Viggiù
Con la mostra di Mario Raciti riapre a Viggiù il Museo Butti
Dopo un importante intervento di ristrutturazione degli spazi della storica residenza dello scultore viggiutese, al secondo piano di Casa Butti torna l’arte con la mostra monografica dedicata al pittore
Riapre il Museo Butti di Viggiù con una nuova sede, risultato di un importante intervento di ristrutturazione degli spazi della storica residenza dello scultore viggiutese, al secondo piano di Casa Butti. A inaugurarlo, sabato 16 settembre, dalle ore 17.30, sarà la mostra monografica dedicata al pittore Mario Raciti, curata dalla conservatrice di recente nomina Veronica Zanardi con Sandro Parmiggiani, autore del testo critico del primo catalogo de “I quaderni del Butti”, che da quarant’anni ormai frequenta l’artista, presentandolo in esposizioni personali a carattere antologico e che, qualche mese fa, ha curato la pubblicazione del Catalogo ragionato dell’opera pittorica.
In mostra tredici opere, sapientemente selezionate, dipinti su tela e su carta, che coprono un periodo di sessant’anni, dal 1962 al 2022, in cui enigmi e misteri continuano ad intrigare, ad affacciarsi. […] La ricchezza di quest’opera non cessa di essere sorgente di spunti e considerazioni, di collegamenti con la tradizione della pittura e con le stesse condizioni del vivere nei tempi difficili che essa ha attraversato e nei quali ha preso vita […] Mario Raciti è, da settant’anni ormai, un viaggiatore solitario nelle terre della pittura, un esploratore di orizzonti lontani di cui mai s’intravedono i confini, di visioni riaffiorate nella memoria e di anfratti, soprattutto dell’interiorità, nei quali lui si è inoltrato senza paura, con la levità di un fanciullo. D’altro canto, ci sono, nelle sue opere, echi, larve, affioramenti che ci fanno intuire che “qualcosa d’antico” sia andato ad annidarvisi, linfa segreta che non cessa di alimentarle, giacché lui conosce e frequenta, come già si è detto, la pittura, la letteratura, la filosofia e, last but not least, l’amatissima musica: tutte hanno contribuito, assieme alle vicende della vita, al farsi della sua “educazione sentimentale”. Per di più, i titoli dei cicli che ha sviluppato – Presenze-Assenze, Mitologia, Mistero, Why, I fiori del profondo, Una o due figure, Fonte – sono in un qualche modo criptici, se non addirittura aperti all’ossimoro di una sempre possibile opposta duplicità di interpretazione. La vecchia talpa simbolista – così intimamente amata da Raciti, che ha spesso rivendicato questa affiliazione spirituale – ha scavato nel corso dei lunghi anni in cui Mario ha praticato la pittura.
Mario Raciti è uno degli artisti più importanti dell’”astrazione significativa italiana.” E’ nato a Milano nel 1934; le sue prime esposizioni risalgono agli inizi degli anni ’50. Dai primi anni ’60, dopo una laurea in giurisprudenza e l’inizio dell’attività legale, si è dedicato professionalmente alla pittura. Da allora, le sue opere hanno superato il mezzo secolo “nella continuità di un’ossessione, propria dell’artista di ogni tempo, che lo porta, attraverso vari giochi della fantasia e dei momenti, a percorrere un mondo sempre aperto all’altrove, all’”oltre”. Espone dagli anni ’60 in moltissime gallerie private in Italia e all’Estero. Dalle figurazioni emblematiche degli anni ’60, alle “Presenze
assenze degli anni ’70, alle “Mitologie” degli anni ’80, ai “Mistero” degli anni ’90, esponendo in questi periodi in Istituzioni quali le Quadriennali di Roma, con le personali alla Biennale di Venezia, al P.A.C. di Milano, a Palazzo Magnani di Reggio Emilia, al Museo Diocesano di Milano, al MART di Rovereto, nonché sempre in personali, alla Casa del Mantegna di Mantova, a “Dècouvertes 92” a Parigi, a Palazzo Sarcinelli di Conegliano, al Chiostro si S. Domenico di Imola, alla Biblioteca Salita dei Frati di Lugano, al Morat Institut di Freiburg im B., al MAG di Riva del Garda, alla Permanente di Milano (con R. Casiraghi), al Palazzo del Broletto di Pavia (con M. De Maria) ecc. Raciti approda dagli anni 2000 ad una pittura, che ponendo il problema di soluzioni controverse, ne forza le contraddizioni portando l’immagine a una forza drammatica quanto trasognata. Sono recenti le indagini sulle crocefissioni: “Why”, dei “Fiori del Profondo” (Proserpina dall’Ade fa nascere i fiori sulla terra per comunicare colla madre Demetra) e ultimamente: “Una o due figure”, con i fiori divenuti dardi e la “non” descrizione di irraggiungibili amplessi. Nelle opere più recenti, le “Fonti”, flussi luminosi e oscuri prorompono tra i fondi bianchi, investendo figure e frammenti simbolici in un portentoso, definitivo turbinio.