Una “guida” per i rondoni in viaggio: “Mappiamo le loro torri”

I rondoni sono in declino come presenza, ma sono preziosi anche per l'uomo, essendo cacciatori di insetti. Lo sapeva chi in passato costruiva le "torri rondonaie": ora il Parco del Ticino cerca di mapparle e tutelarle

Generica 2020

Dopo un viaggio di circa 10mila km, tornano in Europa i rondoni: partiti dai quartieri di svernamento nell’Africa sub equatoriale, sono da qualche settimana giunti in Europa per riprodursi. Ed è adesso che il Parco del Ticino lancia l’appello per valorizzare le torri colombaie e quell’insieme di strutture che possono fare da “alberghi” per il soggiorno in Europa dei rondoni.

Questi uccelli sono in declino in tutta Europa, ma sono anche dei formidabili alleati dell’uomo: catturano un sacco di insetti (diverse migliaia al giorno per ciascun individuo) che altrimenti risulterebbero fastidiosi per noi esseri umani, in estate. Insieme a rondini e pipistrelli, infatti, con la loro dieta abbastanza selettiva regolano le popolazioni di zanzare e altri ditteri nelle nostre città.

Questi uccelli sono straordinari: evoluti quasi esclusivamente per volare (infatti si cibano in volo cacciando insetti, si sistemano il piumaggio in volo e dormono persino in volo) passano diversi mesi librandosi sempre in cielo e quando giungono alle nostre latitudini sostano nei siti di nidificazione giusto il tempo necessario per costruire il nido, deporre le uova e allevare i pulcini.

Anche il Parco del Ticino accoglie due specie di questi instancabili volatori: il rondone comune (Apus apus), ben distribuito da Pavia a Sesto Calende, e il rondone maggiore (Tachymarptis melba), che è più facile osservare nella parte settentrionale del Parco, quella in provincia di Varese.

I rondoni si sono adattati a colonizzare gli ambienti urbani: palazzi, campanili e torri svolgono la funzione di grandi alberi cavi o pareti rocciose: gli anfratti nei muri, gli spazi fra le tegole e i pertugi nei sottotetti sono i siti di nidificazione perfetti per questi uccelli per deporre le proprie uova e allevare i pulcini.

Secondo Milo Manica, naturalista e collaboratore del Parco del Ticino, tra gli edifici che possono essere colonizzati ce ne sono alcuni davvero particolari. Si tratta delle torri o delle pareti “rondonaie”: sono strutture realizzate nei secoli scorsi per accogliere la nidificazione di questi uccelli (o di altre specie come passeri, storni, colombi). Spesso sono associate a cascine, palazzi o ville storiche, conventi o anche chiese. All’esterno si presentano come torrette o pareti caratterizzate da una serie di fori circolare in moduli di decine o anche centinaia. In corrispondenza di ogni foro si sviluppa una cella infra-muraria chiusa poi verso l’interno da uno sportello di legno. Come una sorta di grande incubatoio fungevano da veri e propri “condomini” per la deposizione delle uova e quando i pulcini erano di dimensioni considerevoli, erano fonte di proteine in periodi di carestia .

Generica 2020

«Oggi questa pratica non è più in uso né tanto meno consentita – spiega Francesca Monno, consigliere del Parco del Ticino – ma alcune strutture sono rimaste in piedi, a testimoniarne la storia curiosa di questa pratica che faceva parte della cultura dei secoli scorsi. E anche oggi possono accogliere i rondoni che, possono essere studiati e osservati dai ricercatori per poter capire meglio aspetti della loro biologia. Questi uccelli infatti sono in declino in tutta Europa e riuscire a tutelarli significa poter proteggere una buona parte della biodiversità urbana».

Le torri sono ancora presenti, ad esempio nelle tante ville di delizia che punteggiano le sponde del Naviglio Grande, la “riviera” dei nobili di Milano. Ma esistono anche nelle cascine, presidi rurali, specie in pianura.

Ecco perché il settore Faunistico del Parco ha avviato l’operazione per mappare gli edifici come le torri e le pareti rondonaie presenti all’interno di quel grande corridoio di migrazione e biodiversità che è la valle del Ticino: «Si potranno in futuro sistemare con l’aiuto dei proprietari per renderli ancora accoglienti per i rondoni e le altre specie di interesse».

L’invito quindi è quello di segnalare al Parco la presenza di questi edifici con una mail all’indirizzo: fauna@parcoticino.it

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Pubblicato il 18 Maggio 2021
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