18 lupi abbattuti in Svizzera. Il vero lupo è dentro di noi
Proteggere il lupo è un’opportunità di auto-riflessione collettiva che ci interroga sul nostro posto nel pianeta, abbracciando la coesistenza anziché la dominazione
La notizia. In Svizzera, dal 1° dicembre 2023, i Cantoni hanno ottenuto il permesso di “regolare preventivamente” i 30 branchi di lupi noti per ridurre i danni delle predazioni. L’Ufficio federale dell’ambiente ha autorizzato l’abbattimento completo di 13 branchi e fino al due terzi dei cuccioli di altri sei branchi su richiesta di Grigioni, Vallese, Vaud, San Gallo e Ticino. Tuttavia, non è stata accettata la richiesta del Canton Ticino di abbattere un intero branco senza predazioni recenti. Nel Cantone Vallese, sono stati abbattuti 17 lupi in 18 giorni, sollevando preoccupazioni sulla sottostima del numero di lupi per branco. L’obiettivo è limitare la crescita della popolazione senza compromettere la loro sopravvivenza, con la caccia consentita solo a guardacaccia o cacciatori specializzati.
La riflessione. L’approvazione di politiche per gestire i lupi si intreccia con la lunga storia umana di difendersi attraverso il controllo e la soppressione delle presunte minacce. Questo approccio, spesso violento, è radicato nella paura del selvaggio, spingendo l’umanità a dominare la natura. Il lupo, simbolo ancestrale di libertà, diventa il fulcro di questa narrazione sul desiderio umano di difendersi dalla natura e dai propri simili. La storia è una successione continua di agiti verso l’altro da sè, giustificati in nome di sicurezza e controllo. La difesa del lupo va oltre la biodiversità; richiama la necessità umana di sfidare la percezione di superiorità, esplorando il nostro ruolo nel fragile equilibrio della vita sulla Terra. Proteggere il lupo è un’opportunità di auto-riflessione collettiva che ci interroga sul nostro posto nel pianeta, abbracciando la coesistenza anziché la dominazione.
La storia. Questa riflessione porta alla memoria la storia dell’elefante incatenato, di Jorge Bucay, psicologo e scrittore argentino. “Quando ero piccolo adoravo il circo, ero attirato in particolar modo dall’elefante che, come scoprii più tardi, era l’animale preferito di tanti altri bambini. Durante lo spettacolo faceva sfoggio di un peso, una dimensione e una forza davvero fuori dal comune… ma dopo il suo numero, e fino ad un momento prima di entrare in scena, l’elefante era sempre legato ad un paletto conficcato nel suolo, con una catena che gli imprigionava una delle zampe. Eppure il paletto era un minuscolo pezzo di legno piantato nel terreno soltanto per pochi centimetri. E anche se la catena era grossa mi pareva ovvio che un animale del genere potesse liberarsi facilmente da quel paletto e fuggire. Che cosa lo teneva legato? Chiesi in giro a tutte le persone che incontravo di risolvere il mistero dell’elefante; qualcuno mi disse che l’elefante non scappava perché era ammaestrato… allora posi la domanda ovvia: “Se è ammaestrato, perché lo incatenano?” Non ricordo di aver ricevuto nessuna risposta coerente. Con il passare del tempo dimenticai il mistero dell’elefante e del paletto. Per mia fortuna qualche anno fa ho scoperto che qualcuno era stato tanto saggio da trovare la risposta: l’elefante del circo non scappa perché è stato legato a un paletto simile fin da quando era molto, molto piccolo. Chiusi gli occhi e immaginai l’elefantino indifeso appena nato, legato ad un paletto che provava a spingere, tirare e sudava nel tentativo di liberarsi, ma nonostante gli sforzi non ci riusciva perché quel paletto era troppo saldo per lui, così dopo vari tentativi un giorno si rassegnò alla propria impotenza. L’elefante adulto non scappa perchè crede di non poterlo fare: sulla sua pelle è impresso il ricordo dell’impotenza sperimentata, il ricordo di quella catena che nonostante i profusi sforzi non riusciva a rompere”. Come l’elefante legato da una catena fin da piccolo, spesso ci limitiamo a causa di paure radicate, dimenticando la nostra potenza di cambiare e sfidare le nostre convinzioni limitanti.
“Frate lupo, tu fai molti danni in queste parti, ed hai fatti grandi maleficii, guastando e uccidendo le creature di Dio, senza sua licenza: e non solamente hai uccise e divorate le bestie, ma hai avuto ardire d’uccidere gli uomini, fatti alla immagine di Dio; per la qual cosa tu degno se’ delle forche come ladro e omicida pessimo; e ogni gente grida e mormora di te, e tutta questa terra t’è nemica. Ma io voglio, frate lupo, far la pace fra te e costoro; sicchè tu non gli offenda più, ed eglino ti perdonino ogni passata offesa, e nè li uomini nè li cani ti perseguitino più. Frate lupo, dappoichè ti piace di fare e di tenere questa pace, io ti prometto, che io ti farò dare le spese continuamente, mentre che tu viverai, dagli uomini di questa terra, sicchè tu non patirai più fame; imperciocchè io so bene che per la fame tu hai fatto ogni male”, San Francesco.
(foto: lifewolfalps)
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