“Fine d’anno complicata tra regole assurde e voglia di stare insieme”
Una lettera per raccontare una fine d’anno scolastico complicata, ma terminata con un momento di condivisione e felicità dopo una serie di problemi, ostacoli e difficoltà. L’ha scritta il papà di un'alunna delle scuole medie
Una lettera per raccontare una fine d’anno scolastico complicata, ma terminata con un momento di condivisione e felicità dopo una serie di problemi, ostacoli e difficoltà.
L’ha scritta un papà che ha voluto spiegare quanto è successo negli ultimi giorni di scuola di sua figlia, tra quarantene, regole ambigue e un finale fortunatamente a lieto fine grazie alla perseveranza di genitori e studenti.
Quando i regolamenti e la loro applicazione sembrano non seguire il buon senso.
Come tanti genitori e famiglie numerose, anche noi, negli ultimi 16 mesi, abbiamo vissuto situazioni complicate e frustranti, ma mai avremmo pensato di trovarci di fronte alla storia che di seguito vi racconterò.
Un martedì di fine maggio, nostra figlia, durante un rientro scolastico pomeridiano viene informata che la classe è entrata in contatto con un caso Covid e che qualunque ulteriore attività in presenza deve essere interrotta: scatta la quarantena fiduciaria. In prima battuta la percezione è quella di un evento sfortunato, che poteva accadere, che purtroppo avrebbe precluso gli ultimi giorni di socialità e di emozioni per degli adolescenti alla fine di un importante ciclo scolastico, quello delle scuole medie, impattando anche su un evento molto sentito dai ragazzi, il saggio di fine corso, che conseguentemente ed immediatamente è stato annullato.
Un paio di giorni dopo questo evento veniamo a sapere che il contatto a rischio era stato con un insegnante, che la domenica sera era stato allertato di un contatto con caso covid e che sulla base della legislazione, nonostante fosse un potenziale “untore”, ha potuto continuare a prestare servizio, nonostante tutto e fino al momento dell’esecuzione del tampone.
Due giorni di fermo preventivo di un insegnante avrebbero evitato che questo entrasse in contatto con 8 classi, circa 200 famiglie, che sono state poste per 14 giorni in quarantena fiduciaria.
Credo che la sproporzione degli effetti sia evidente e purtroppo la normativa prevede questa regola, sulla quale l’istituto avrebbe potuto avere discrezionalità, ma a cui ha deciso di attenersi.Primo dubbio, perché un insegnante dovrebbe avere, dal punto di vista del rischio infettivo, un trattamento diverso rispetto agli studenti ed ad altre persone?
Secondo dubbio, perchè un insegnante non è considerato contatto di caso se ricevente, ma lo è se trasmittente?
Da considerare che l’insegnante aveva ricevuto il vaccino, non aveva nessun sintomo, con potenziale carica batterica bassissima e si era recato nelle classi per un tempo molto limitato, comunque rispettando il distanziamento, l’utilizzo della mascherina e facendo la disinfezione delle mani.Detto tutto questo, ci si sarebbe aspettati una decisione dell’ATS, che ne ha la competenza, per evitare la quarantena degli studenti, ma la sensazione è che ci sia stata una scarsa sensibilità nei confronti degli effetti che gli studenti avrebbero avuto.
Ormai rassegnati, chiusi in casa ed avendo annullato la visita pianificata ai nonni, ci siamo dovuti fare una ragione di quanto accaduto.
Ma c’era ancora una possibilità: il tampone che, se effettuato, avrebbe permesso agli studenti di vivere in maniera semi-normale (mascherati, ma in presenza) gli ultimi due giorni di scuola (fine del ciclo delle scuole medie).
Le indicazioni che arrivavano dalla scuola e dalle persone preposte erano in questo senso, l’esito negativo del tampone avrebbe potuto restituire ai giovani studenti uno scampolo di normalità in presenza e gli ultimi due giorni da vivere insieme. Qui si è visto l’entusiasmo e il desiderio delle famiglie, che si sono attrezzate per fare il tampone e dare questa possibilità ai loro figli.
Abbiamo cercato, senza successo, di raggiungere la scuola per avere un riscontro e sapere se col tampone negativo i nostri figli sarebbero potuti tornare a scuola, fino a quando un freddo messaggio sul registro di classe ha comunicato che gli studenti, nonostante il tampone negativo, non sarebbero stati riammessi in presenza.
Nel frattempo, il professore che forse inconsapevolmente ha originato questa situazione era stato riammesso in presenza.
Fortunatamente questa storia ha avuto un lieto fine, grazie alla perseveranza, ai desideri, ai sogni dei ragazzi e al supporto dei genitori: gli studenti hanno potuto vivere insieme l’ultimo giorno di scuola, in DAD, ma insieme, negli spazi esterni della scuola, con serietà, sorrisi e vicinanza; poi pranzo insieme, all’aperto e distanziati, una bella passeggiata e quindi un ultimo giorno di scuola da festeggiare e ricordare.
Così una storia partita male e proseguita peggio è terminata alla grande.
Perseveranza, passione e qualcosa per cui lottare rimangono concetti base da rinforzare nei nostri figli e base di crescita, sviluppo e soddisfazioni.
Meditiamo, miglioriamo e speriamo presto di non aver più bisogno di gestire queste situazioni.
Un papà
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