Terra di leggende il mondo delle bocce. Pablo Francisco Santillana

Un avanzo di balera, una passione per le corride e uno storico campo di bocce non bastano a creare un campione nel cuore di Milano

Bocce varie

Nel centro di Milano, nel rettangolo delimitato a nord da piazza della Scala e da piazza Meda e a sud da piazza Missori e l’Università degli Studi, si estendono molti degli edifici che nel corso dei secoli hanno costellato la zona pulsante della città, lussuosi o comunque di prestigio, perché in quelle case, talvolta magioni, si svolgevano le trame che avrebbero deciso le sorti della comunità.
In uno di quei palazzi c’era l’immancabile portineria con la guardiola e il piccolo ma confortevole appartamento per il custode, al quale era affidata una serie di compiti, soprattutto la salvaguardia della discrezione degli abitanti: ecco lì lavorava, con l’impegno e la compostezza richiesta dal ruolo, Pablo Francisco Santillana da Cordoba.
Come ci fosse finito lì Pablo forse non lo sapeva neppure lui. Venuto da bambino al seguito della famiglia, allorché fu in età di poter approcciare un lavoro, gli venne proposta la mansione di portiere in quello stabile in una delle zone più esclusive di Milano e, seppure il lavoro mal si attagliasse alla sua indole, lo stipendio discreto, ma soprattutto un tetto sulla testa gratuito, furono decisivi per l’accettazione. E poi, sempre ben vestito, in completo blu, incravattato, senza fatiche particolari da compiere nella giornata: beh, non era così male la settimana lavorativa. Era molto apprezzato con la sua aria da hidalgo, la sua intonazione ispanica, volutamente da lui accentuata quasi a voler sottolineare la sua provenienza – ci teneva a ricordare che nel Seicento a Milano comandavano gli spagnoli – gli conferiva un alone pseudo-esotico affatto sgradito ai condomini che apprezzavano lo stile di comportamento.

LA DOPPIA PERSONALITÀ DIO FRANCISCO

Ma Francisco era un po’ dottor Jekyll e un po’ mister Hide e nel fine settimana dava libero sfogo alla sua natura, compressa inevitabilmente dalla professione: lasciava esplodere la sua esuberanza, le sue passioni, innanzi tutto la tauromachia. Logico per uno proveniente dall’Andalusia: sapeva vita, morte e miracoli dei toreri più famosi, da Manolete a Dominguin a El Cordobes, ma primus inter pares era Enrique Ponce Martinez al quale diceva di assomigliare, anzi andava oltre, di essere praticamente un sosia, forse anche un lontanissimo parente.

L’AMORE PER IL BALLO

Non appena approdava alla Balera dell’Ortica, suo luogo preferito per il fine settimana stante l’amore per il ballo, cominciava a tromboneggiare su tori, matador, corride, mimando le movenze con armonia, accoppiando la naturale propensione per i passi di danza a quella da lui definita la danza per antonomasia: la ritualità di ogni passaggio fra avvicinamenti e allontanamenti fino al momento de la vertad a las cinco de la tarde, e recitava con trasporto la poesia Llanto di Federico Garcia Lorca. Ballo e corride, ma non solo. Alla Balera c’erano anche le bocce e, sebbene tale sport in Spagna non fosse proprio diffuso, Pablo, facile alle suggestioni da qualsiasi parte provenissero, se ne innamorò subito e iniziò a praticarlo con la pretesa di fornire una sua personale interpretazione: una specie di fusione fra le varie passioni per nobilitarne i gesti e, a suo dire, anche i risultati.

SCARSO NELLE BOCCE

“Leggero come una piuma, aggraziato come un ballerino, rapido come un banderillero e olè la boccia va, la boccia va verso il boccino” intonava rapito come fosse un ritornello. Solo che le bocce esigono concentrazione e Pablo Francisco Santillana non era disponibile a compromessi sullo stile, per cui l’accosto riusciva molto, molto approssimato, tanto che gli occasionali compagni di sventura lo apostrofavano in sano dialetto meneghino: “Ma te voret andà visìn al ballin almén una vòlta per sbàli?
Le cose andavano ancora peggio se si metteva in testa di bocciare. Si metteva in posa, impugnava la sfera, la faceva saltare tre/quattro volte sulla mano, poi, facendo leva sul piede destro compiva una giravolta e, infine lanciava: naturalmente la boccia passava sempre parecchi centimetri distante dal bersaglio che avrebbe dovuto colpire con gli innegabili lazzi degli occasionali spettatori e qualche irritazione degli altri componenti la terna di gioco. “T’è finì de fa el pajasch?” gli lanciavano contro sconsolati. Ma lui imperterrito proseguiva, affermando che solo giocando così poteva dare libero sfogo al suo senso estetico che non poteva essere limitato da alcun compromesso. La realtà era, invece, lì, chiara, non suscettibile d’interpretazione. Era scarso, irrimediabilmente scarso, senza speranza di poter migliorare o correggere, seppur di poco, gli errori e a tutti sorgeva il dubbio che non se ne rendesse veramente conto, ma con il suo atteggiamento mascherasse l’incapacità congenita.

CADUTA ROVINOSA

Le cose alla Balera procedevano senza variazioni di sorta, belle esibizioni di ballo, numeri rievocativi delle corride, squallide esibizioni boccistiche, poi un giorno Pablo volle superarsi e pensò bene di fare una bocciata con un doppio avvitamento invece che una semplice piroetta. Il movimento fu perfetto, tuttavia forse un eccesso di sicurezza, forse il terreno non perfettamente omogeneo, forse il destino, ma il piede sul quale faceva perno scivolò e per non cadere fece una torsione innaturale della schiena, franando comunque per terra. La diagnosi fu spietata: una vertebra spostata, busto di gesso per un numero imprecisato di mesi e … addio ballo e mulete simulate. Le bocce? Non volle più neanche vederle e si dedicò al calcio, non giocato naturalmente, esasperando il suo tifo per il Real Madrid, per il suo idolo del passato, quel Francisco Gento che gli assomigliava parecchio, anzi, forse c’era qualche antenato in comune.

PILLOLE DI BOCCE

7 gennaio – Baraggese – specialità coppia – serale regionale ABCD – inizio

di
Pubblicato il 31 Dicembre 2022
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Segnala Errore

Vuoi leggere VareseNews senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.