Febbre da gioco: quando scommettere diventa una malattia la cura arriva fino al ricovero
La terapia prevede percorsi sia ambulatoriali sia di ricovero. Ma non è semplice prevedere percorsi residenziali come spiega il dottor Tosetto direttore del SerD dell'Asst Sette Laghi
Un miliardo e mezzo speso in provincia di Varese per giocare. Alle slot, nelle sale scommesse, con i gratta e vinci. Il dato è rilasciato dall’Agenzia delle Dogane sul gioco sia fisico sia virtuale. La fetta più grande finisce dentro alle cosiddette macchinette, tecnicamente definite in AWP e VLT, che ha visto un ammontare di giocate per 803 milioni di euro. A seguire ci sono le lotterie Istantanee (159 milioni); il Lotto (112milioni); le scommesse Sportive a Quota Fissa (37 milioni); il Superenalotto (21 milioni); le scommesse Virtuali (13milioni); il Bingo (10 milioni) e le scommesse Ippiche In Agenzia (6 milioni). Sono 826 gli esercizi autorizzati ad ospitare il gioco d’azzardo nel Varesotto, dal piccolo bar con una macchinetta alle grandi sale slot con decine e decine di apparecchi. Una presenza ramificata che facilita l’accesso al gioco. ( I DATI COMUNE PER COMUNE)
Il gioco d’azzardo non nasce ora: da sempre casinò e partite di poker sono stati la causa di perdite anche molto dolorose.
Come la droga, l’alcol, il fumo, anche il gioco crea dipendenza perché innesca dei meccanismi neurali collegati alla produzione di adrenalina, che inducono a proseguire fino alla malattia, da qui il termine di gioco patologico.
E come ogni dipendenza, c’è un percorso di cura e di riabilitazione costruito per liberarsi dal bisogno di giocare.
Regione Lombardia, attraverso le ATS, ha un definito il Piano Locale GAP con le azioni programmate, in forte integrazione con le ASST per la prevenzione del fenomeno e la presa in carico dei giocatori patologici. Nel corso degli anni il numero degli utenti presi è stato oscillato, diminuendo in modo evidente nel 2021
Le azioni previste, come da indicazioni regionali per la presa in carico vanno dalla prevenzione, all’individuazione, alla diagnosi, alla terapia ambulatoriale o residenziale-semiresidenziali.
L’Asst Sette Laghi ha avviato un ambulatorio specifico dedicato al gioco patologico a Tradate dove, attualmente, gli utenti sono un centinaio.
«I giocatori non sono uguali agli altri utenti con dipendenze come i tossicodipendenti o gli alcolisti – spiega il dottor Claudio Tosetto, Direttore del SerD – Hanno una serie di caratteristiche socio sanitarie peculiari. L’offerta residenziale non è, al momento, una risposta adeguata sia perchè questi utenti sono restii ad abbandonare il loro ambiente famigliare sia, soprattutto, perché la dipendenza da gioco è da poco entrata nei Livelli di assistenza ma non legittima ancora l’aspettativa dal lavoro. Così le persone hanno bisogno di lavorare e non possono accedere a servizi che impediscano la loro quotidianità».
Le esperienze di “ricovero” in comunità sono molto limitate in Lombardia e si concentrano in poche strutture: « Ce n’è una nel Bresciano e una nel Milanese che offrono percorsi specifici ma di durata contenuta, massimo un mese, replicabile a distanza per i motivi individuati prima. Come territorio abbiamo avuto solo un caso ma che ha dimostrato dei limiti oggettivi e non è durato a lungo. Meglio le proposte di semiresidenzialità che devono essere attuate, però, nelle zone di residenza».
L’equipe dell’ambulatorio di Tradate vede impegnati uno psicoterapeuta, gli assistenti sociali gli educatori e uno psichiatra: « Il percorso di cura è lungo – spiega il dottor Tosetto – parliamo di 12/18 mesi. Per questo tipo di utenti è meno traumatico liberarsi dai sintomi fisici della dipendenza perché sono contenuti, parliamo di ansia, nervosismo, difficoltà a dormire, ma non si va oltre. Liberarsi dal meccanismo dalla dipendenza neurobiologica richiede l’allontanamento dalla routine, dai luoghi dell’offerta. Il percorso terapeutico è di tipo motivazionale per ritrovare l’equilibrio neurobiologico».
Gli utenti che maggiormente si affidano all’ambulatorio di gioco patologico sono anziani: « Questo accade perché è più frequente che esploda il dramma della povertà. Si tratta di pensionati con entrate ridotte e la famiglia alle spalle interviene tempestivamente. I giovani sono più confidenti di potersela cavare da soli. In generale, le situazioni più gravi riguardano i 50enni che accumulano debiti molto pesanti. Purtroppo, il gioco si sta diffondendo anche tra i ragazzi attraverso le offerte on line. Questo è il settore che più preoccupa. Cresciuto esponenzialmente durante il Lock down, continua ad attrarre sia per la facilità di trovare occasioni sia per la riservatezza che garantisce. Mentre una sala slot è conosciuta e frequentarla ingenera a commenti, la solitudine del gioco on line protegge e cancella ogni remora».
Altro che Superenalotto, “ci stiamo giocando il futuro. Ci stiamo perdendo il presente”
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