Troppi rischi, no alla riapertura degli impianti sciistici. “Ci saranno ristori”
La decisione del ministro Speranza, dopo il pronunciamento del Comitato tecnico-scientifico. Le comunità montane: "Servono subito ristori e cassa integrazione"

Doccia fredda sul mondo della montagna: gli impianti sciistici rimarranno chiusi fino al 5 marzo. Mentre sta scadendo il divieto in vigore, appunto, fino al 14 febbraio, il ministro della Salute Speranza ha comunicato il No alla riapertura.
Il governo si appoggia al parere negativo del Comitato tecnico-scientifico: secondo il Corriere della Sera il ministro della Salute Roberto Speranza “si sarebbe consultato con la ministra degli Affari regionali Mariastella Gelmini per valutare l’eventuale proroga dei divieti di apertura”, prima della scelta definitiva. «Il governo – ha annunciato il ministero della Salute, si “impegna a compensare al più presto gli operatori del settore con adeguati ristori».
In teoria in Lombardia gli impianti sciistici dovevano riaprire da lunedì 15 febbraio, lo prevede l’ordinanza firmata dal presidente di regione Attilio Fontana. Lo stesso succede in Piemonte, dove per esempio si preparava all’apertura l’impianto del Mottarone (nella foto). Il Veneto doveva riaprire mercoledì 17 febbraio (anche se in questo momento si stanno tenendo i Mondiali a Cortina).
Decisione drammatica per gli operatori e per tutto il mondo della montagna, per cui i mesi invernali sono fondamentali. «Il blocco dello sci di stasera per domani è gravissimo. La stagione è finita, per molti operatori che in questi istanti mi hanno confermato che non apriranno più» ha detto Marco Bussone, presidente nazionale di Uncem, l’Unione delle Comunità Montane. «Il no all’apertura degli impianti, arrivato in questi minuti, non trova d’accordo i Comuni montani, insieme a tutti gli operatori economici. Abbiamo buttato al vento milioni di euro in quest’ultima settimana. Uno spreco. Ora contiamo i danni. Che in settimana dovranno essere rimborsati con adeguati ristori. Per il personale serve immediatamente un’indennità, la cassa integrazione. Il Governo Draghi si attivi immediatamente».
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