La chirurgia varesina punta sul prof Di Saverio per sviluppare la tecnica robotica

Il professor Salomone Di Saverio è rientrato in Italia dopo un'importante esperienza in uno dei centri di riferimento britannici. In questi mesi ha limitato la sua attività a poche operazioni ma di elevata complessità. Con la fine della pandemia metterà a disposizione della Sette Laghi la sua ampia professionalità

asst sette laghi

È arrivato da Cambridge con il suo ricco bagaglio di esperienza nella chirurgia gastrointestinale oncologica e mini-invasiva, e in particolare quella robotica. L’Università dell’Insubria è andata sino in Inghilterra per riprendere il percorso tracciato dal professor Renzo Dionigi. Salutato il professor Luigi Boni, emigrato al Policlinico di Milano, e Gianlorenzo Dionigi chiamato a Messina, l’ateneo cittadino ha deciso di investire su Salomone Di Saverio,  un quarantacinquenne nato e cresciuto alla scuola di chirurgia dell’ospedale Maggiore di Bologna e con esperienze lavorative a Miami, in Sud Africa  e in Gran Bretagna per specializzarsi su quella che è la tecnica di chirurgia minivasiva del futuro: la laparoscopia prima e ora la robotica. Il suo campo di azione spazia dalla chirurgia d’urgenza/emergenza e traumatologia, nella fase iniziale della sua carriera, sino alla specializzazione oncologica mininvasiva dell’apparato gastrodigerente e in particolare del colon retto. Una casistica che gli ha consentito anche di avere una produzione scientifica di alto valore internazionale.

La segnalazione di un imminente bando dell’Università dell’Insubria gli era arrivata dal professor Giulio Carcano, presidente della Scuola di Medicina. Un’opportunità interessante per entrare a far parte dei piani di sviluppo della chirurgia clinica varesina. Un’alternativa stimolante al suo comunque prestigioso ruolo di primario di Cambridge.

« A Cambridge mi sono trovato benissimo – spiega il professor Di Salomone – ero in uno dei centri di riferimento per il segmento del colon retto più rinomati dell’Inghilterra. Il clima era dinamico e collaborativo perché in Inghilterra c’è un’elevata specializzazione e ognuno si occupa solo della “subspecialita”. Il lavoro di squadra, quindi, è fondamentale. Ho contribuito anche alla messa a punto del robot che avevamo adottato, un macchinario alternativo al Robot Da Vinci che si utilizza in Italia. La malattia di mia madre, di cui ero figlio unico, mi ha convinto a decidere di rientrare in Italia, anche per stare a lei più vicino, in quanto suo unico figlio. Ora lei purtroppo non c’è più».

Ma quali sono i vantaggi della chirurgia robotica?
Permette una maggiore ergonomia rispetto alla semplice laparoscopia. Uno studio, a cui ho partecipato, ha evidenziato che nel trattamento del cancro del retto si ampliano le possibilità di trattamento di pazienti anche obesi, di posizioni molto basse difficilmente operabili altrimenti o di pazienti in condizioni pelviche compromesse. Oltre a ridurre le complicanze in sala operatoria, i benefici sono anche di tipo post operatorio con un recupero più veloce e, quindi, tempi di degenza ridotti.

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Quale era la casistica quando era a Cambridge?
L’ospedale era un centro di riferimento per tutta la parte orientale. Si trattavano anche due o tre casi oncologici al giorno per una casistica annua di circa 150/180 tumori rettali e circa 350/400 del colon retto. Questa attività mi ha permesso di sviluppare non solo una notevole abilità tecnica dimostrata anche da numerosi miei video educazionali di interventi colorettali mini-invasivi pubblicati sulla rivista della ACPGBI (Società dei Chirurghi Colorettali della Gran bretagna e Irlanda) ma anche appunto una produzione scientifica elevata e qualitativamente di alto livello in tale campo.

Il suo arrivo nel marzo scorso è coinciso con l’inizio del lock down
Quando sono arrivato si sono chiuse tutte le sale, riservate solo alle urgenze. Poi in estate è stata parzialmente riattivata e poi in autunno di nuovo tutto fermo a causa della seconda ondata Covid. Dal 14 maggio sono facente funzione della chirurgia universitaria che fu dei Proff Dionigi. Il mio obiettivo è quello di mettere a disposizione dell’ospedale varesino la mia esperienza e la mia manualità per sviluppare la chirurgia robotica specie in campo colorettale. Il 2020 è stato un anno difficile che ha paralizzato tutto e si sono fermati molti progetti di innovazione tecnologica sia in Italia che nel resto d’Europa e del mondo. Speriamo che con il 2021 si possa riprendere lo sviluppo in chiave innovativa della chirurgia anche a Varese soprattutto nel campo della chirururgia mininvasiva robotica gastrointestinale e in particolare colon rettale.

Il professor Di Saverio in questi mesi ha dovuto limitare al massimo le sedute operatorie, come tutti i suoi colleghi, entrando in sala solo per interventi di elevata complessità: tra questi ha effettuato tre interventi sul coledoco e via biliare principale in laparoscopia, uno degli interventi di punta del professor Renzo Dionigi, un’operazione di duodenectomia totale la cui tecnica innovativa è in fase di pubblicazione in questi giorni sul prestigioso British Journal Surgery, un intervento per ernia Jatale gigante (stomaco interamente migrato in torace) in laparoscopia,un altro intervento per megaesofago eseguito in laparoscopia con delicata tecnica di miotomia extramucosa, un intervento “TaTme” che effettuava il professor Boni per trattare un cancro del retto ultra basso. È intervenuto anche al Del Ponte per operare al colon con anastomosi intracorporea una ragazzina di 15 anni con una tecnica innovativa per cui l’Insubria è entrata proprio di recente in uno studio clinico internazionale sulle anastomosi intracorporee. Ha lavorato anche in collaborazione con l’equipe di urologi diretta dal dottor Deho. Parallelamente porta avanti la sua azione di produzione scientifica mentre ha tenuto masterclass di chirurgia colonrettale organizzate da società scientifiche del Brasile, di Cuba e della Bielorussia: « Purtroppo la pandemia non ci permette di viaggiare e si fa tutto in modo digitale ma confido di potermi recare dai colleghi che mi hanno invitato a tenere queste masteclass a San Paolo sulla tecnica TaTME». Per il professor Di Salomone il 2020 è stato un anno di assestamento in attesa che l’emergenza gli dia modo di portare il suo contributo alla chirurgia varesina.

Il professore ha terminato scherzosamente citando le parole di una canzone del cantautore bolognese Lucio Dalla “aspettiamo che ritorni la luce…aspettiamo senza avere paura, domani”

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Pubblicato il 22 Dicembre 2020
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