“Non rinnovare il contratto ai navigator è un errore. Tra qualche mese saranno indispensabili”

Erano oltre centro i lavoratori intervenuti al presidio di Milano. Il loro contratto scade il 30 aprile prossimo. Adriano Favero (Nidil): «Hanno avuto problemi organizzativi che non dipendono né dalla loro volontà né dalla loro professionalità»

sindacato

Erano circa un centinaio i navigator che questa mattina, martedì 9 febbraio, hanno manifestato a Milano per il mancato rinnovo del loro contratto da parte di Anpal (Agenzia nazionale politiche attive per il lavoro) in scadenza il 30 aprile prossimo.
Sono arrivati un pò da tutte le province lombarde e qualcuno anche da altre regioni. Lo sciopero dei trasporti pubblici non li ha certo aiutati, ma in molti si sono organizzati grazie al passaparola.

«È un buon risultato – commenta Adriano Favero segretario del Nidil Cgil di Brescia -. La situazione di questi lavoratori è figlia di una situazione politica e di un contesto non proprio favorevoli. Sono persone che hanno fatto una lunga formazione, molto qualificate. Purtroppo nel momento in cui dovevano entrare in azione è arrivato il Covid».

Il navigator è una figura professionale prevista nel decreto del reddito di cittadinanza, per aiutare i cittadini a trovare un lavoro. È una sorta di tutor con il compito di seguire e guidare i titolari del reddito di cittadinanza tra le varie proposte di lavoro. Una figura accolta fin dall’inizio con molto scetticismo e strumentalizzata politicamente, soprattutto da chi non vede di buon occhio la misura introdotta dai 5 Stelle per combattere le povertà.

Su di loro è stata fatta molta propaganda. In realtà hanno lavorato con armi spuntate e per di più in smartworking, inquadrati con una collaborazione, cioè senza tutte quelle tutele che caratterizza i lavoratori dei centri per l’impiego che comunque in molti casi sono stati solidali con i loro colleghi.

«Come si fa a fare l’ultimo passaggio per mecciare domanda e offerta di lavoro – spiega Favero – se non hai accesso alle banche dati per problemi burocratici e non hai nemmeno un file che riassuma le posizioni lavorative su cui devi lavorare. A Brescia abbiamo dovuto chiederlo più volte ai centri per l’impiego. Non dimentichiamo che i navigator devono occupare persone che farebbero fatica a trovare lavoro anche con le agenzie private. Insomma, hanno avuto una serie di problemi organizzativi che non dipendono né dalla loro volontà né tantomeno dalla loro professionalità».

Durante la manifestazione di Milano un navigator ha ricordato le situazioni di Francia e Germania, paesi dove si investe moltissimo su figure qualificate impegnate in questo servizio: «Per la prima volta in Italia sono state inserite quasi 3000 persone – ha detto il manifestante – con un voto di laurea minimo di 107, quando la gran parte dei lavoratori nei servizi per il lavoro hanno la licenza di scuola media superiore. Il pubblico deve tornare a svolgere un ruolo importante nei servizi per il lavoro. Ci vogliono mandare a casa perché evidentemente diamo fastidio».

In Lombardia al momento ci sono 293 navigator, di cui 27 in provincia di Varese.
 I sindacati di categoria Nidil Cgil, Felsa Cisl, Uiltemp chiedono la proroga dei contratti, una riforma complessiva degli ammortizzatori sociali, la stabilizzazione di tutti i lavoratori precari di Anpal e nuove assunzioni nei centri per l’impiego che vivono già di per sé una situazione problematica.

«Occorre fare una riforma delle politiche attive del lavoro – conclude Favero – e abbiamo chiesto alla ministra Catalfo che questi lavoratori possano essere della partita. Non rinnovare il contratto ai navigator potrebbe essere un grave errore perché tra qualche mese ce ne sarà molto bisogno».

Il pensiero va subito allo sblocco dei licenziamenti e alla situazione occupazionale del post pandemia su cui c’è un grande punto di domanda. Chi svolgerà dunque la mole di lavoro costruita sui navigator? Non di certo i centri per l’impiego che sono già carichi di lavoro.

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Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 09 Febbraio 2021
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