La Rocca di Orino, il balcone sulla valle fra tradizioni e mistero
Chiusi in un anfiteatro naturale i bastioni sovrastano un antico punto di passaggio ricco di fascino, storie e leggende di fantasmi

«La Rocca, quando salivo lassù tra i boschi da bambino, accompagnato dal nonno Virgilio o dai genitori, mi dava l’impressione di qualcosa di misterioso, leggendario e fatato, sensazione che poi ho sempre conservato».
Gli artisti sentono. E come non dare ragione al grande scultore Floriano Bodini che con queste parole descriveva la Rocca di Orino nella prefazione a un volumetto storico di qualche anno fa dove si parla del tanto amato castello nel cuore del parco campo dei Fiori immerso in boschi di faggio, castagno e betulla a 525 metri di quota.
Silenzio, e antichi sassi che compongono ancora oggi le mura impenetrabili, con due torri che sovrastano dall’alto il colle. La Rocca, spesso confusa col Forte di Orino che si trova invece in cima alla montagna, sullo spartiacque, è un vero e proprio castello che venne edificato sulla pianta originaria di un castrum romano (un campo fortificato) nel periodo del Seprio in un’era di grande turbolenza in cui le lotte fra Comaschi e Milanesi coinvolsero anche la zona della Tresa.
Poi il passaggio sotto gli Sforza e così fino ai giorni nostri quando l’immobile venne acquistato dalla famiglia Mascioni che si impegnò nella conservazione destinandolo a diverse iniziative culturali legate al territorio. È un luogo di grandi suggestioni e leggende: c’è chi giura di sapere di un passaggio segreto che partirebbe da sotto la torre del mastro per portare all’esterno.
E poi la faccenda dei fantasmi: storie di soldati e amori infranti, col capitano di ventura accortosi del tradimento della sua Ada che per punizione rinchiude nelle segrete lei e il fratello condannandoli alla morte per stenti: gli spettri dei due morti farebbero capolino di tanto in tanto sulle antiche mura. E poi tante, tantissime altre leggende da farsi raccontare magari la sera, all’imbrunire, quando l’ultimo raggio di sole si spegne dietro la montagna. Da qui è possibile partire per un anello che passa attorno all’intero massiccio del Campo dei Fiori perché siamo nelle immediate vicinanze del sentiero 310B.
Nei dintorni c’è poi anche una pietra nera che in paese chiamano “il meteorite”, masso erratico che è testimonianza gradita agli avi della Valcuvia tanto da venerarne la presenza e nascondere l’antica tradizione dei soldati di sant’Ambrogio che uccisero qui gli ariani e ne seppellirono i corpi nelle vicinanze. In epoca ancora precedente coppelle, segni divinatori lasciano presagire la presenza dell’uomo migliaia di anni fa. Come dire: la Rocca e i suoi dintorni, oggi come allora, piace.
TAG ARTICOLO
La community di VareseNews
Loro ne fanno già parte
Ultimi commenti
Felice su Il pericoloso gioco alla stazione Ferno-Lonate: ragazzini attraversano i binari nel tunnel
lenny54 su È arrivato il gran giorno a Monteviasco: dopo sette anni di stop riparte la funivia
Adriana Andriani su Bogno, la Fondazione Sacro Cuore in liquidazione. Bini: "Non c'erano le condizioni economiche per proseguire"
Bruno Paolillo su Ottant’anni fa Hiroshima: la memoria della bomba che cambiò il mondo
PaoloFilterfree su Vigili del fuoco, organico solo sulla carta: Candiani denuncia l’abuso delle leggi speciali. "Vuote anche le case Aler in convenzione"
Alessandro Zanzi su Crescono le diagnosi di disabilità tra i minori di Varese: +500% in 10 anni
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.