Tragedia del Lago Maggiore, la stampa israeliana: “Blackout informativo”
I dubbi sui motivi legati alla presenza di agenti del Mossad a Sesto Calende. In corso le operazioni di recupero dell’imbarcazione, proseguono le indagini per stabilire le responsabilità
Fonti giornalistiche israeliane con le quali Varesenews è entrata in contatto parlano di una totale assenza di informazioni da parte delle autorità israeliane in merito al naufragio con vittime avvenuto domenica sul Lago Maggiore.
Delle persone scampate all’affondamento dell’imbarcazione condotta dallo skipper Claudio Carminati, nessuno ha avuto la possibilità di parlare con la stampa.
Nessun albergo della costa lombarda o nelle vicinanze di Sesto Calende risulta aver ospitato persone rimaste coinvolte nella tragedia di Lisanza dove hanno perso la vita quattro delle 23 persone a bordo dell’imbarcazione turistica.
Quindi non è dato sapere a che titolo i passeggeri fossero su quella barca, se per festeggiare un compleanno, e di chi. O se presenti per altro motivo.
Le indagini
La Procura di Busto Arsizio ipotizza formalmente l’incidente legato ad un fatto atmosferico imprevedibile e di una forza estrema, quel «downburst» anticipatore dei fortunali più violenti che si abbattono anche sul lago e in grado di rovesciare le barche. Ma è chiaro che nelle parole degli inquirenti vi sia la necessità di indagare più a fondo su quanto accaduto nel pomeriggio di domenica, proprio per «accertare eventuali profili di responsabilità», legati per esempio alla capacità dell’imbarcazione, che sui siti dove veniva proposto il noleggio veniva descritta come capace di portare 15 persone ma ne aveva a bordo ben otto in più. Inoltre va verificata l’omologazione strutturale, cioè se risultano modifiche tali da comprometterne stabilità e assetto. In ultimo, se erano presenti requisiti di sicurezza per i passeggeri.
Le bolle
Tutti elementi che potranno emergere assieme all’imbarcazione che si trovava fino al tardo pomeriggio di lunedì ancora sono diversi metri d’acqua e che vigili del fuoco e carabinieri stanno tentando di riportare in secca attraverso grandi palloni d’aria che faranno arrivare in superficie il relitto. Altrimenti esso verrà agganciato ad argani o mezzi nautici e recuperato, operazione che si preannuncia però non semplice. Le operazioni di recupero proseguono con gommoni e imbarcazioni per raggiungere il punto del lago in cui si trova il relitto.
Le testimonianze
La Procura ha raccolto attraverso l’Arma le testimonianze delle persone a bordo dell’imbarcazione, nessuna delle quali risultava ancora lunedì in ospedale: tutti dimessi, forse già in viaggio per le proprie destinazioni, in Italia o all’estero: sulla barca erano presenti 13 cittadini israeliani 8 italiani e 2 membri dell’equipaggio. È stato sentito chi governava l’imbarcazione al momento dell’affondamento. Nell’immediatezza dei fatti alcuni diportisti erano nei paraggi e hanno provveduto a mettere in salvo i naufraghi. Uno dei primi ad arrivare in mezzo al lago con la sua barca è stato Daniele Piccaluga, del cantiere nautico «Fratelli Piccaluga». Il cantiere il lunedì è chiuso. «Ma domenica invece siamo aperti, e parecchi soprattutto in questa stagione tornano sul lago per le uscite in barca», spiega. Claudio Carminati, lo skipper della «navetta olandese» di 15 metri che si è inabissata nel pomeriggio dopo aver «scuffiato» per il vento era in cantiere proprio domenica mattina per il tour sul lago che doveva finire rientrando proprio al cantiere Piccaluga dove la barca è ormeggiata. «Abbiamo capito che c’era qualcuno in difficoltà in mezzo al lago e siamo usciti subito in motoscafo», racconta Piccaluga. «Siamo arrivati nel punto dove erano presenti anche altri mezzi di soccorso che avevano appena recuperato alcuni naufraghi, fra i quali anche lo stesso Carminati. Della barca neppure l’ombra, ma in compenso era piano di relitti galleggianti, legname, e sedie, diverse sedie in legno. Una volta rientrati ci siamo accorti che alcune persone erano rientrati a nuoto al cantiere nautico di Lisanza».
L’incontro
Il Corriere della Sera di oggi svela il motivo legato alla presenza di agenti dei Servizi italiani e Israeliani sul Lago Maggiore: «Dopo incontri per lo scambio di documenti, gli israeliani avevano perduto l’aereo di ritorno e avevano deciso di prolungare la sosta per altri due giorni». E così avevano deciso di passare qualche ora a bordo di una nave per le piccole crociere sotto costa, forse con musica e una piccola festicciola a bordo. Poi, prima delle 19, il forte temporale e il naufragio avvenuto verso la costa lombarda, e i 4 morti. Dopo i fatti l’intera area è stata cinturata dai carabinieri che non consentivano a nessuno di raggiungere i due punti in cui erano concentrate le forze per i soccorsi: si tratta del cantiere nautico della Marina di Lisanza, dove sono arrivati a nuoto alcuni dei superstiti, e il cantiere Fratelli Piccaluga. A nessuno, fra i giornalisti presenti, è stato permesso di parlare con le persone arrivate a riva, sebbene alcune, la maggior parte, fossero in condizioni tali da venire semplicemente visitate sul posto e non ospedalizzate: in tutto 15 i medicati sul posto, mentre 5 sono finite in codice giallo in ospedale per l’ipotermia, e subito dimesse.
“Blackout“
Ma chi erano le altre persone presenti sulla barca? Da dove venivano? Chi stava festeggiando e che cosa? Se lo chiedono anche i giornalisti israeliani che si stanno occupando di questa storia, i quali lamentano un blackout informativo da parte delle autorità di Gerusalemme sul fatto. Lo stesso riserbo tenuto sui nomi da parte italiana poi venuto meno dopo il breve commento veicolato dall’Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica attraverso agenzie per esprimere il cordoglio seguito alla morte degli agenti Claudio Alonzi di 62 anni, e e Tiziana Barnobi di 53. Vittime a cui si aggiungono anche la moglie dello skipper, cittadina russa, Anna Bozhkova e lo 007 del Mossad, Shimoni Erez.
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