Le chat di whatsapp si chiamavano come le bestemmie scritte sulla via sacra di Gemonio

I due ragazzi imputati, due fratelli, scoperti dai carabinieri grazie alle targhe dell’auto utilizzata per raggiungere il monumento nazionale

San Pietro Gemonio

Si vantavano sui social per aver imbrattato la via sacra di un monumento nazionale con frasi sconce e ricche di bestemmie, le stesse che “titolavano“ le chat di whatsapp appositamente create per contenere foto, video, messaggi dedicati alla “ragazzata“.

Una bravata però da codice penale che li vede imputati di fronte al giudice, col Comune e di Gemonio che si costituisce parte civile per proteggere gli interessi lesi – se dimostrate le responsabilità penali – di un’intera comunità.

I fatti come si ricorderà si riferiscono a quanto avvenuto nella notte di Halloween nel 2017, ricostruito nell’udienza di mercoledì nel primo pomeriggio grazie alla testimonianza di uno dei carabinieri che ai tempi coordinò le indagini sull’accaduto, il luogotenente carica speciale Roberto Notturno, ai tempi dei fatti alla guida della Stazione dell’Arma di Cuvio (oggi in forza a quella di Luino come comandante). Nell’escussione, a fronte delle domande del pubblico ministero Davide Toscani ascoltate dal giudice Rossana Basile, sono state esposte le tappe di un’inchiesta relativamente facile, quanto tempestiva: i due sospettati, due fratelli, arrivarono a bordo di una Panda intestata ad uno dei due e quindi facilmente riconoscibile e rintracciabile per via della targa ripresa dalle telecamere.

Avevano 20 e 22 anni e assieme a loro c’erano due ragazzine di 14 e 15 anni anch’esse denunciate ma con iter procedurale che ha seguito la strada del Tribunale dei minorenni. Dopo gli imbrattamenti, la fuga. Ma prima anche la volontà di documentare il tutto: le foto delle bestemmie vergate a spray nero sulla via crucis, le stesse usate per creare il gruppo sul social di messaggistica.

Si chiamava proprio così la chat, ben presto visionata dai carabinieri che risalendo alle residenze acquistino anche le copie forensi dei cellulari dei sospettati he contenevano foto delle scritte, ma anche immagini legate all’imbrattamento dei muri della chiesa con carta igienica. Il processo continuerà verso la fine di ottobre, e i due imputati sono difesi dagli avvocati Sara Morandi e Pietro Caldarelli.

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 08 Marzo 2023
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