Volontari cercansi per tenere aperta la Chiesa di Sant’Antonio alla Motta di Varese
Firmato dal professore Andrea Spiriti e da un gruppo di docenti dell'università dell'Insubria, racconta tutti gli aspetti storici e artistici di un edificio e di un’epoca, quella a cavallo fra Barocco e Rococò
«Lasciare aperti questi luoghi è rischioso ma se trovassimo l’aiuto di volontari, come è avvenuto con Italian Nostra per il Battistero, potremmo restituire alla città un patrimonio di grande valore». È questo l’augurio che Monsignor Panighetti ha condiviso nel corso della presentazione del volume edito da Italia Nostra che racconta la storia artistica e architettonica della chiesa dedicata a Sant’Antonio Abate, presentazione avvenuta nel tardo pomeriggio di martedì 19 dicembre al Castello di Masnago.
Il professor Andrea Spiriti, docente dell’Università dell’Insubria, insieme agli altri autori della pubblicazione, professoresse Laura Facchin e. Beatrice Bolandrini e al docente universitario Massimiliano Ferrario, ha spiegato il lavoro di indagine relativo all’edificio sottoposto a restauro nel 2008.
Dopo aver raccontato il Battistero di San Giovanni, sempre in un volume pubblicato da Italia Nostra, il professor Spiriti ripercorre la storia di un edificio e di un’epoca, quella a cavallo fra Barocco e Rococò, che per la nostra città è stata particolarmente importante. Inizialmente costruita fuori dalle mura, la chiesa fu sottoposta a restauro alla fine del XVI secolo dall’architetto Giuseppe Bernasconi per volere del Cardinale Carlo Borromeo. La facciata è sobria, con un portone d’ingresso e due portali laterali; sulla sinistra si trova la statua del Santo, protettore degli animali.
Il docente di Storia dell’Arte dell’Insubria ha sottolineato i collegamenti con San Vittore e il Battistero e la visione urbanistica dell’epoca medievale di cui si conosce poco. Il professor Spiriti si è soffermato sulla facciata e sul valore che aveva sulla via Carrobio che, all’epoca, era decisamente più lunga, dato che non era ancora stata realizzata piazza Monte Grappa. Ha spiegato la ragione del caratteristico orientamento Nord-Sud al posto del tradizionale Ovest-Est. Ha sottolineato i segni dell’ingegno del Bernascone che si ritrovano nella chiesa della Motta così come nelle cappelle, nella chiesa di Santa Maria del Monte o nel campanile di San Vittore.
Gli affreschi, le statue di terracotta dei santi anacoreti che abbelliscono le nicchie, il coro ligneo, l’abside esposta a sinistra: sono tanti gli elementi caratteristici di una chiesa cara ai varesini e che fa parte del patrimonio cittadino, ora raccontato nel volume realizzato da Italia Nostra con il sostegno della Fondazione Comunitaria del Varesotto, Fondazione Ubi, Rotary Club Varese Verbano e Zurich Bank.
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