Operazione contro la ‘ndrangheta, 54 arresti in Lombardia tra Como e Varese

Blitz nella notte: sequestrati beni per milioni e cocaina. Al lavoro le procure distrettuali antimafia di tre città

Una delle più importanti operazioni contro la ‘ndrangheta degli ultimi anni è scattata nel cuore della notte di martedì 16 novembre con arresti in tutta Italia per sgominare una cosca attiva nella piana di Gioia Tauro, ma con ramificazioni anche in altre province del paese.

In particolare le indagini in Lombardia sono state affidate alla squadra Mobile di Milano e alla guardia di Finanza di Como, eseguite su impulso delle procure distrettuali antimafia di Reggio Calabria, Milano e Firenze.

Durante l’attività sono stati sequestrati beni per milioni di euro e cocaina. 54 i provvedimenti di fermo di indiziati di delitto, al termine di una lunga e articolata indagine sviluppatasi in coordinamento tra la DDA di Milano e la DDA di Reggio Calabria, ha consentito di ricostruire la storia di circa quindici anni di presenza della ‘ndrangheta nel territorio a cavallo tra le province di Como e Varese, evidenziandone la vocazione sempre più imprenditoriale e svelandone le modalità di
mimetizzazione e compenetrazione con il tessuto economico-legale.

Si tratta di persone di origine calabrese provenienti dalla piana di Gioia Tauro, presunti appartenenti alla cosca Molè, che, avvalendosi della forza di intimidazione e della condizione di assoggettamento e omertà che ne è derivata, hanno, in un primo periodo, posto in essere, in modo stabile e continuativo, una serie indeterminata di delitti di estorsione, usura, bancarotta fraudolenta, frode fiscale e corruzione, costringendo gli imprenditori lombardi al pagamento di ingenti somme di denaro per poi acquisire la totale gestione e controllo di attività economiche.

In particolare, l’indagine ha consentito di fotografe tre periodi storici, caratterizzati da altrettante modalità di assoggettamento del territorio: periodo 2007/2010, caratterizzato da numerosi episodi di estorsione in danno di imprenditori locali; periodo 2010/2019 in cui, alle estorsioni, si è aggiunto il controllo e la gestione economica di appalti assai remunerativi relativi al servizio di pulizia di grandi imprese ottenuti dall’organizzazione grazie alla “collusione” di un imprenditore che si presentava quale “faccia pulita”, titolare formale di cooperative operanti nel settore, cooperative con le quali veniva ideato ed attuato un articolato sistema di frode finalizzato all’evasione fiscale attraverso cui veniva finanziata l’associazione di stampo mafioso; periodo 2018 sino ad oggi in cui, disarticolato in parte il sistema di frode fiscale di cui al periodo precedente in seguito ad alcuni arresti, sono ripresi, su larga scala, gli episodi di estorsione in danno di piccoli e medi imprenditori e, anche, di semplici cittadini.

Molteplici sono stati i settori in cui ci sono indizi gravi che gli indagati siano riusciti ad estendere il loro controllo, dal settore del trasporto conto terzi alla ristorazione e ai servizi di pulizia e facchinaggio, caratterizzandone ognuno con il marchio dell’acquisizione illegale e/o della gestione illegale, in spregio di ogni norma a tutela degli interessi dello Stato, dei cittadini e degli altri imprenditori. Emblematico il caso di un noto ristorante milanese sito in un punto panoramico cittadino, gestito da una società riconducibile agli indagati che, dopo aver drenato notevoli risorse finanziarie illecite dagli indagati e verso gli indagati, accumulando, però, ingenti debiti nei confronti dell’erario, è stata dichiarata fallita per aver sistematicamente omesso il versamento delle imposte.

Agli indagati viene contestato, in via indiziaria, l’utilizzo di modalità estorsive, di violenze e di fatti di illecita concorrenza che avrebbero consentito di gestire i sub appalti di una nota e storica società lombarda operante nel settore della produzione di bevande e connessa logistica. Le commesse di trasporto così illecitamente acquisite venivano poi spartite tra i vari affiliati consentendo a tutti lauti guadagni accresciuti, altresì, dal ricorso sistematico a false fatturazioni.

Accanto a questa ‘ndrangheta 2.0 Società Per Affari, mai abbandonato appare anche l’interesse per il traffico di stupefacenti, nell’ambito del quale sono chiaramente emerse le mire espansionistiche verso la Svizzera e, in particolare, verso il Cantone San Gallo divenuto una vera e propria base logistica per alcuni dei soggetti indagati che vi si sono stabilmente
insediati, dedicandosi prevalentemente ai traffici di sostanza stupefacente proveniente dall’Italia, provvedendo, nel contempo, a radicarsi e ramificarsi allo scopo di costituire in loco nuove strutture territoriali di ‘ndrangheta. In questo filone, le attività d’indagine sono state effettuate avvalendosi di una Squadra Investigativa Comune costituita tra l’Autorità Giudiziaria Italiana e il Ministero Pubblico della Confederazione per la Svizzera.

La Svizzera è stata identificata come un territorio fondamentale nelle parole del pm Pasquale Addesso, con un trasferimento di attività di alcuni personaggi legati alla ‘ndrangheta in Canton Ticino dove c’è un sistema meno severo e un ingente traffico di armi e un fiorente mercato della droga.

Polizia e Guardia di Finanza

Il coordinamento investigativo sia tra le rispettive polizie giudiziarie sia tra le DDA di Milano e Reggio Calabria, evidenziando la presenza di soggetti protagonisti di entrambe le indagini, ha consentito di confermare ancora una volta la struttura unitaria della ‘ndrangheta, pur nella sostanziale autonomia delle singole articolazioni territoriali, confermando il legame esistente tra i locali lombardi e i corrispondenti locali di ‘ndrangheta esistenti in Calabria, nonché il rilevante ruolo di Milano e della Lombardia nelle dinamiche e negli interessi della ‘ndrangheta al nord Italia.

La ‘ndrangheta, in base alle indagini, si era infiltrata nelle province di Como e Varese, aprendo una serie di cooperative e ditte che operavano nei trasporti, nella logistica, nel settore delle pulizie e condizionavano pesantemente l’economia del territorio lombardo. È quanto hanno sottolineato il procuratore facente finzioni di Milano, Riccardo Targetti e la procuratrice aggiunta Alessandra Dolci, illustrando in una conferenza stampa gli esiti dell’operazione contro l’organizzazione criminale che ha portato a diversi arresti e perquisizioni in diverse regioni d’Italia. Le indagini sono state coordinate anche dai pm milanesi Sara Ombra e Pasquale Addesso.

“Noi siamo come le raccomandate, arriviamo direttamente a casa“: così ha detto intercettata una delle persone finite in carcere oggi nel blitz contro la ‘ndrangheta, coordinato dalla Procura di Milano Firenze e Reggio Calabria. La frase che mostra “minaccia e autorevolezza” è stata citata durante la conferenza stampa indetta a Milano per spiegare il carattere di “arcaicità e modernità della ‘ndrangheta”, con imprenditori, come ha spiegato il procuratore facente funzioni Riccardo Targetti, costretti a diventare “complici e a fornirei il loro know-how” sia con la permanenza degli aspetti della “tradizione” violenta delle cosche.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 16 Novembre 2021
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