Dall’Antartide agli Appennini il disgelo è iniziato. L’Europa deve farsi sentire

Le foto satellitari rivelano tutta la drammaticità dell'impatto dei cambiamenti climatici: mancanza di neve sui rilievi montuosi fino a 2400 metri. La guerra in Ucraina ha fatto fare pericolosi passi indietro nell'uso di combustibili fossili

Varie Italia

Due notizie inquietanti, da vicino e da lontano, ci spingono a una riflessione sul conflitto mondiale in corso da una prospettiva di cambiamento climatico e ruolo dell’Europa.

Il MONTE BIANCO

La salita in vetta al Monte Bianco è più complicata e pericolosa a causa di tre importanti crepacci che interessano l’Arête des Bosses, la cresta finale che conduce in vetta dal versante francese, lungo la via normale alla vetta. A dirlo uno studio condotto da Xavier Cailhol, Jacques Mourey, Ludovic Ravanel che nel marzo 2022 sono saliti a verificare le condizioni della montagna e a compiere alcune misurazioni e rilevazioni topografiche con GPS e droni allo scopo di comprendere come si potrebbe evolvere la situazione del ghiaccio. L’apertura di questi crepacci è un fatto già avvenuto in passato, spiegano le guide locali, ma mai con queste dimensioni. “Nelle condizioni attuali questo settore rende l’ascensione del Monte Bianco più difficile tecnicamente e richiede una grande prudenza nell’attraversamento dei ponti di neve”. Fonte: https://www.montagnes- magazine.com/actus-mont-blanc-evolution-conditions-arete-bosses. La causa più probabile, si legge nello studio, risiede nel fatto che quello del Bosses è un ghiacciaio di pendio la cui parte a monte ha temperatura sottozero ed è ancorata alla roccia, mentre la zona a valle è temperata (i cosiddetti ghiacciai caldi con temperatura a 0°C). Questo significa che a valle l’acqua di fusione sottostante alla massa glaciale la fa scivolare sulla roccia, un fenomeno intensificato a causa dei cambiamenti climatici che aumentando la temperatura accelera la velocità di scivolamento provocando una maggiore fessurazione, quindi crepacci.

L’ANTARTIDE

La temperatura registrata in Antartide sta presentando anomalie eccezionali, fino a 40 gradi sopra la media stagionale (come se a Milano ci fossero ora 55 gradi centrigradi). Presso la stazione russa Vostok, il precedente record di -32ºC è stato battuto con un valore anomalo di -18ºC. Presso la stazione italo-francese Concordia, situata a 3.233 m di altitudine, è stata registrata la temperatura record di -12°C. Inoltre, c’è stato un insolito episodio di pioggia, strano tanto quanto se da noi nevicasse a Palermo a luglio. L’Antartide, a differenza dell’Artide, è un continente di 14 milioni di chilometri quadrati, il quarto in ordine di grandezza dopo l’America. Le terre emerse sono schiacciate dal peso di una calotta glaciale spessa circa 1600 metri, sotto questa enorme massa di ghiaccio (il 95% della massa totale) si estende un continente roccioso. Nel passato si riteneva che fosse immune dagli effetti del cambiamento climatico. L’Organizzazione meteorologica mondiale il 1 aprile 2022 ha avvertito che il “clima estremo” mette sempre più a dura prova questo gigante che si credeva dormiente e stabile, ma che nel tempo mostra sempre più anomalie nelle temperature e cambiamenti nella piattaforma di ghiaccio. In effetti, la penisola Antartica è tra le regioni del pianeta che si riscaldano più velocemente: negli ultimi 50 anni la sua temperatura media è aumentata di 3ºC. Secondo l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), che ha diffuso pochi giorni fa un nuovo rapporto sul clima e su come agire urgentemente per fermare la catastrofe, le calotte glaciali della Groenlandia e dell’Antartide hanno perso massa almeno dal 1990, con il più alto tasso di perdita nell’ultimo decennio. Come risultato di questo scioglimento, il livello del mare si alza. La calotta glaciale antartica contiene il 90% dell’acqua dolce mondiale, abbastanza da aumentare il livello del mare di circa 60 metri se dovesse sciogliersi. Ad esempio, le foto e video satellitari mostrano che la banchisa di Brunt è ad alto rischio di rottura e formazione di un enorme iceberg alla deriva. Si tratta di un’area ghiacciata di 150 metri di spessore e che si estende su 1.500 chilometri quadrati, una superficie superiore a quella del territorio del comune di Roma, uno tra i più estesi d’Europa.

IL CONFLITTO MONDIALE E L’OPPORTUNITÀ EUROPEA

A causa del conflitto che vede come attori principali attivi – apertamente o dietro le quinte – Russia, Stati Uniti e Cina, stiamo assistendo ad una sottrazione di risorse materiali, umane, politiche ed economiche dall’impegno per una transizione ecologica lungimirante. Stanno affermandosi contro-riforme sostanziali nella direzione dell’uso di combustibili fossili, che a breve termine sembrano le soluzioni di “forza maggiore” imposte dal nuovo assetto geopolitico. Questa reazione è una trappola tendenziosa che accelera la spirale del cambiamento climatico a tal punto da non darci più il tempo e la capacità di adattarci alle nuove condizioni, che non saranno in ogni caso evitabili, con conseguenze sociali ed economiche di una magnitudine non dissimile dalle paventate catastrofi nucleari. È un’opportunità unica e imprescindibile per l’Europa per un’azione coraggiosa e di vera leadership, che la smarchi dalle sudditanze di qualsiasi colore e bandiera, e costituisca una vera molla di cambiamento globale. Servono visione, unione, mobilitazione popolare per l’attuazione di tutte le azioni che portino ad un nuovo assetto tecnologico- economico-sociale-politico per la riduzione reale e sostanziale degli effetti sul clima. Serve una reverse-Brexit, un “tutti dentro” con i paesi “neutrali” che catalizzi supporto dal basso anche all’interno delle grandi potenze.

“L’Europa ha bisogno di svegliarsi. È mezza addormentata”, Agata Christie.

Foto sopra: Fotografia scattata l’11 aprile dal satellite Sentinel-3°. Si nota la quasi totale mancanza di neve sull’Appennino e sul versante italiano delle Alpi, dove in alcuni casi la neve è assente fino a 2000- 2400 metri con scenari tipici di giugno. È l’impatto drammatico dei cambiamenti climatici, che stanno strappando nevai e ghiacciai anche dall’Italia, con conseguenze significative sugli equilibri idrici ed ecologici. La situazione per alcuni ghiacciai è particolarmente disastrosa; quello della Marmolada, ad esempio, dall’inizio del XX secolo ha perduto l’85 percento della sua massa. Gli esperti ritengono che abbia al massimo 20 – 30 anni di vita, prima di sparire per sempre a causa dell’aumento delle temperature.

di
Pubblicato il 24 Aprile 2022
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Segnala Errore

Vuoi leggere VareseNews senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.