Braccia tese dopo il sì: polemiche per il matrimonio con saluto fascista nel cortile del Comune di Varese
A convolare a nozze era un militante del noto gruppo di Azzate che si ispira apertamente all’ideologia nazifascista
Il saluto romano dal balcone di palazzo Estense e poi tutti in posa col braccio teso e cori da stadio nel cortile dei giardini Estensi, vestiti di nero e con la “divisa skinhead” d’ordinanza, con bomber e jeans.
Sta facendo molto discutere il matrimonio celebrato sabato 3 febbraio nella sala matrimoni del Comune di Varese, dove di norma vengono celebrati i riti civili: una sala elegante che si affaccia sul cortile interno e sui giardini simbolo della città di Varese.
A convolare a nozze era un militante del noto gruppo di Azzate che si ispira apertamente all’ideologia nazifascista. Il siparietto “nostalgico” è andato in scena, così documentano alcuni filmati realizzati da passanti, nello spazio esterno del comune al termine della cerimonia.
La sala di norma viene concessa previa richiesta degli sposi e la presentazione della normale documentazione matrimoniale presso gli sportelli del Comune.
Le reazioni
«Siamo indignate ed indignati da quanto abbiamo visto accadere sul balcone principale del Comune di Varese .- hanno commentato le due segretarie del PD, Alice Bernardoni segretaria provincia di Varese
Manuela Lozza, segretaria Varese città – il balcone, che di solito ospita gesti d’amore, è stato usato per fare il saluto romano alla folla, memoria di una delle pagine più nere della nostra storia. Il comune di Varese, da sempre caratterizzato da una fortissima attività antifascista, messo alla prova per incrinare questa vocazione, per marchiare il territorio? Non sarà possibile! La Cassazione ha detto che non è reato, ma noi democratiche e democratici restiamo convinti e convinte che richiami di stampo nostalgico verso il ventennio manchi di rispetto a tutti noi, a partire da coloro che l’hanno vissuto e preferiamo di gran lunga vedere baci e lanci di bouquet da quel balcone.
Perché l’Italia antifascista. Perché Varese è antifascista».
«Sono trascorsi solo pochi giorni dalla cerimonia indimenticabile del 26 gennaio a Palazzo Estense per la
commemorazione del giorno della memoria, con la partecipazione di una grande delegazione di studenti e
oggi abbiamo saputo dai media una notizia sconcertante – è invece il commento della presidente di ANPI Provinciale Ester de Tomasi – A lato del portone di palazzo Estense sono posate quattro pietre d’inciampo dedicate a quattro deportati assassinati nei campi di sterminio. Nella stessa cornice della prestigiosa sede del Comune di
Varese, il 3 febbraio scorso è andata in onda una scena grottesca: celebrazione di un matrimonio in cui è stato
delegato come officiante Alessandro Limido, Presidente della Comunità militante dei Dodici Raggi, con la
partecipazione di un gruppo di persone vestite di nero e, ciliegina sulla torta, un saluto romano del novello
sposo affacciato sul cortile d’onore. Non possiamo rimanere indifferenti e in silenzio per questo vergognoso atto che sporca la Costituzione e la Repubblica, proprio nella casa comune di ogni cittadino di Varese. Chiediamo quindi ufficialmente alle Istituzioni di fare chiarezza su quanto è avvenuto. Chiediamo inoltre l’identificazione di tutti coloro che in questo contesto si sono esibiti nel saluto romano e alla magistratura di aprire un’indagine per la violazione delle leggi Scelba-Mancino».
«È stato un brutto spettacolo e giustamente tantissimi cittadini ce l’hanno segnalato. Da subito hanno iniziato a girare foto e video dell’accaduto. Proprio mentre noi all’interno del Comune stavamo lavorando, nel cortile è andata in scena una pagina indegna di una città che si riconosce nei valori dell’antifascismo – ha commentato invece Maria Grazia D’Amico, consigliera comunale di Varese per il gruppo Collettiva – Dato il clima sociale nel quale siamo precipitati bisognerebbe evitare di dare occasioni pubbliche a questi personaggi. Quando nel maggio dell’anno scorso con Collettiva* abbiamo organizzato una partecipatissima piazza antifascista avevamo proprio messo in guardia dal rischio di normalizzare certi comportamenti. Permettere che il capo del gruppo neo-nazista indossasse la fascia tricolore della Repubblica nata dalla Resistenza andava evitato. Non è mai innocuo lasciare spazio a simili manifestazioni perché non sono mai solo commemorative o celebrative».
«Quanto accaduto al termine della celebrazione a Palazzo Estense è inaccettabile e invito le forze dell’ordine a fare piena chiarezza su quanto avvenuto, individuando al più presto i responsabili e avviando le necessarie azioni penali – spiega il sindaco di Varese, Davide Galimberti, in una nota (Qui il testo completo) sui fatti accaduti sabato a Palazzo Estense – Nello specifico devo però precisare che la persona che ha celebrato il matrimonio, per l’ordinamento del nostro Paese, aveva i requisiti per officiarlo. Anzi, il Comune ha effettuato attività istruttorie ulteriori perchè gli uffici comunali non si sono accontentati della semplice autodichiarazione dei requisiti. La celebrazione dunque è avvenuta secondo quanto la legge stabilisce e alla presenza di personale delle forze dell’ordine».
