore di Biden gioca il fatto che è avanti nelle contee più popolose, tanto nella capitale Madison come a Milwaukee. E quindi il trend in suo favore appare consolidato.

Poi c’è il Michigan. Qui il vantaggio iniziale di Trump si sta assottigliando: al momento il presidente uscente è avanti di mezzo punto sullo sfidante. A dividerli sono 27mila voti. La buona notizia per il candidato democratico è che lo scrutinio nella contea di Detroit è arrivato a circa due terzi del totale. E al momento Biden ha qui il 67,1% contro il 31,5 del suo avversario. A dividerli sono 220mila voti. Se il trend si consolidasse, la vittoria potrebbe andare ai democratici.

Vincesse in Nevada, Wisconsin e Michigan, Biden supererebbe quota 270 grandi elettori e diventerebbe il 46simo presidente degli Stati Uniti. E viene da pensare che questo sia lo scenario che i democratici si augurano. Non tanto per l’esito finale loro favorevole. Ma perché l’alternativa è quella di dover vincere in Pennsylvania. E qui, davvero, comincia l’incubo.

Quello che alla vigilia del voto era indicato come lo stato chiave per la vittoria di Biden, infatti, rischia di diventare quello in cui la vittoria viene decisa in tribunale. Intanto, i numeri: con il 75% delle schede scrutinate, il Nyt vede Trump in testa con il 55,1% e Biden ad inseguire con il 43,6. Un distacco di 520mila voti, che nella notte ha sfiorato anche gli 800mila. Qui, però, il tema sono le schede inviate per posta.

Poco dopo le 13 ora italiana The Upshot, il datablog del New York Times, scriveva che a fronte di un vantaggio di Trump di circa 700mila voti, restavano da conteggiare 1,4 milioni di schede arrivate tramite posta. Voti che dovrebbero andare in larga parte a Biden (è assodato che siano più gli elettori democratici a preferire il voto in anticipo e via posta rispetto a quelli repubblicani).

Il problema è che Trump ha già annunciato di voler ricorrere contro il voto postale, in particolare con la possibilità che vengano conteggiate schede spedite prima del 3 novembre ma arrivate entro il prossimo venerdì. Cosa che invece la Corte suprema della Pennsylvania ha sentenziato nei giorni scorsi essere legittima. Il rischio, insomma, è che si verifichi una situazione simile a quella vissuta con la Florida nel 2000.

Certo, se Trump vincesse invece in Nevada, Wisconsin e Michigan sarebbe presidente. E magari risparmierebbe i soldi delle parcelle degli avvocati per un ricorso in Pennsylvania. Ma di fondo, più lo stato di Philadelphia resta decisivo, più è alto il rischio che per sapere chi sarà il prossimo presidente serviranno tempo e carte bollate.

Foto di David Mark da Pixabay

Riccardo Saporiti
riccardo.saporiti@varesenews.it

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Pubblicato il 04 Novembre 2020
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