Gli infermieri “scappano” in Svizzera, la Lombardia chiede al Governo un’indennità di confine
Le statistiche presentate dall'Ordine delle professioni infermieristiche di Como e Varese indicano che negli ultimi tre anni, il 90% delle persone che hanno lasciato l'Italia per lavorare nel settore sanitario in Svizzera sono infermier

Per contrastare l’attuale esodo di professionisti sanitari che attraversano il confine per lavorare in Svizzera, il Consiglio regionale della Lombardia ha approvato all’unanimità una mozione urgente. Questo provvedimento chiede al Governo nazionale di prevedere un’indennità di confine o di attrattività per medici, infermieri e tutte le professioni sanitarie operanti nelle zone di confine logisticamente difficili da raggiungere e in cui c’è una carenza di personale.
La mozione sollecita anche un incremento della quota del fondo nazionale sanitario destinata alle regioni di confine e richiede l’accelerazione dei tempi per il rinnovo contrattuale del settore sanitario. Queste misure sono state promosse da tutti i capigruppo consiliari, primi firmatari del documento.
Le statistiche presentate dall’Ordine delle professioni infermieristiche di Como e Varese indicano che negli ultimi tre anni, il 90% delle persone che hanno lasciato l’Italia per lavorare nel settore sanitario in Svizzera sono infermieri, attratti da uno stipendio che in Svizzera è triplo rispetto a quello italiano. Il settore sociosanitario del Ticino impiega 16.000 dipendenti, di cui 4.300 sono frontalieri.
Nel solo 2021, 283 dipendenti dell’ASST Lariana hanno volontariamente rassegnato le dimissioni e almeno la metà di questi ha deciso di diventare frontalieri, lavorando stabilmente nel sistema sanitario svizzero.
Questa “emorragia” di personale sanitario ha destato preoccupazione. Il Consiglio regionale, con l’approvazione di questa mozione, mira a frenare tale esodo. L’istituzione e il riconoscimento di un’indennità di confine potrebbe convincere i professionisti sanitari operanti nei territori di confine a continuare a lavorare in Italia, garantendo così un presidio sanitario adeguato e costante.
Il Consiglio regionale della Lombardia insiste sulla necessità di agire rapidamente per affrontare questa crisi che minaccia la fornitura di servizi sanitari nel suo territorio e sottolinea l’importanza di mantenere un’assistenza sanitaria di qualità per i suoi residenti.
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