Sul caso commenta anche il gruppo del Movimento 5 Stelle territoriale e provinciale di Varese: «Gravissimo quanto è successo sabato 3 febbraio presso la sala cerimonie ufficiali del Comune di Varese dove, secondo quanto si apprende da notizie di stampa, è stato officiato un matrimonio “in stile neonazista”, con tanto di saluto romano dal
balcone che si apre sui Giardini Estensi – scrive la nota M5S – Il M5S territoriale e provinciale di Varese condanna fermamente quanto avvenuto e afferma con forza che qualsiasi atteggiamento di vicinanza verso regimi dittatoriali e sanguinari, che tanto male hanno fatto al popolo italiano e anche al nostro territorio, non può essere tollerato. Ancor più grave perchè successo a pochi giorni dalle celebrazioni in Salone Estense del Giorno della memoria e a pochi passi sia dall’ufficio di Calogero Marrone, Giusto tra le Nazioni, che dalle pietre d’inciampo che ricordano i varesini deportati nei campi di concentramento. Auspica che le Autorità preposte facciano luce al più presto su come sia stato possibile che tutto questo sia accaduto».
«A Varese si è verificato un nuovo episodio di apologia del fascismo, con saluti romani da parte degli sposi e degli invitati a un matrimonio celebrato nella sede del Comune. La cerimonia è stata officiata da Alessandro Limido, leader del gruppo neonazista Do.Ra. – commentano Marco Berteotti e Elena Gamba, portavoce di Varese Possibile e Walter Girardi Cattaneo del Comitato Scientifico Nazionale di Possibile -. Possibile Varese condanna fermamente questo atto, che rappresenta una grave offesa ai valori democratici e antifascisti su cui si fonda la nostra Repubblica. La svastica e il saluto romano non sono simboli nostalgici, ma manifestazioni di odio, intolleranza e discriminazione che non possono trovare spazio nella nostra società. È inaccettabile che un gruppo come Do.Ra. possa continuare a operare indisturbato sul territorio varesino, diffondendo la propria propaganda di odio. Le autorità competenti devono intervenire con fermezza per contrastare questo fenomeno preoccupante. Possibile Varese si impegna a tenere alta l’attenzione su questa vicenda, e continuerà a battersi per una società libera da fascismi e nazismi».
«È una vergogna inaccettabile che in un palazzo che è sede istituzionale venga messa in scena una celebrazione in stile neofascista con invitati in “uniforme” che ostentano saluti romani e cori fascisti – commenta Fabrizio Baggi, segretario regionale Partito della Rifondazione Comunista / Sinistra Europea – Lombardia, Comitato promotore Unione Popolare Lombardia -. È successo a Varese, dove sabato 3 febbraio un esponente dei DO.RA. – Comunità militante dei dodici raggi di Azzate (sedicente associazione culturale che si ispira apertamente ai principi del nazionalsocialismo) si è spostato nella sala dei matrimoni del Comune con cerimonia officiata con rito civile dal leader dei Do.Ra, Alessandro Limido – già condannato per reato di aplologia di fascismo – quel che è peggio delegato dal sindaco Davide Galimberti di area PD. Al termine della cerimonia – come era prevedibile data la natura e la storia recente della sedicente associazione – gli sposi affacciati sul balcone di Palazzo Estense hanno salutato gli invitati o col braccio teso in avanti. Saluto fascista replicato anche nel cortile d’onore dai militanti riuniti per le foto di rito. Ci chiediamo cosa si aspettasse di diverso il sindaco dem concedendo quella “delega” a un personaggio con la storia di Limido. Capita che la politica richieda scelte coraggiose, soprattutto se si ricoprono ruoli nelle istituzioni democratiche e si è giurato sulla costituzione, Galimberti non ha avuto questo coraggio e ora si scusi con la cittadinanza che ha dovuto subire questo oltraggio».
«Sta suscitando indignazione il recente episodio di militanti di Do.Ra, associazione dichiaratamente nazista, che hanno chiuso una cerimonia di matrimonio tenuta nel Comune di Varese con saluto romano da parte del marito a cui dal cortile ha risposto una quindicina di militanti con il saluto romano di gruppo. Recentemente la Cassazione a sezioni riunite ha stabilito che il saluto romano è reato. Ma solo se accompagnato dalla volontà di ricostituire il disciolto partito fascista. In questa fattispecie potrebbe rientrare questo ultimo atto
fra i numerosi perpetrati in precedenza dal gruppo Do.Ra: dal sistematico posizionamento di croci runiche al
sacrario del San Martino, alle scritte apparse lungo la strada provinciale Varese Vergiate, ai continui tentativi di impedire presentazioni di libri nel comune di Azzate dove recentemente ha aperto una sede, alla provocazione intimidatoria nei confronti dell’amministrazione comunale e dei cittadini di Azzate in occasione della celebrazione della Liberazione il 25 Aprile dello scorso anno. La «chiamata del presente», «il saluto romano» rientrano nella legge Scelba laddove, date le circostanze, siano idonei “a integrare il concreto pericolo di riorganizzazione del disciolto partito fascista, vietata dalla XII disposizione transitoria e finale della Costituzione”. L’associazione Do.Ra., che si dichiara apertamente nazista, già indagata dalla magistratura, continua nel tentativo di controllo del territorio che i suoi militanti ritengono “Casa loro”, ponendosi per ciò stesso fuori dalla nostra Costituzione nata dalla Resistenza. Si tratta in questo caso di espressioni non individuali ma con più persone che possono essere interpretati come ricostituzione del partito fascista. ANPPIA (Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti) fondata da Pertini e Terracini nel 1948, rifacendosi all’antifascismo nella dittatura del ventennio CHIEDE che la magistratura e le forze dell’ordine intervengano in applicazione alla Costituzione che vieta la ricostituzione del partito fascista e SI UNISCE al coro di protesta della società civile, delle istituzioni, dei partiti democratici, delle organizzazioni dei lavoratori e RICHIAMA la necessità di un intervento unitario per isolare i provocatori fascisti che vogliono riproporre teorie deliranti e metodi squadristi che la storia d’Italia e d’Europa ha decisamente archiviato il 25 Aprile del 1945».
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