Il processo per l’incidente in Valganna nel 2018: “Quel guardrail era pericoloso”
Salvo per miracolo l’uomo alla guida. L'auto finita contro la barriera metallica che come un dardo è entrata nelle lamiere dell’Alfa
Il rettilineo nel buio, l’auto che precede di colpo rallenta («c’era un animale»), la decisione di sorpassare per scartare di lato. Ma c’è una collisione fra veicoli. Risultato: l’Alfa che ha sorpassato finisce contro un guardrail che entra letteralmente nella macchina, una Giulietta, la “apre“ come una scatola di sardine e sfonda il volto del conducente, salvo per miracolo dopo un mese e mezzo di ospedale.
Oggi per quell’incidente sono imputati, a vario titolo, per “lesioni stradali“ dipendenti e funzionari di Anas (5), responsabile secondo l’accusa della tratta incriminata. Siamo in Valganna, lungo la strada statale 233 all’altezza del chilometro 58 e 700 quasi di fronte alla località San Gemolo. Il fatto è avvenuto attorno all’una di notte del 5 agosto 2018 e ha visto coinvolti due veicoli, con altrettanti feriti: una donna di 32 anni e un uomo di 34 soccorsi da altrettante ambulanze della Croce Rossa di Luino e della Valceresio.
Oggi il più grave dei feriti in quell’incidente si è costituito parte civile per le lesioni subite nello schianto contro quella barriera: un fatto che andrà provato nel corso del dibattimento (è assistito dall’avvocato penalista di Varese Caterina Monestier) e per il quale la parte offesa è già stata ascoltata in udienza dal giudice.
L’uomo, che a margine dell’udienza e fuori dall’aula di giustizia ha raccontato quanto avvenuto, era accompagnato dalla moglie che quella sera stava anch’essa rincasando: «L’auto di mio marito era così devastata dall’urto contro il guardrail metallico da essere irriconoscibile. Una volta arrivata a casa sono stata avvisata da un parente di quanto era successo e sono tornata sul posto: non mi ero resa conto che in quel groviglio di lamiere ci stava mio marito».
L’uomo è stato ricoverato in codice rosso prima a Varese, poi all’ospedale di Como dove ha subito diversi interventi di ricostruzione maxillo facciale. Nel frattempo venne aperto un fascicolo in Procura e si è arrivati al processo; la magistratura ha disposto una perizia sulla barriera stradale («da cui emerge che il guardrail non era a norma», sostiene il difensore di parte civile), e il procedimento penale è arrivato nella fase dibattimentale in cui verranno ascoltati i testimoni, fra cui gli operanti dell’Arma che quella sera rilevarono l’incidente.
In seguito al sinistro nel tratto interessato il guardrail è stato sostituito con un modello dai profili addolciti con l’applicazione di intarsi in legno. Secondo il difensore di parte civile la barriera contro la quale l’auto ha impattato terminava con una parte metallica tronca, invece di avere un tratto finale “arrotondato“, e più sicuro in caso di scontro con un veicolo.
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