Processo Aspem Reti, in tribunale a Varese l’analisi delle fatture e degli appalti
Una parte “tecnica“ del procedimento che vuole fare chiarezza su alcuni lavori realizzati fra il 2014 e il 2016 alle piscine della Schiranna
Fatture e importi, lavori realizzati alle piscine della Schiranna e per i quali prima la Procura e poi il tribunale vuole vederci chiaro perché a carico degli imputati, tre, vengono ipotizzati i reati di “turbata libertà del procedimento di scelta del contraente“, di “falso“ e di “truffa“ che vedono coinvolti a vario titolo l’allora (2014-2016) amministratore unico di Aspem Reti Ciro Calemme, l’esecutore di alcuni lavori Matteo Sciretta (imprenditore edile) e il direttore dei lavori Giacomo Battiston. Così, dopo che nel processo dinanzi al Collegio ha sfilato il parterre di politici del peso del governatore lombardo Attilio Fontana e altri in qualità di testimoni, ora è il momento dei testi chiamati dalla parte civile (Comune di Varese) che oggi ha interpellato un professore di diritto amministrativo e avvocato.
L’esperto ha analizzato la componente tecnico-giuridica dei capi d’imputazione che si riferiscono alla condotta tenuta dalla società pubblica che avrebbe «agevolato surrettiziamente» l’imprenditore privato, aggirando così la normativa che ai tempi imponeva per importi superiori ai 40 mila euro e fino ai 200 mila euro la consultazione di almeno 5 operatori economici di settore, e non l’affidamento diretto per l’esecuzione di lavori per i quali nel triennio analizzato si sono concretati contabilmente in 5 fatture nel 2014 per un importo complessivo di 50.750 euro; 11 nell’anno successivo per 161.000 euro e 10 da 170.000 euro in totale per un ammontare di 10 fatture.
Una valutazione che spetterà al tribunale effettuare sulla base delle prove documentali prodotte durante il processo, nel quale non si è tuttavia evitato di parlare delle scelte anche di opportunità legate ai contratti di servizi legati ai diversi lavori alle piscine della Schiranna: il Consiglio di Stato (organo di rilievo costituzionale massimo giudice speciale amministrativo, in posizione di terzietà rispetto alla pubblica amministrazione) con una sentenza del 2008 scoraggiava gli affidamenti diretti come metodo di esecuzione dei lavori, in quanto, pur in assenza di illeciti, rischia di essere scelta più onerosa rispetto ad una gara al ribasso e con più partecipanti.
Considerazioni che hanno sfiorato le valutazioni di merito sulla gestione dell’azienda in house al Comune, elementi che nel processo dovranno però venir valutati solo sulla base delle responsabilità penali (e non delle strategie gestionali). Prossima udienza il 28 settembre con altri testi.
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