L’accoltellatore di Azzate risponde alle domande del giudice ma resta ai domiciliari
Rito di convalida e discussione sulle misure cautelari dinanzi al Gip di Varese. Sul movente del gesto non trapelano particolari, vicenda “poco comprensibile“

È attesa nel pomeriggio di lunedì la decisione del gip di Varese Anna Giorgetti in merito alla misura cautelare da applicare all’uomo di 40 anni arrestato sabato in tarda serata con l’accusa di aver accoltellato il collega di lavoro.
Le condizioni del ferito, 52 anni, sono apparse piuttosto serie e venne ricoverato d’urgenza in pronto soccorso a Varese per due profondi fendenti portati al tronco e alla schiena. I carabinieri dopo brevi ricerche fermarono la sera stessa il sospettato, appunto un collega del ferito, sottoposto ad arresto in “quasi flagranza”.
La misura va convalidata e questo è uno degli obiettivi dell’udienza tenutasi lunedì Varese: gli uomini del reparto operativo di Varese hanno agito in maniera rapida e nel corso di pochissimo tempo sono stati in grado di rintracciare il sospettato.
Altra faccenda riguarda le misure cautelari personali applicate: il quarantenne si trova agli arresti domiciliari e il pubblico ministero Giulia Floris ha chiesto al gip la conferma della misura, ritenuta invece eccessiva dal difensore l’avvocato Stefano Bruno che ha chiesto l’attenuazione, eventualmente, in un divieto di avvicinamento.
Questioni di diritto che spettano ai giudici valutare. Nel merito, invece, sono ancora pochi i particolari che trapelano dalla vicenda, particolari che il difensore non vuole rendere pubblici (l’udienza è tecnicamente in camera di consiglio quindi a porte chiuse).
«Non diciamo nulla nel merito, la situazione è molto magmatica. Di certo si può però dire che il mio assistito ha risposto diffusamente a tutte le domande postegli dal giudice», ha concluso l’avvocato.
La decisione del gip è arrivata a tardo pomeriggio: il giudice ha disposto il mantenimento degli arresti domiciliari ma per un termine di soli 3 mesi così da dare al pubblico ministero il tempo necessario per gli opportuni approfondimenti investigativi, a fronte di una vicenda «poco comprensibile» per consentire «un lavoro di indagine adeguatamente protetta».
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