A Visionare Varese torna la magia dell’incontro, sotto il segno del restauro ri-creativo
E' cominciato con un aperitivo in giardino l’incontro guidato da Fulvio Irace, curatore della rassegna, con Giovanni Cappelletti e Andrea Zamboni
(Foto di Stefano Anzini)
Dopo tante restrizioni e paure, la rassegna di testimonianze di architettura Visionare ha ripreso il suo ruolo di veicolo di relazioni tra professionisti, in una sede straordinaria.
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Complice l’aperitivo organizzato dall’ordine degli architetti nel cortile di villa Panza prima dell’incontro – il primo di una serie che accompagnerà gli eventi estivi della rassegna – Visionare è tornata infatti ad essere fatta di incontri in presenza e testimonianze messe a confronto con la professione dei partecipanti.
Così si è sviluppato l’incontro guidato da Fulvio Irace, curatore della rassegna, con Giovanni Cappelletti e Andrea Zamboni, entrambi con legami stretti con il territorio – il primo è Saronnese di nascita, il secondo ha studiato all’accademia di Architettura di Mendrisio, e per questo il preside della facoltà era presente alla serata – ma con esperienze lontane che al territorio possono essere riportate: due progetti di ristrutturazione dell’antico che possono rappresentare una ispirazione anche per i tanti palazzi simili qui esistenti.
Palazzo Butera nel cuore del centro storico di Palermo (foto) e lo straordinario complesso dei chiostri benedettini di San Pietro a Reggio Emilia sono stati infatti i protagonisti del quarto incontro promosso dall’Ordine degli Architetti di Varese nell’ambito del programma Visionare a villa Panza di Biumo.
A parlarne sono stati gli autori – Giovanni Cappelletti, responsabile del restauro di Palazzo Butera a Palermo e della sua conversione in polo artistico d’eccellenza e Andrea Zamboni, a capo dello studio Zamboni Associati Architettura, che ha realizzato il complesso dei chiostri benedettini di San Pietro a Reggio Emilia – che hanno dialogato con Fulvio Irace, curatore della nuova serie di incontri di Visionare: esponenti di due generazioni contigue, Cappelletti e Zamboni condividono però la percezione del lavoro dell’architetto come pratica di ascolto della memoria.
Realizzato il primo da Cappelletti, che da Saronno è stato chiamato a dare nuova vita al palazzo che impegna gran parte del lungomare nel centro di Palermo, e il secondo da Zamboni, che ha riaperto con questo restauro un monumento della sua città natale chiuso da secoli, Palazzo Butera e i chiostri benedettini di san Pietro sono due esempi che dimostrano come la gloriosa tradizione italiana del restauro-ricreativo non si sia estinta con la generazione dei maestri, nonostante le tante difficoltà che troppe volte insorgono quando le attenzioni dell’architettura si rivolgono al tema dell’eredità storica e della sua vivificazione.
RESTAURO RI-CREATIVO E RIVITALIZZAZIONE DELL’EREDITÀ STORICA: LE PAROLE DEGLI ARCHITETTI
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