L’incubo di una varesina alle prese con lo stalker: “Era il mio principe azzurro, ma poi mi ha violentata”

L’uomo, giovanissimo, accusato di violenza sessuale stalking e lesioni. La disavventura per una donna molto più grande di lui partita durante le vacanze in Calabria

Generico 03 Oct 2022

Una difficile uscita dal matrimonio, le due figlie da tirar grandi e un bar da mandare avanti.

E dopo un anno di lavoro, la decisione: «Ragazze andiamo in vacanza in Calabria. Solo noi tre». Ma quella vacanza andata tutto sommato a segno, quei 10 giorni a Tropea fra sole e mare nell’estate 2019 sono diventati giovedì mattina in aula di fronte al Collegio del tribunale di Varese (presidente Andrea Crema) l’incipit per un salto nel buio raccontato direttamente dalla persona offesa, una donna di 46 anni che si è seduta dinanzi al giudice e ha risposto in aula alle domande del pubblico ministero Valeria Anna Zini.

Un crescendo, in negativo, prevedibile solo col senno di poi: l’imputato, classe 1998 quindi molto più giovane della parte offesa che fa il cameriere del resort, si fa notare, e da subito impone la sua autorità sui responsabili della struttura cui viene impedito anche solo di salutare quella bella donna del Nord che siede al tavolo assieme alle figlie. La serve solo lui. Le parla solo lui. Poi gli inviti a bere qualcosa e le parole dolci indirizzate alle figlie della donna, in particolare alla minore in età adolescenziale. Una sorta di “quasi“ amicizia che arriva alla soglia della partenza per Varese dove viene commesso dalla donna l’errore fatale per risolvere un banale problema legato all’affitto della sua auto-vacanza: «Sistemo tutto io non preoccuparti, dammi il tuo numero». Lei cede e si trova a gestire chiamate che sembrano sinceramente interessate a tal punto da far aprire la signora alla sua vita privata: «Sai, ho dei casini col mio ex marito che lavora anche lui al bar, che è intestato a me, lo vorrei vendere».

Nessun problema, il ragazzo, anche se così giovane dice di avere le spalle coperte: «I miei hanno tante proprietà qui in Calabria. Il bar te lo compro io». E parte per Varese. Dolcezze, comportamenti gentili: «Era diventato il mio principe azzurro». Ma una volta agganciata la donna, sempre secondo il racconto fatto in aula e presumendo la sua innocenza, l’imputato avrebbe cambiato atteggiamento dopo aver acceso una vera e propria relazione sentimentale. Da lì in avanti, continue attenzioni. Ma anche pretese di controllo sempre più stringenti sulla vita altrui. Siamo alla fine di ottobre 2019, e a novembre il primo episodio grave: una sciocchezza come pretesto, e il cellulare della fidanzata che viene spaccato, con insulti impronunciabili, minacce e sputi.

A dicembre stesso copione, ma con l’aggravante di una stretta quasi mortale al collo, con l’intrusione nell’appartamento della donna, che va dai carabinieri e comincia a denunciare: «Guardando indietro, a quei giorni, solo ora mi accorgo come mi aveva cambiata cambiata. Avevo paura, non ero più la stessa persona. È stato terribile». Lei cerca in tutti i modi di sciogliere la relazione: «Non ti voglio vedere più, sparisci dalla mia vita». Ma lui continuava, e continuava infilandosi nei social, nelle pagine Instagram, raggiungendola ad ogni cambio di numero telefonico nonostante le denunce presentate ai carabinieri intervenuti più volte su segnalazione della donna per il ragazzo che la spettava fuori dalla porta di casa e la chiamava mentre era sul pianerottolo.

La necessità della donna di cambiare lavoro si trasforma in un ulteriore incubo: è in prova in una struttura ricettiva e lui chiama al centralino pretendendo di vederla «altrimenti faccio scoppiare tutto»: licenziata. Poi una nuova opportunità in provincia di Como dove mentre sta per presentarsi al colloquio da dietro una siepe spunta fuori una figura a lei stranota: il suo persecutore che quel giorno, il 30 gennaio 2020, la raggiunge, e la violenta in auto. Lei riesce a liberarsi e va prima dai carabinieri poi in ospedale dove viene refertata, con altra denuncia. Poi arriva il lockdown. Croce per tutti, salvezza per lei, che si libera fisicamente del suo ex giovane fidanzato è obbligato dalla legge a tornare in Calabria. Questa mattina si arriva al processo. La donna ha spiegato in aula rispondendo alla pm che dopo svariati numeri cambiati ogni tanto, ancora oggi, dopo quasi due anni, saltuariamente ancora qualche intrusione nei social o via telefono ancora arriva. Le parti (difensore dell’imputato Maurizio Montalbetti, parte civile Marzia Giovannini) hanno rinunciato a sentire gli ulteriori testimoni e il giudice ha fissato la data della discussione (e della probabile sentenza) per il prossimo primo dicembre. (foto: Anete Lusina pexels.com)

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 06 Ottobre 2022
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