Rubata la bicicletta al medico dell’ospedale di Varese: “Nella pandemia era la mia valvola di sfogo”
Riceviamo e pubblichiamo la lettera del dottor Introzzi con la quale denuncia il furto subito all'ingresso posteriore del nuovo Monoblocco

Buonasera,
sono Lorenzo Introzzi, dipendente dell’ASST Sette Laghi Ospedale di Circolo Varese come dirigente medico in servizio presso la S.C. Anestesia e Rianimazione Cardiologica. Benchè il mio lavoro sia quello di Cardioanestesista, nell’ultimo anno -data la contingenza pandemica- mi sono occupato prevalentemente di pazienti Covid positivi ricoverati presso la nostra Terapia Intensiva.
Ritengo superfluo ricordare quanto sia impegnativo e logorante affrontare la “prima linea” con turni molto intensi, attività frenetica e momenti di riposo e ferie ridotti al minimo.
In questa situazione di criticità la bicicletta ha sempre rappresentato per me una valvola di sfogo, una possibilità di evasione, pure nel lockdown più duro; poter raggiungere il luogo di lavoro con la mia bici mi ha dato la certezza di arrivare “carico” e ripartire -alla fine di un turno pesante- sereno di poter pedalare in libertà, “scaricare” la fatica e coltivare il mio lato ecologico godendo del contatto con la natura.
Purtroppo mercoledì 30 marzo nella fascia oraria compresa tra le h.7.40 e le h.17.30 i “soliti ignoti” hanno colpito nella rastrelliera posta vicino all’ingresso posteriore del nuovo Monoblocco e, con mia amara sorpresa, al termine del lavoro ho trovato solo il lucchetto tranciato.
Gli addetti della hall mi hanno detto che la zona non è coperta da telecamere, tuttavia chi si è appropriato del mio mezzo sarà uscito da una varco che è sicuramente videosorvegliato.
Oltre alla visione dei filmati, che -magari- consentirà di individuare il responsabile, spero che l’area sarà video controllata per garantire maggiore sicurezza.
Chiudo ricordando il mio motto tratto da una massima di A. Einstein “la vita è come andare in bicicletta: per rimanere in equilibrio bisogna muoversi!”
Cordiali saluti
Dott. Lorenzo Introzzi
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Solidarietà al dott. Introzzi e grande rammarico per la scarsa considerazione dei comportamenti più virtuosi e salutari anche nell’ambito delle istituzioni sanitarie. Tanti soldi e spazi destinati al parcheggio delle auto, neppure un euro per garantire un ricovero sicuro e funzionale alle biciclette dei propri dipendenti. Tanto meno, ovviamente, per la generalità degli utenti.