All’ospedale di Tradate mancano infermieri: “Non utilizzateli per il trasporto dei pazienti in sala operatoria”
L'incontro organizzato al Galmarini dalla Fials ha messo sul tavolo un problema che all'ospedale di Varese è stato risolto reclutando personale esterno. CRiticato anche il ricorso ai turni di 12 ore
Assemblea sindacale all’ospedale Galmarini di Tradate dove la Fials ha incontrato gli infermieri per ascoltare le criticità. La carenza del personale infermieristico ha riportato l’organizzazione dei turni su 12 ore. Si tratta non della normalità ma di situazioni tampone, spesso per coprire assenze improvvise.
Dal confronto è emersa chiaramente la necessità di interventi strutturali e incisivi. La carenza di infermieri è un tema che interessa tutta la sanità nazionale e che vive anche la Sette Laghi. Nell’ultimo concorso per personale infermieristico bandito dall’Asst sette Laghi, dei 91 che hanno presentato domanda, si sono presentati 47 concorrenti di cui 45 idonei. Al termine delle prove la graduatoria stilata ha visto 39 idonei di cui alcuni già lavorano in azienda. La Sette Laghi ha sempre aperto bandi di diverso genere per assumere tutte le figure professionali presenti, ma la scarsità rende problematica coprire il fabbisogno che, stando ai dati di Fials, sarebbe di 280 infermieri.
Viste le criticità, i lavoratori e la Fials hanno chiesto di rivedere l’organizzazione del lavoro: «In una quadro di carenza di professionisti sanitari (in particolare di personale infermieristico) – commenta in una nota il segretario generale territoriale Santo Salvatore – non si coglie la ratio di “utilizzare” questi professionisti per i trasporti dei degenti da e per le sale operatorie del presidio di Tradate. Tale modalità operativa non solo depaupera il numero di professionisti che erogano assistenza nelle UU.OO. chirurgiche (con conseguente contrazione della qualità assistenziale) ma determina, a parere della scrivente , un utilizzo improprio delle risorse e il demansionamento dei professionisti. Né può essere addotta a motivazione plausibile e accettabile la garanzia dei “trasporti in sicurezza”. Se così fosse dovremmo dubitare della liceità e sicurezza del modello organizzativo adottato al “Circolo” dove i trasporti sono assicurati principalmente da una squadra di operatori non qualificati dipendenti da una ditta in appalto.
Dato per certo che gli esiti delle analisi del rischio condotte per i trasporti del “Circolo” hanno portato alla definizione di un modello organizzativo che preservi la presenza dei professioni nelle unità di cura, non si capisce perché, in un presidio dove il case mix dei interventi chirurgici è evidentemente a rischio inferiore, non si possa adottare il medesimo modello organizzativo, riducendo il disagio sia per l’UO chirurgica che per il personale del blocco operatorio. Si chiede pertanto di procedere (come più volte richiesto dalla scrivente O.S.) all’estensione dell’appalto dei trasporti anche ai presidi periferici.
Altra problematica emersa è il ricorso “allegro” alla copertura del turno in caso di assenze improvvise non con il richiamo in servizio di operatori di riposo ma ricorrendo al turno di 12 ore».
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