Dal monastero a Sant’Antonino, Lonate bussa in Regione per i fondi di rigenerazione
Cinque gli interventi proposti per il bando regionale che può portare fino a 500mila euro. Si punta in particolare al recupero di edifici oggi degradati o non utilizzati
Dal pieno centro – via Cavour e il municipio – fino a Sant’Antonino: il Comune di Lonate Pozzolo gioca diverse carte, nel bando regionale di rigenerazione urbana che può portare fino a 500mila euro.
«Abbiamo inserito nella nostra proposta cinque diversi interventi» spiega l’assessore ai lavori pubblici Luca Perencin. Un mosaico di esigenze diverse, tenute insieme dal recupero degli edifici, che è lo scopo principale del bando.
Partiamo da Lonate Pozzolo centro: primo intervento proposto è il «completamento del restauro del Monastero, per il quale avevamo un progetto già predisposto, che interviene sull’ala mancante». C’è l’idea di farne uno spazio museale e culturale, inserendolo all’interno del polo che già esiste e che – tra biblioteca, sala polivalente e lo stesso chiostro – ha una vocazione chiara, a Lonate. In più il monastero di San Michele, anche in sé e per sé, rimane un bene culturale di grande rilevanza.
Secondo elemento in centro: il «restauro e consolidamento del Palazzo Comunale». Non solo sede comunale, ma a sua volta anche edificio storico, ex monastero, uno dei tanti che un tempo caratterizzavano Lonate. Sono necessari diversi lavori, compresa la sistemazione di porzioni del tetto.
Terzo intervento: il rifacimento di via Cavour con pavimentazione in pietra, intervento già inserito nel piano opere pubbliche e che ha anche un suo valore paesaggistico di valorizzazione del centro storico (che, qui come altrove, vede convivere una centralità sociale ancora riconosciuta e forme di abbandono e degrado).
Nuovi spazi sociali, da Sant’Antonino alla zona centrale
Altri due interventi prevedono di valorizzare edifici comunali ad oggi dismessi.
Il primo si trova in via Vittorio Veneto, ai margini del centro: «Una casa che nell’Ottocento era stata destinata alle ragazze madri: vorremmo qui realizzare appartamenti a uso sociale, riprendendo in qualche modo in senso moderno l’idea di attenzione a componenti fragili della popolazione»
L’altro edificio è quello delle ex scuole medie di via Trento nel quartiere di Sant’Antonino: «Qui pensiamo ad un progetto orientato al “Dopo di noi”», vale a dire il capitolo di attenzione a chi – con gravi disabilità – dovrà essere aiutato quando non avrà più rete parentale a sostegno. Ovviamente in questo caso l’intervento sulle strutture fisiche – in forma di minialloggi – dovrà essere affiancato anche ad una progettualità sociale.
Dal punto di vista urbanistico, l’intervento su via Trento può diventare un motore per riavviare l’interesse sul piccolo centro storico di Sant’Antonino, che vede da anni un costante decadimento delle proprietà, in alcuni casi ormai estremo, e altri problemi connessi (interventi sostitutivi fuori scala e mai completati, edifici sequestrati). Il recupero della ex scuola media potrebbe essere «una forma di rilancio della frazione», dice Perencin. La stessa logica sta guidando anche le scelte di altre amministrazioni, ad esempio a Cassano: partire con investimenti pubblici sperando di dare una spinta alla riqualificazione privata.
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