“Percorsi personalizzati e fiducia nel futuro: così Enaip accompagna i suoi ragazzi”
Il direttore di Enaip Lombardia Colombo racconta la storia missione del centro di formazione professionale dove non si lascia indietro nessuno. "Noi facciamo la nostra parte ma, a volte, ci sentiamo soli"
Fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce. È la frase che spesso riassume il concetto di notizia giornalistica. Una caduta che cristallizza un attimo e si dimentica che è la foresta che compone un territorio, lo caratterizza, ne è la sua ricchezza. Da ieri Enaip Varese sotto i riflettori a causa di un fatto di cronaca nera. Un brutto episodio che, di colpo, cancella il lungo e appassionato lavoro che quotidianamente avviene in quelle classi.
« Qui i ragazzi sono persone e non numeri – spiega il direttore di Enaip Lombardia Giovanni Colombo – i nostri istituti hanno una popolazione media di circa 300 alunni, quindi comunità piccole dove è normale conoscersi tutti e avere attenzioni per ciascuno. In questo modo arginiamo la dispersione, sosteniamo la crescita, creiamo un futuro a ciascuno di loro. Poi ci sono i casi più fragili, ragazzi con certificazioni ma anche, semplicemente, giovani con difficoltà economiche o famigliari, i BES o i DSA. Per loro, l’attenzione del nostro personale è ancora più mirato».
La storia di Enaip è ricca di storie di affiancamento verso l’ingresso nella società: « Il nostro sistema regionale è un modello che permette di costruire percorsi personalizzati, direi sartoriali, in accordo con la famiglia. In base alle aspettative del ragazzo si arriva a un patto educativo, condiviso con la famiglia e l’azienda dove il giovane svolge attività di tirocinio e stage. Sono esperienze comunque tutelate dalla supervisione dei due tutor: uno della scuola e uno aziendale. Poi ci sono i rientri, durante lo stage, in cui si assesta il piano per renderlo più in linea con gli obiettivi finali».
È un impegno costante: « I miei collaboratori ci mettono grande passione perchè vedono nel traguardo un bene individuale ma anche collettivo. Il successo di ciascun ragazzo è un successo dell’intera società».
Ma è proprio questo importante obiettivo finale che, spesso, sfugge alla società: « I ragazzi sono a scuola dalle 8 di mattina fino alle 14 o alle 16.30, per otto mesi all’anno. Poi, però, questi giovani vivono nella società. Ma la società cosa fa per farsene carico? Ritengo che i modelli del social e dei media non comprendono fino in fondo questo ruolo. I messaggi che si vedono sono speso controproducenti».
Enaip, come la scuola in generale, è una delle agenzie educative, spesso lasciata sola al fianco dei ragazzi: « La scuola andrebbe sostenuta dalla famiglia che è il primo ambiente dove si cresce. I fondi a disposizione sono limitati. Ne avessimo di più prenderemmo più educatori, più tutor, più docenti per dare tutte le risposte, gli strumenti e il supporto che i nostri giovani avrebbero bisogno. La formazione professionale viene a torto ritenuta una scuola di serie B, invece noi facciamo un lavoro eccellente, non li abbandoniamo mai, non li lasciamo soli. Recuperiamo chi è sfiduciato, chi non ci crede più e restituiamo i sogni, l’entusiasmo avvicinandoli al lavoro. I miei collaboratori lavorano oltre l’orario di lavoro per essere certi che i ragazzi non si sentano mai soli. D’altra parte, questo è un lavoro che fai con passione, altrimenti sei solo un mestierante».
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