Maltrattata a Varese per vent’anni dal marito violento, “ti taglio le mani”

L’uomo a processo per maltrattamenti in famiglia e lesioni personali continuate e aggravate. La donna durante i litigi veniva buttata a terra e presa per il collo. Poi il marito prendeva il coltello

violenza di genere

L’arrivo in Italia da un paese asiatico per lavorare, farsi una famiglia e vivere onestamente: il sogno per molti che si trasforma in incubo per una donna difesa dall’avvocata Elisabetta Brusa, e che è riuscita a denunciare quanto subito e che se confermato nel corso del processo dibattuto in questi giorni in aula collegiale a Varese può rappresentare un serio problema per l’uomo alla sbarra, innocente fino a prova contraria, difeso dall’avvocato Fabio Margarini.

Un panorama forte, difficile sul piano umano anche per i difensori, poiché difficile è trovare sulle contestazioni mosse dalla Procura per chiudere le indagini date che vanno così indietro nel tempo: leggere il 2003 come l’inizio di un calvario sostenuto dalla donna è un orizzonte troppo ampio da immaginare per chiunque.

Poi la questione culturale, altra difficoltà legata alla lingua che la vittima ancora oggi poco riesce a padroneggiare e quindi un contesto reso molto macchinoso sul piano della comprensione delle parole, spesso bisbigliate in aula durante l’esame della persona offesa, forse intimorita dalla presenza dell’uomo che ha avuto la forza di denunciare.

Dunque lesioni personali e maltrattamenti in famiglia, tutto aggravato, decine i riferimenti a cui si ispira il capo d’imputazione fino agli episodi dai quali è scaturita la denuncia e il successivo allontanamento della vittima in una casa alloggio: parliamo di un campionario di episodi comprensivi di schiaffi al volto o pugni alla spalla ripetutamente per futili motivi dal 2003 fino al 2020, in agosto, quando la donna trova riparo in casa alloggio (in almeno 20 occasioni); mani al collo strette con lesioni nel giugno 2020; la minaccia del taglio delle mani impugnando un grosso coltello da cucina, il 25 agosto del 2020; minacce verbali: «Non ascoltare le mie telefonate, altrimenti…»; la spinta a terra cagionandole lesioni, con in mano un coltello il 17 gennaio 2021.

Un crescendo ricordato a spizzichi e bocconi in aula, dove si è assistito anche all’escussione della figlia della coppia, che ha affermato di essere stata in passato più volte in dissidio con la madre, donna che avrebbe raccontato in più occasioni frottole al marito per via di un suo vizio legato ad una ludopatia. Elementi che servono a valutare eventualmente il contorno familiare dei fatti, e che in nessun modo influiscono sull’eventuale condotta penalmente rilevante; elementi che si sommano alle successive testimonianze attese verso la metà del mese, per la prossima udienza.

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 09 Maggio 2023
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