“Life like low”: un disco d’esordio per fuggire dalla realtà e sottrarsi al tempo

L'opera "prima" del duo varesino formato da Fabrizio Peccerillo e Jacopo Rossi attinge e ripropone con originalità generi e stilemi della musica "fuori dal mainstream". Otto brani, tutti sonoramente diversi tra loro, accomunati da dicotomie poetiche e fughe attraverso il tempo

Life like low (copertina)

Trenta minuti sconnessi dallo spazio-tempo in un porto sicuro – la musica – fatto di distorsioni elettroniche, beat e nuove melodie cantautorali. Life like low è il disco d’esordio, omonimo, del nuovo duo varesino formato da Fabrizio Peccerillo e Jacopo Rossi, ma soprattutto, una volta messo in cuffia, è una fuga dalla quotidianità e dal tempo.

Progressive, trip hop, indietronica, nell’EP pubblicato a novembre e distribuito da The Orchard c’è una fiumana di ascolti, di spunti e di esperienze pregresse del duo coordinato nella produzione da Mattia Tavani, il tutto mescolato a dovere in sala di registrazione  per dare vita a un progetto, e quindi a un disco, “senza compromessi”.

Nonostante le influenze sonore del disco rimandino abbastanza esplicitamente ai già citati generi che fanno della complessità, della lunghezza e dell’anti-convenzionalità fatta di fughe elettroniche, code o cambi tempo le proprie caratteristiche – nell’LP riecheggiano nei magmatici sintetizzatori di Distanza o negli archi e negli arpeggi acustici di Sabbia (unico brano oltre i 5 minuti) -, per la maggior parte degli otto brani che compongono Life like low il duo sceglie tuttavia di non “premere” mai del tutto il piede “sull’acceleratore sperimentale” optando, per esigenze espressive, in strutture più essenziali, sotto l’egida della ballate e di altre formule con cui l’ascoltare non rimane mai straniato, ma sempre con l’orecchio teso. 

Una commistione di generi amalgamata in modo tale che il disco, più che dispersivo, suoni sempre ricco e mai ripetitivo. A ciascun (pezzo) il suo (spazio).

Life like low

Ogni brano ha infatti la propria anima distinta e brilla della propria luce, a tratti opaca e filtrata dai sintetizzatori o dai beat: i primi secondi dell’apripista Distanza, per esempio, sembrano navigare verso un omaggio lo-fi a Lazaretto di Jack White per poi sterzare con audacia in porti più intimi, ma non privi di mordente (non sempre è la potenza a determinare la forza di un pezzo). 

Grazie al “tiro” del riff di chitarra elettrica l’omonima Life like low è invece la “canzone manifesto” del LP, oltre a essere la più immediata e danzereccia, ricordando, a modo suo, il recente lavoro dei Balthazar “Sand”, che, guarda caso ripropone il tempo come oggetto delle proprie angosce, a partire dalla parola sabbia. La condivisione del mal comune diventa così la testimonianza di un malessere generazionale che, una volta entrati in età adulta, si è annidato silenziosamente nella generazione Y – o forse si è diffuso proprio attraverso la “nevro(cao)tica” ed escapista musica a la Thom York e Radiohead (su tutti il trittico della decostruzione di inizio anni 2000 Kid A – elettronica –, Amnesiac – jazz – e Hail to the thief – alt-rock). 

Trasognanti sono invece la stessa Sabbia, il cui intro backwards lascia spazio a malinconiche melodie acustiche di matrice “danielrossiane e #nonamewhite, un brano lento con le chitarre elettriche che non appena si avvicinano minimamente all’effetto Sleepwalk di Santo e Johnny fanno subentrare come protagonista l’armonia soft-orchestrale dei conterranei MasCara e immancabilmente anche di Fantasma dei Baustelle, che proprio come i Life like low, si sono fatti stregare dal tempo. 

Questa, in sostanza, la ricetta che permette al disco di scorrere velocemente e con una propria identità seguendo traccia dopo traccia l’incontrovertibile clessidra e il battere dell’orologio, uno dei temi principali sviscerati dal duo Rossi – Peccerillo, attratto nei testi dalla forte dicotomia tra immagini diafane e impalpabili di elementi naturali (il fumo, il vento, la nebbia, la sabbia) a situazioni concrete e grevi di vita quotidiana – forse vera, forse fittizia? – ed ancora altre suggestioni allucinanti e allucinate, come in Doppelgänger, brano che si concede la chiusura con un distico francese e poi un refrain in inglese (Life is like a low budget movie). Cartoline che tornano anche nella copertina del disco, realizzata dallo stesso Rossi.

«Nella vorace era del consumismo e delle frenetiche corse al super singolo, il disco analizza la vita complessa di chi sogna una fuga dalla realtà che lo circonda, scappando attraverso viaggi nel tempo, introspezione e poesia – spiega la band a proposito del disco – Una fuga che non si realizza e che tanto meno è reale, figurata nella testa di chi scrivere e di chi canta come una raccolta di polaroid di vita vissuta che parlano di disagio esistenziale, di amore, di voglia di rivalsa e di ineffabilità dei tempi mentre il tempo, inesorabilmente, scorre».

Life like Low verrà presentato integralmente questa sera – sabato 10 dicembre al debut release. Appuntamento ore 21 al Tu mi Turbi Varese. Qui l’articolo completo della serata.

Marco Tresca
marco.cippio.tresca@gmail.com

 

Rispettare il lettore significa rispettare e descrivere la verità, specialmente quando è complessa. Sostenere il giornalismo locale significa sostenere il nostro territorio. Sostienici.

Pubblicato il 10 Dicembre 2022
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Segnala Errore

Vuoi leggere VareseNews senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.