Sindacati contro l’Asst Sette Laghi: “Dipendenti stanchi di essere trattati come pacchi”
Cgil, Cisl, Uil, Fials, Nursind e Nursing Up compatti contro la direzione e la gestione dell'emergenza che "scarica sui lavoratori tutti i problemi". Bocciata anche la decisione di esternalizzare alcuni servizi
Alla terza ondata pandemica i sindacati dicono basta. Le sigle dell’Asst Sette Laghi, la funzione pubblica di Cgil Cisl e Uil, la Fials, Nursind e Nursing Up sono molto critiche sull’atteggiamento della direzione aziendale nella gestione delle emergenze: « Poteva essere comprensibile un anno fa – spiega Francesco Tucci della Fials – A ottobre la provincia è stata colpita duramente e così i suoi ospedali. Ora però non c’è più alcuna ragione per riversare solo sui lavoratori scelte organizzative che non hanno la minima programmazione e che rispondono solo all’ergenza. Manca la progettazione ma non possono farne le spese i dipendenti».
Tutti i rappresentanti dei lavoratori accusano l’azienda di aver chiuso al confronto e alla collaborazione mentre chiunque si esponga con critiche e proposte riceve una sanzione disciplinare: « Non si ascoltano i lavoratori che sono i primi ad avere suggerimenti per migliorare l’organizzazione – afferma Salvatore Ferro di Nursind – L’azienda deve smetterla di incutere timore e iniziare ad avere a cuore il benessere dei suoi laboratori. Ho molti colleghi che sono sfiniti e stanno pensando di licenziarsi. Vanno in Svizzera dove le nostre competenze sono molto richieste. Gli stipendi sono migliori e anche le condizioni operative».
Anche per tutto il mese di aprile, dunque, sono previsti turni da 12 ore « ed è l’unica azienda ad attuare questa modalità – spiega il segretario provinciale Fials Santo Salvatore – né la Valle Olona né la Ovest Milanese hanno adottato turni simili».
Sono bloccati ferie e permessi mentre le assunzioni dichiarate vanno a colmare delle carenze accumulate negli anni o per l’apertura di nuovi reparti come la chirurgia pediatrica, la neuropsichiatria infantile, la terapia intensiva pediatrica: tra il 2019 e il 2021 si è passati da 2249 infermieri a 2366 mentre il personale tecnico incrementa da 310 a 319 e la riabilitazione da 146 a 160. In calo, invece, sono le posizioni ausiliarie e i tecnici non sanitari che calano da 256 a 232 e gli ausiliari in corsia da 156 a 119 mentre gli OSS e gli ASA passano 587 a 621 : « Il personale di supporto quindi – analizza Salvatore – è calato quasi del 18% e quei compiti ora gravano sul personale del comparto che viene così demansionato in lavori che non farebbero parte del proprio profilo. Quello che non dicono inoltre è che in quello stesso tempo la quota di medici è cresciuta del 18,6% , mentre la parte della dirigenza è aumentata del 19,21% contro il 5,2% degli infermieri e il calo del 18% del personale ausiliario. Nessuno si tira indietro tra infermieri e medici ma si chiede rispetto. Chi ha osato manifestare un pensiero o una critica ha ricevuto immediatamente la sanzione disciplinare. Devono stare tutti “Zitti e buoni” come cantano Maneskin».
Il malcontento nasce da scelte manageriali che hanno costretto i lavoratori a un carico di stress intollerabile: « Questi dipendenti, nell’autunno scorso, si sono anche ammalati e hanno portato nelle proprie famiglie la stanchezza, la frustrazione e il dolore per le troppe morti vissute – commenta Gianna Moretto della FP Cgil – e quando noi del sindacato chiedevamo conto della crescente criticità ci sentivamo rispondere “speriamo di reggere”. Come si programma sulla pelle dei propri lavoratori? Per non parlare della Medicina del Lavoro sottodimensionata per valutare gli infortuni e le malattie del lavoro, così si preferiva lasciare a casa le persone penalizzando chi era in corsia».
L’eccesso di visibilità del punto di vista della direzione è l’altro elemento che infastidisce: « Si riempiono la bocca con i sacrifici altrui, ma tra i dipendenti c’è un elevato scontento – commenta Salvatore – il tavolo tecnico si è arenato. Era l’occasione per far crescere il confronto dal basso, coinvolgere i dipendenti nei miglioramenti organizzativi. È finito in nulla».
Oltre alle richieste organizzative e di tutela del benessere del personale, i sindacati domandano di fermare la privatizzazione di segmenti importanti come la logistica, il trasporto ma anche la gestione dei parcheggi che ha sempre assicurato un introito importante per le casse aziendali. Il timore è trovarsi con servizi dati in appalto per 9 anni che non funzionano: « L’esperienza della Valle Olona e ancora di più dell’azienda di Pavia evidenziano il rischio grave di dismettere pezzi di valore aumentando i problemi».
La battaglia del sindacato per garantire il benessere degli oltre 5000 dipendenti della Sette Laghi non si scontra con una riduzione dell’offerta sanitaria alla popolazione: « Io chiedo ai cittadini di comprendere che questa battaglia non danneggia i cittadini – afferma Moretto – È una situazione di emergenza grave, ma le idee e le proposte per affrontarla diversamente ci sono. I lavoratori sono stanchi e sfiniti, il direttore ha la sindrome del primo della classe e quando andiamo al tavolo sindacale capiamo che c’è poco rispetto. Il nostro ruolo è quello di difendere chi è impegnato ogni giorno in corsia. In autunno l’azienda ha sopportato un carico molto al di sopra delle sue possibilità: era davvero così umiliante chiedere aiuto per tutelare i propri dipendenti?».
I sindacati sono pronti ad andare allo scontro: il tavolo sindacale in programma è saltato ” per impegni istituzionali dell’azienda”. Se il muro contro muro proseguirà si prevedono azioni più incisive.
LA REPLICA DELL’AZIENDA
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La sanità Lombardo-Formigoniana-Ciellina-Leghista sta implodendo su se stessa e come sempre in questi casi le colpe ed i sacrifici ricadono sempre sui lavoratori. I manager non sbagliano mai..anche quando le cose vanno a scatafascio.