Salvataggio Accam. Castano, Canegrate e Rescaldina: “Ecologia e salute non considerati”

I tre sindaci hanno votato contro alla delibera presentata in assemblea il 6 marzo: "Utilizzare termini che fanno tendenza come "economia circolare" non sostenuti da un concreto piano di azioni, sono un vano tentativo di celare un sottinteso intento di continuare a bruciare rifiuti"

accam post incendio

I Comuni di Castano Primo, Canegrate e Rescaldina hanno votato contro la delibera presentata durante la Assemblea dei Soci di Accam sabato 6 Marzo. 

«Riteniamo questa – commentano i tre sindaci (Giuseppe Pignatiello, Roberto Colombo e Gilles Ielo) – una scelta di coerenza  trasparenza e di attenzione verso l’intero territorio sotto molteplici aspetti tra i quali: il clima di incertezza e la superficialità talvolta dimostrata nella gestione di questa delicata partita, come l’approccio metodologico. Considerando infatti che dell’attuale intervento si è iniziato a discutere a luglio 2020, non possiamo ammettere che ancora oggi si arrivi a porre in votazione un documento che poche Amministrazioni sono riuscite a sottoporre ai propri organi e che, dalla presentazione in assemblea il 2 marzo, ha subito sostanziali modifiche per arrivare ad essere ulteriormente emendato nella seduta della stessa assemblea del 6 marzo».

Un atto «legittimo – spiegano – ma che non permette di individuare, analizzare e condividerne a pieno i contenuti e le reali conseguenze di quanto deliberato. Evoluzioni in corso d’opera che stridono con una volontà di piena trasparenza e partecipazione
fattiva nel risanare concretamente ACCAM con la collaborazione di tutti i Comuni».

Anche i contenuti non stanno bene alle tre amministrazioni che evidenziano tra gli aspetti fondamentali che hanno portato al loro voto contrario «l’assenza, nella costruzione dell’intero percorso proposto e nella delibera, di riferimenti ai temi ecologico-ambientali, della salute dei cittadini e l’attenzione per il territorio, elementi che per le nostre amministrazioni hanno carattere fondamentale e che dovrebbero costituire i punti di partenza su cui costruire una progettazione di ristrutturazione e risanamento della società».

«Utilizzare termini che fanno tendenza, come “economia circolare” o “transazione ecologica” – incalzano i tre – che non sono sostenuti da un concreto piano di azioni, sono per noi un vano tentativo di celare un sottinteso intento di continuare a bruciare rifiuti, che evidentemente contrasta con quella che una volta era la visione di più amministrazioni, diretta alla dismissione o quantomeno alla riconversione dell’impianto, con una prospettiva quanto più ecologista».

E ancora: «La progettualità proposta in assemblea non è né chiara né completa: vengono coinvolti soggetti con ruoli fondamentali, purtroppo senza che però siano state acquisite, con atti formali, le reali disponibilità operative di AMGA, AGESP e CAP né si indicano, attraverso un piano di risanamento almeno abbozzato, quali azioni e misure verranno rimesse in campo per perseguire l’effettivo risanamento economico e ambientale».

«Sparita l’indicazione della costituzione di una NewCo – spiegano le tre amministrazioni – nella delibera resta la mera indicazione di un supporto da parte di dette Società Partecipate che consideriamo un modo semplicistico di individuare la soluzione e intervenire sul problema imminente. La disponibilità già espressa da Gruppo CAP a prendere parte al progetto, anziché essere sviluppata in modo effettivo e chiaro, viene indicata in delibera come “eventuale”. Nulla di certo, nulla di definitivo, questo per noi conferma un approccio alla questione troppo aleatorio e generico, creando una situazione di “fiducia in bianco” che le nostre Amministrazioni non sono disposte a firmare al buio».

Infine anche la previsione per cui il 20 marzo  verrà presentata “ancora”, una bozza di piano, trova i tre sindaci «perplessi sulle tempistiche, come sui possibili contenuti che dovranno necessariamente circoscrivere nel brevissimo periodo, elementi certi per la risoluzione delle molte e complesse tematiche come la disponibilità del terreno, la necessaria liquidità per continuare l’attività nei prossimi mesi, le vertenze con clienti, fornitori e gestore dell’impianto».

Le tre amministrazioni restano «lealmente e responsabilmente sempre disponibili al confronto per lavorare sul destino di ACCAM, ma soprattutto per sviluppare la sinergia di tutto il territorio affinché si possa concepire per il prossimo futuro un destino differente dell’attuale impianto di Borsano e la gestione del ciclo integrato dei rifiuti virtuosa e lungimirante». Ma restano ferme sul fatto che per loro «resta imprescindibile perseguire i principi di tutela della salute dei cittadini, così come doveroso è il buon governo in trasparenza delle risorse pubbliche, nell’interesse di tutte le Comunità coinvolte».

Valeria Arini
valeria.arini@legnanonews.com
Pubblicato il 10 Marzo 2021
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