Centro Diurno Disabili a Gallarate, “la chiusura non è la soluzione”
Tra un anno il servizio dovrebbe chiudere, a bilancio sono state tolte le risorse, l'amministrazione sta pensando a "soluzioni alternative". Le opposizioni hanno presentato una richiesta di discuterne in commissione
«Sul destino del Centro Diurno Disabili servono risposte, per questo abbiamo chiesto un aggiornamento in commissione». Lo dicono i consiglieri comunali del Pd, che insieme alle altre forze di opposizione (le civiche Città è Vita e Silvestrini Sindaco) hanno presentato mercoledì la richiesta di convocazione della competente commissione Servizi Sociali.
Il caso era scoppiato sul finire del 2023, con la presentazione del bilancio previsionale. In cui la dotazione viene drasticamente ridotta a partire dal 2025. «Ad oggi è prevista la chiusura del Centro Disabili da febbraio 2025», ricorda il capogruppo Pd Giovanni Pignataro. «L’assessore Allai si era impegnata a trovare risposte, noi riteniamo impensabile che Gallarate non preveda un proprio centro disabili e debba confidare solo nei servizi presenti in altri Comuni». Nell’autunno scorso dall’amministrazione Cassani si era parlato anche di una «partnership pubblico-privato, che coinvolgerebbe «ex struttura ecclesiastica», su cui non erano stati forniti ulteriori dettagli.
Ora manca un anno alla conclusione del contratto di gestione del Centro Diurno Disabili comunale e quindi le opposizioni tornano alla carica. Il tema è stato richiamato in commissione lunedì scorso da Massimo Gnocchi (Obiettivo Comune Gallarate), «l’assessora ha risposto che ci stanno pensando» dice Silvestrini. «Noi pensiamo che possiamo dare un contributo e che si deve aprire un dibattito per trovare una soluzione»
Le opposizioni mantengono l’idea che si debba mantenere una presenza pubblica («la soluzione non può contemplare la chiusura del centro disabili nella nostra città») e che siano spazi di confronto: «Sappiamo da alcune famiglie che il sindaco ha svolto dei sopralluoghi con alcune persone, dopo il voto in consiglio comunale» continua Silvestrini. Un dibattito che potrebbe includere anche la possibilità di ripensare gli spazi, visto che uno degli elementi emersi erano i limiti della attuale struttura posta in via Canova, che ha alcuni oggettivi limiti (ad esempio mancano un giardino e spazi all’aperto utilizzabili).
«Auspichiamo che ridiventi un tema all’ordine del giorno, e non a scelte fatte. La nostra non è una battaglia di parte ma nell’interesse della nostra città, delle persone disabili e delle famiglie» concludono Pignataro, Silvestrini e Lauricella.
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