L’arcivescovo Delpini all’ospedale di Varese per ricordare le vittime varesine del covid
La celebrazione della messa con Monsignor Delpini all'Ospedale di Circolo a Varese in suffragio delle vittime del Covid
Non si è mai tirato indietro l’arcivescovo di Milano Mario Delpini, in questo terribile periodo della pandemia: non ha avuto paura di raggiungere i punti di sofferenza anche se questo gli ha fatto contrarre il coronavirus, è salito in cima al Duomo per pregare la Madonna.
E, ora, tra le tante visite pastorali che ha fatto in questo periodo di Pandemia, è venuto anche all’ospedale di Circolo di Varese, uno degli ospedali più coinvolti soprattutto nella seconda ondata.
«Voi avete molte domande, ma io non ho risposte oggi: ho solo una parola amica per voi. Questo sono venuto a dirvi» Così esordisce, nella predica, monsignor Delpini, davanti alle autorità – Innanzitutto il sindaco di Varese Davide Galimberti e il presidente della Provincia Emanuele Antonelli, ma c’erano anche il presidente della commissione sanità in consiglio regionale Emanuele Monti, e l’assessore regionale all’ambiente Raffaele Cattaneo. Ma c’erano anche diversi rappresentanti dei lavoratori: medici, infermieri, oss, amministrativi, addetti alle pulizie. Tutti provati e cambiati da questo periodo terribile, che non si può e non si deve dimenticare.
Poi però di parole amiche ne regala cinque: «Innanzitutto “grazie“: specialmente in questo luogo, questa è una parola doverosa, che si rischia di dimenticare ma deve sgorgare dal cuore. Poi: “preghiamo”: perché noi siamo intelligenti, preparati, organizzati, ma senza di Lui, senza la sua intercessione, non possiamo fare nulla. La terza è “pensiamo” perché abbiamo sempre la mente occupata dall’ultima notizia cercata su internet, ma non troviamo più il tempo di pensare, di riflettere, e ora ce n’è tanto bisogno. La quarta è “speriamo” perché su questo si fonda la nostra umanità. Infine vi dico “prendiamoci cura gli uni degli altri”, che non è semplicemente curare, come ormai avrete scoperto bene. Questo è quello che sono venuto a dirvi, senza la pretesa di risolvere niente ma con l’umile gentilezza di chi dice “vi sono vicino”».
«Per mesi abbiamo cercato di resistere ad ogni ondata. Abbiamo cercato di farlo al meglio e cercando di mantenere la massima razionalità. Io stesso ho cercato di leggere ogni giorno i dati provenienti dai nostri ospedali senza pensare cosa ci fosse dietro quei numeri. Non è stato facile – spiega con emozione il DG della ASST Sette Laghi Gianni Bonelli, a conclusione della messa in suffragio che si è svolta nella cappella del monoblocco – Oggi è il giorno in cui il dolore si scioglie, in cui lo possiamo vivere. Ma questa non deve essere solo una parentesi nella nostra quotidianità: abbiamo scelto di fare questo gesto solenne perché si continuino a ricordare le vittime del covid, perchè questo periodo ha cambiato tutti noi, e soprattutto chi era faccia a faccia con i malati, sia professionalmente che umanamente».
A conclusione della messa, c’è stato fuori della hall del monoblocco un altro momento commovente: l’arcivescovo ha benedetto “L’albero del Covid” un albero di Ulivo che da oggi in poi accoglierà pazienti e accompagnatori, e dove chi ha avuto un parente o amico morto per la pandemia può ricordarlo, anche con un piccolo gesto simbolico: mettere una piccola pietra bianca nel vaso, in memoria del proprio caro.
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