Zanetti: “Non bisogna mai smettere di sognare”

L'ex capitano e oggi dirigente dell'Inter partecipa al 23esimo incontro del "Sogno che va" intervistato da Rosario Rasizza di Openjobmetis. "Finalmente torniamo in presenza"

Generica 2020

“Non c’è nessuno così forte da poter farcela da solo, né così debole da non poter aiutare”. Dietro le spalle di Rosario Rasizza campeggia lo slogan della Fondazione Pupi fondata da Javier Zanetti e sua moglie Paola.

L’ex capitano dell’Inter, oggi vice presidente della sua squadra milanese, è stato protagonista del 23esimo incontro del Sogno che va. Il primo di nuovo in presenza dopo oltre due anni di stop a causa della pandemia. Una serata speciale anche grazie alla duplice veste di Zanetti.

Il primo video mandato sugli schermi della saletta del ristorante Annetta, che ospita l’iniziativa, non poteva non rievocare momenti della carriera del calciatore argentino che ha vissuto tutta la sua esperienza con la maglia nerazzurra. Una serie di gol e via via la crescita del campione che è entrato in campo fino a 42 anni.

Nei panni dell’intervistatore Rosario Rasizza che è partito proprio dalla storia calcistica di Zanetti.

“Quando uno smette di giocare a calcio – ha raccontato – tutti si ricordano quando hai vinto, ma a me piace ricordare ogni momento. Da dove vengo, il sogno di venire in Italia e poi la fortuna di aver giocato tanti anni nell’Inter. Sono andato avanti fino a 42 anni perché stavo bene. Quando tre anni prima di smettere ho avuto un infortunio grave, tutti pensavano che sarebbe stata la fine della mia carriera. Mi sono impegnato perché non volevo terminare così. Serve essere resiliente perché i momenti negativi ti aiutano a diventare più forte e volevo dimostrare che potevo farcela e così è andata”.

Dallo sport all’incontro con l’amore e le scelte successive. Nelle domande a un campione del fair play in campo come nella vita. Una serenità nel suo racconto che subito ha conquistato la platea.

“Paola è entrata nel mio cuore nel 1992 dal primo momento che l’ho vista. Oggi siamo genitori di tre bambini e non avrei fatto la carriera che ho fatto se non avessi avuto a fianco una donna come lei. È vero, come si racconta, che il giorno che mi sono sposato mi sono allenato perché avevo una tabella da rispettare. Così mentre lei si preparava, truccava io correvo. Dopo lo sport ho studiato. Formazione e non improvvisazione non è uno slogan.  Quando l’Inter mi ha chiesto di fare il vice presidente ho capito che dovevo prepararmi. Ho studiato in Bocconi e ho capito che serve umiltà perché finisce una carriera e ne inizia un’altra da zero e per questo dovevo prepararmi. La mentalità vincente si costruisce giorno dopo giorno. Per essere a certi livelli devi avere carattere. La mia fortuna è stata giocare con grandi campioni e mi sono allenato sempre con impegno”.

La vita di Javier Zanetti non è legata solo al calcio. Da anni si impegna in una Fondazione, Pupi, che aiuta migliaia di bambini e ragazzi in Argentina.

“Pupi era il mio soprannome da ragazzino e da qui il nome della fondazione. I bambini vengono accolti con varie attività, la scuola, lo sport e anche una biblioteca perché tutto il quartiere possa prendere libri o studiare. Questo vale anche per gli adulti perché nel nostro paese c’è un grande problema con l’educazione. Stiamo iniziando a impegnarci anche in Italia per persone bisognose. Ci ha spinto la voglia di dare un futuro migliore ai bambini in Argentina. Ogni volta che tornavamo vedevamo una situazione difficile e così ci siamo impegnati con la fondazione. Io ho avuto una infanzia difficile e quindi sentivo la responsabilità di fare qualcosa e non smetteremo mai di ringraziare l’Italia per quello che fa con grande sensibilità. La fondazione Pupi è una grandissima famiglia con tante persone che si impegnano e seguiamo mille bambini. Troppi giovani vogliono scappare dall’Argentina e dato che il futuro è dei giovani questo significa che il nostro paese non ha futuro. Per questo ci impegniamo per migliorare l’educazione”.

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Pubblicato il 04 Maggio 2022
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