La confidenza shock dopo il catechismo: “Don mi aiuti, quell’uomo mi violenta”
La ragazzina scoppia in lacrime davanti al sacerdote che chiama i carabinieri e fa partire le indagini. Il processo per violenza sessuale su minore è in corso a Varese
I silenzi all’oratorio, e quelle ferite sulle braccia. Poi dopo il catechismo lo sguardo dal basso sale e incrocia quello del parroco, che forse capisce prima che scoppino le lacrime: «Don, mi aiuti. Quell’uomo mi violenta». Una storia terribile, tenuta nascosta nei ricordi indelebili di una tredicenne venuti a galla nell’aprile del 2019 in un paese del Varesotto, e che si trasforma in un’inchiesta che ha portato alla sbarra un uomo oggi 33 enne, classe 1989, accusato di violenza sessuale su minore. Rapporti completi denunciati dalla vittima che ha raccontato quanto le succedeva nella casa della madre quando quest’ultima era al lavoro e la piccola rimaneva sola col compagno della donna: con la scusa di guardare un film si appartava con l’adolescente, la toccava, poi la spogliava e abusava di lei.
Una situazione di per sé già insostenibile, che si è sommata al fatto che da quanto emerso in aula la madre della vittima aspettava ai tempi un bambino frutto della relazione proprio con l’aguzzino della figlia: un incubo somatizzato dalla piccola attraverso tagli sulle braccia per via del senso di colpa provato. Ma la ragazzina ha trovato la forza e il coraggio di denunciare ai carabinieri che il giorno stesso l’hanno portata al pronto soccorso dove sono stati eseguiti tamponi e verifiche sulla condizione clinica della piccola da cui emergerebbero senza dubbio i frutti dei rapporti sessuali consumati secondo la prima denuncia a partire da un anno prima per venire ricondotti in un secondo momento ai quattro mesi precedenti la denuncia secondo quanto risulta dall’audizione in sede protetta eseguita dinanzi a psicologi e inquirenti. Un fatto sconvolgente che ha distrutto la vita anche della madre, di primo acchito dinanzi ai carabinieri sbalordita, quasi portata a non credere a quanto sentito dalle sue orecchie.
Tutto questo è la ricostruzione avvenuta in aula dinanzi al Collegio di Varese che rappresenta quanto emerso nelle parole del teste escusso, un carabiniere che ha attivato le primissime indagini proprio il giorno della denuncia, il 13 aprile 2019. L’uomo, irreperibile e giudicato in contumacia fino all’udienza preliminare, è oggi imputato: vale la presunzione di innocenza fino all’ultimo grado di giudizio e probabilmente l’uomo, che oggi vive a Milano e non è stato sottoposto ad alcuna misura cautelare per quesa vicenda, verrà sentito dalla corte in una delle prossime udienze che riprenderanno dalla fine di febbraio. La vittima, che ad oggi soffre di gravissimi disturbi, si è costituita attraverso la potestà genitoriale della madre come parte civile ed è difesa dall’avvocato milanese Roberta Vegetti.
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