Così ho distrutto il segreto bancario svizzero

Bradley C. Birkenfeld, il banchiere americano che rivelò il più grande caso di evasione fiscale al mondo, denunciando la banca per cui lavorava (Ubs), è stato ospite del Rotary Club Varese

banche

«Dove sta andando il mondo se non ci si può fidare nemmeno di un banchiere svizzero?» si chiedeva James Bond nel film “Il mondo non basta” uscito nelle sale cinematografiche nel 1999. Da lì a pochi anni a dare la spallata definitiva alla fiducia nel sistema finanziario elvetico ci pensò Bradley C. Birkenfeld, un banchiere americano al servizio di Ubs che con la sua denuncia contribuì a distruggere il segreto bancario svizzero.
Birkenfeld è stato ospite del Rotary Club Varese a Luvinate dove ha raccontato la storia, le ragioni e il significato della sua scelta. Un banchiere che denuncia la grande banca per cui lavora, a ben vedere, è una sorta di rimedio omeopatico: curo il male con l’aiuto di chi ha contribuito a cagionarlo. È già accaduto anche in altri contesti, per esempio: in quelli militare, industriale e politico. Sono quasi sempre degli insider o, meglio, dei whistleblower, cioè persone ben introdotte in un sistema e che vi lavorano all’interno, a rivelare alla collettività le verità indicibili nascoste da aziende, enti e organizzazioni.

LE BUGIE DI UBS
Birkenfeld, che all’epoca dei fatti – correva l’anno 2007 – viaggiava in Ferrari, pasteggiava a champagne ed era ospite sugli yacht e i jet privati dei suoi clienti miliardari, a un certo punto decise di cambiare rotta. A innescare la sua ribellione al sistema fu un rapporto interno della banca in cui si negava una prassi che invece era ampiamente consolidata. «Per gli stranieri andare in Svizzera e aprire un conto corrente non è illegale – sottolinea Birkenfeld – Il problema era che la banca andava a procacciare clienti e investimenti negli Usa anche se non poteva farlo e nel rapporto non lo dichiarava. Anzi, diceva che queste cose non venivano fatte. E così mi sono rivolto prima ai manager di riferimento, poi all’ufficio legale della banca e infine al consiglio di amministrazione dove ho detto: “Signori se continuate così, avrete un problema”».

Rotary club varese
da sinistra: Bradley Birkenfeld e Roberto Troian presidente Rotary Club Varese

IL CARCERE E IL PREMIO
La banca aveva mentito. Birkenfeld è un americano e agli americani le bugie non piacciono, soprattutto quando riguardano la cosa pubblica. Quella spudorata menzogna aveva incrinato il rapporto di fiducia tra il banchiere e il suo padrone, lavorando come un tarlo nella sua coscienza di cittadino, fino a sfociare in una denuncia pubblica alle autorità americane. Birkenfeld aveva scoperchiato un sistema corrotto che con l’evasione fiscale sottraeva risorse importanti alla comunità. Ubs all’epoca dei fatti aveva oltre 90mila correntisti – i clienti americani erano circa 52 mila – tra cui gli uomini più ricchi e potenti al mondo, con oltre venti miliardi di dollari depositati. È facile immaginare che la vita del banchiere americano, dopo la denuncia, non fu una passeggiata. Aveva pestato i piedi a poteri fortissimi e il sistema non tardò a presentargli il conto. Nonostante avesse aiutato il Tesoro americano a recuperare oltre 15 miliardi di dollari tra tasse evase e sanzioni, Birkenfeld venne condannato a 30 mesi di carcere per aver cospirato favorendo l’evasione fiscale di uno dei suoi clienti miliardari, Igor Olenicoff. Il banchiere ammise la sua colpa, affrontò il carcere e infine ricevette un lauto premio, 104 milioni di dollari, per aver contribuito all’accertamento della verità. Premio previsto da una legge americana, non ancora in vigore nel periodo in cui decise di denunciare Ubs.

IL SILENZIO DEI GOVERNI
Birkenfeld è rimasto colpito dal silenzio di molti governi, in particolare da quello americano e svizzero che avevano coperto questa situazione. «Questo regime fu tutelato perché erano coinvolti apparati degli Stati – spiega il banchiere -. Del resto la mancanza di volontà di denunciare quanto avveniva era data dal fatto che in quella banca c’erano i soldi degli uomini più potenti al mondo. È una partita che non riguarda certo i poveri».
Le cronache del Novecento raccontano di banchieri finiti impiccati sotto un ponte a Londra, a Birkenfeld, per fortuna, è andata meglio.
Questa storia, che ha segnato la fine di un’epoca, è diventata un libro pubblicato da RaiEri dal titolo “Il banchiere di Lucifero”, tanto per ricordare che il denaro altro non è che lo sterco del diavolo.
«Sia ben chiaro: io sono il banchiere, Lucifero è Ubs» conclude sorridendo Birkenfeld.

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 22 Settembre 2023
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