“Un bacio tra due terre” la varesina Francesca Brusa Pasqué porta per l’Italia le storie di confine e di donne

Una storia di donne, di territorio e di confine raccontata attraverso l’inconfondibile stile del teatro popolare. L’attrice e drammaturga varesina Francesca Brusa Pasqué è pronta per portare in scena in tutta Italia il proprio ultimo lavoro: “Un bacio tra due terre”.
“Che cos’è un confine? È davvero un taglio o forse…un bacio?” È da questa domanda che l’attrice teatrale e cinematografica (Vanitose e La Cella) si è posta per raccontare una storia d’amore impossibile, o quasi, i cui problemi risalgono a quasi due secoli prima: ai tempi del Trattato di Varese del 1752, quando l’imperatrice Maria Teresa d’Austria definì i confini tra i monti che oggi separano l’Italia e la Svizzera.
Uno sgabello, un cestino, una scopa, un lenzuolo e la musica dell’organetto diatonico di Eleonora Rapone: per raccontare l’amore shakespeariano tra Guglielmo e Maria bastano pochi oggetti di scena, l’importante è che siano utilizzati a dovere grazie al potere della parola e della narrazione. È questa la magia del teatro popolare, che Brusa Pasqué ben conosce facendo debuttare “Un bacio tra due terre” a Mariano Comense in occasione della XXI edizione del festival “Il paese dei raccontatori” e poi in replica il 27 agosto sul Lago Maggiore nel Festival “Il paese dei narratori” di Cavandone.
Lo spettacolo, ambientato agli inizi del Novecento, è nato ormai diversi anni fa – racconta Brusa Pasqué – Mi trovavo a Luino per uno spettacolo su Violeta Parra, straordinaria artista legata al recupero e alla diffusione del folklore cileno. Così conobbi gli organizzatori del Piccolo Festival del Mutevoli Confini e mi venne chiesto di replicare l’esperienza di Violeta Parra nell’Alto Verbano, a Lozzo, dove ho avuto l’opportunità di conoscere persone molto anziane che mi hanno raccontato storie e aneddoti sulla nascita del paese, qualcosa reso possibile grazie agli sforzi delle eroiche anziane donne della Valle Veddasca che lavoravano e trasportano le pietre lungo le montagne».
La storia della “radice della comunità” è stata l’occasione per approfondire e raccontare anche la storia del territorio, come le “lotte di confine” che per anni hanno avuto luogo a Curiglia, proprio sul confine tra lo Stivale e la Federazione Elvetica a partire dal Trattato di Varese del 1752.
«Gli aspetti della leggenda, della tradizione orale e della poesia del teatro popolare hanno una base storica molto precisa – sottolinea la drammaturga -. Ho voluto utilizzare la storia, un fatto concreto e reale che ha davvero cambiato le vite delle persone, per raccontare, ora in maniera divertente, ora in maniera seria, una storia d’amore tra due famiglie separate da un confine. Una sorta di riproposizione delle figure di Romeo e Giulietta, ma l’ambientazione si sposta tra Alto Varesotto e Canton Ticino e vede tra i personaggi anche l’imperatrice Maria Teresa, che torna dal passato».
La Valle Veddasca rappresentata nello spettacolo diventa dunque un “piccolo mondo“, una “sineddoche” di tante storie di confine: «Come racconto nello spettacolo, quello che l’imperatrice Maria Teresa stabilì era in verità “un bacio tra due terre”. In un mondo in cui si erigono muri e si respingono persone, senza voler citare la guerra, forse la terra sarebbe un posto migliore se i confini fossero considerati come un bacio».
SINOSSI:
L’imperatrice Maria Teresa, nel tracciare il confine tra Italia e Svizzera, assegnò un po’ più di terra a
quest’ultima: per la gente della valle, una mancanza di rispetto al Padre eterno! Le relazioni tra i due popoli
non sono state mai tanto pacifiche: ruberie, sgarbi, dispetti e soprattutto, niente matrimoni!
Ma quando le lavandaie stendevano le lenzuola al sole, vi si nascondevano dietro per fare all’amore.
Ecco, dunque un coinvolgente teatro popolare che affascina grandi e piccini attraverso i racconti, i pochi
oggetti che diventano mille cose, i canti tradizionali, la fisarmonica, la festa e, finalmente, una nascita.
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