Caritas “campione” di accoglienza a Varese per i profughi in fuga dalla guerra in Ucraina

Cinquantuno le persone che hanno già una casa e hanno risolto le prime necessità. Mentre per altre 50 stanno trovando soluzioni ad hoc. I numeri dell'accoglienza

Consiglio comunale straordinario di Varese sull'Ucraina

Un fatto, dal consiglio comunale straordinario di Varese sull’emergenza Ucraina che si è tenuto nella serata del 5 aprile, è emerso chiarissimamente: che la realtà più pronta ad accogliere i profughi della prima ora, quelli che sono fuggiti dalla guerra appena sono scoppiate le bombe e hanno cercato riparo nella nostra zona al seguito di amici, parenti, ricordi di gioventù come le famiglie che hanno ospitato i “bambini di Chernobyl” è stata la Caritas decanale di Varese.

Con una organizzazione già rodata e la possibilità di muoversi in autonomia, ancor prima dei protocolli, ancora in via di definizione, dello Stato Italiano, la Caritas è stata in grado di ospitare già 51 persone dando loro una casa, qualche soldo iniziale, vestiti, biancheria e cibo, e pagando loro le prime bollette, mentre su altre 50 persone stanno ancora lavorando, cercando loro una sistemazione adatta che permetta di attendere tempi migliori o di rifarsi una vita qui.

Un’accoglienza che oltre che pratica è stata anche umana: «Queste sono tre ragazze, tra le prime che sono arrivate – ha spiegato don Marco Casale mostrando una foto – I primi giorni erano in ansia: quando sentivano una sirena o un rombo di un aereo piangevano. Piangevano loro, ma piangevano anche le mamme, al ricordo di quello che avevano passato. Piangono molto, ma è bene che lo facciano per tirare fuori tutto il dolore che si portano dentro».

Qui sono almeno al sicuro, ma per molti questa è solo una fase di passaggio: «Pressochè tutti intendono tornare alle loro case, quando sarà possibile. E, inoltre, sono restii a chiedere, non sono abituati: un atteggiamento che colpisce molto positivamente le persone che li accolgono, arriva al cuore delle persone».

Questo atteggiamento reciproco ha spinto l’accoglienza fin da subito, evitando e tamponando i ritardi burocratici.

LE DISPONIBILITÀ RACCOLTE FINORA E GLI ALLOGGI POSSIBILI

La Caritas ha acquisito 15 appartamenti autonomi a Varese, messi a disposizione gratuitamente da 13 privati e 2 parrocchie, per un totale di 51 persone accolte.

Inoltre ci sono 9 appartamenti autonomi disponibili a Varese in fase di sistemazione, che verranno a disposizione tra aprile e maggio: per questi la capacità totale di accoglienza è di altre 40 persone. Ci sono poi a disposizione 7 appartamenti autonomi fuori Varese, con una capacità totale di accoglienza di 25 persone, nessuno dei quali è ad oggi occupato per difficolta logistiche.

Infine: «Abbiamo ricevuto la disponibilità di 25 camere in condivisione di appartamenti, insieme alle famiglie ospitanti, per una capacità complessiva di 54 persone. Ad oggi però nessuno di questi è occupato per scelta di opportunità: la condivisione nel lungo periodo crea problemi sia agli ospiti che agli ospitanti, perciò lasciamo questa possibilità per ultima»

«Se 51 siamo riuscite a ospitarle, altre 50 sono in lista d’attesa – ha spiegato don Marco Casale , responsabile della Caritas Varesina – Delle 51 persone che siamo già riusciti a sistemare 22 sono donne, 18 sono minori e uno è un uomo – elenca Casale – Ed è da segnalare anche 8 persone che hanno scelto di tornare a casa, o al fianco dei mariti in Ucraina, o semplicemente più vicini a casa, in Polonia, dove la rete di accoglienza è davvero straordinaria e la vicinanza all’Ucraina molto maggiore».

COME ARRIVANO LE SEGNALAZIONI

Innanzitutto, il problema è far combaciare domanda e offerta: le modalità di segnalazione della disponibilità di case o della presenza di profughi seguono quindi due percorsi diversi, con destinazione finale il responsabile della Caritas pastorale decanale, cioè don Marco Casale «Le segnalazioni di abitazione offerte per l’accoglienza delle famiglie arrivano da i centri d’ascolto Caritas, dalle Parrocchie, dal comune e dalla Protezione Civile, dalla Croce Rossa e da privati cittadini – spiega Don Marco – mentre le segnalazioni di famiglie che chiedono accoglienza arrivano non solo dai centri d’ascolto Caritas, ma anche da privati o gruppi di privati: badanti ucraine che cercano per conoscenti, ricongiungimenti famigliari con ucraini già presenti in Italia, dal cappellano della comunità Ucraina padre Volodymyr, dall’ospedale, dall’associazione Italia-Ucraina Anna Sofia e da ex “ragazzi di Chernobyl” che qui hanno passato le estati della loro infanzia»

COME FUNZIONA L’ACCOGLIENZA

L’accoglienza da parte della Caritas, in attesa della stipula della convenzione tra Caritas Ambrosiana e prefettura di Varese, avviene grazie alla disponibilità dei privati, che danno disponibilità di alloggio in appartamenti di proprietà, in diverse forme (per alcuni quella del comodato gratuito, altri coprono anche, in tutto o in parte, le spese per utenze, alimenti e altre necessità).

Poi i centri d’ascolto Caritas delle rispettive parrocchie, provvedono a supportare l’accoglienza con un vademecum che include una parte documentale con invio alla email dell’’ufficio immigrazione della questura per richiedere l’appuntamento per la richiesta dello status di rifugiato, una parte sanitaria che prevede visita generale, verifica dello stato vaccinale dei minori e verifica vaccinazioni Covid e compilazione del modulo richiesta del codice STP, che fornisce una tessera sanitaria temporanea e una parte che riguarda i minori, con iscrizione alla scuola primaria di I e II grado per i minori, e iscrizione ai corsi di italiano per stranieri adulti al centro provinciale per l’ istruzione e con l’associazione Anna Sofia. La Caritas ha anche in corso contatti con scuole superiori e università per i giovani adulti.

I centri di ascolto Caritas provvedono anche alle necessità alimentari, mentre la Casa della Carità provvede alle necessità di vestiario e medicinali. La Caritas Decanale, infine, fornisce un sostegno economico di 200 euro a famiglia al momento dell’accoglienza, e provvede al rimborso delle spese delle utenze alle famiglie che ne fanno richiesta.

COSA FARE IN FUTURO

Quella raccontata dalle slides che ha presentato don Marco è la soluzione immediata, quella che ha permesso di tamponare questo primo mese e mezzo: «Ora si tratta di organizzare i prossimi steps: innanzitutto, la verifica, tra chi è già arrivato, di chi continuerà questa modalità di accoglienza o farà richiesta alle Prefetture – ha spiegato don marco Casale – Attualmente sono quasi tutti orientati a continuare con l’attuale modalità di accoglienza, facendo richiesta di 300 euro mensili per ulteriori tre mesi. La seconda è la ricerca di un lavoro, per potersi mantenere autonomamente finchè resteranno in Italia. Badanti e Collaboratrici domestiche è il primo e più semplice, ma abbiamo diversi ospiti che praticano al loro paese professioni sanitarie: medici e Infermieri, e non mancano gli insegnanti e i rappresentanti di altre professioni, anche di alto livello».

Stefania Radman
stefania.radman@varesenews.it

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Pubblicato il 06 Aprile 2022
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