Alfredo e Angelo Castiglioni, 60 anni di esplorazioni in Africa raccontati a Varese
Oltre mezzo secolo di avventure che Marco Castiglioni, curatore del museo dedicato ai due ricercatori, ha presentato mercoledì sera al Castello di Masnago

Sessant’anni di ricerche attraverso l’intero continente africano per scoprire le storie, le culture e i luoghi delle sue popolazioni del passato e del presente. È l’avventura di Alfredo e Angelo Castiglioni, due fratelli, archeologhi, ricercatori e etnologi varesini che Marco Castiglioni, figlio di Angelo e curatore del museo che conserva la loro collezione di reperti, ha raccontato mercoledì 19 ottobre al Castello di Masnago nel corso della conferenza organizzata da Italia Nostra Varese.
Durante la serata, si sono ripercorsi i viaggi, le scoperte e i progetti più importanti realizzati dai due fratelli a partire dalle prime spedizioni negli anni ’50 fino all’apertura del cantiere per portare alla luce il sito di Adulis in Eritrea: uno dei più importanti porti antichi del Mar Rosso. «Con le foto e i video dell’archivio di mio padre e mio zio – spiega Marco Castiglioni – ho raccontato solo una piccola parte delle tante imprese che portarono a termine. Dagli esordi con gli studi archeologici, passando per il lungo periodo di ricerca nel deserto nubiano sulle tracce delle miniere d’oro, il ritrovamento dell’antica città mineraria di Berenice Panchrysos citata da Plinio il Vecchio e la scoperta delle antiche rotte carovaniere».

Due storie, quelle di Alfredo e Angelo Castiglioni, segnate da un legame indissolubile. «Mio padre e mio zio – spiega Marco Castiglioni – hanno svolto tutte le loro spedizioni insieme. Avevano caratteri diversi ma complementari e sono sempre stati molto uniti per tutta la loro vita, fin dalle scuole».

Attualmente le avventure di Alfredo e Angelo Castiglioni si possono rivivere attraverso la collezione che i due ricercatori hanno donato alla città di Varese visitabile al Museo Castiglioni. «Alfredo e Angelo – ricorda Maro Castiglioni – hanno sempre avuto un forte legame con Varese. Da parte mia per l’affetto che provo per loro continuo a essere il depositario dei loro 60 anni di esplorazioni. Nel museo conserviamo circa 4.000 reperti, e sono solo una piccola parte del materiale che hanno raccolto. Siamo al lavoro insieme al Comune di Varese per ampliare e valorizzare l’esposizione, che conta tra il resto anche mezzo milione di diapositive e svariati metri di pellicola».
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