Una riflessione e l’augurio di buon impegno per i candidati di Malnate

La riflesione di Mauro Sarasso, da molti anni presidente della consulta sociale malnatese

municipio malnate comune

Riceviamo e pubblichiamo integralmente la riflessione di Mauro Sarasso, presidente della Consulta Sociale di Malnate, riguardo le prossime elezioni amministrative

La Malnate che vorrei e che avrei voluto vedere in questi ultimi 5 anni
di Mauro Sarasso , da innumerevoli anni presidente della Consulta Sociale  

Primavera 2024: 

Ai candidati delle varie liste, agli elettori di oggi.  

Cinque anni fa, c’era forse euforia, goliardia, entusiasmo. 

Poi abbiamo avuto cinque anni di battaglie: covid, guerre, politiche mondiali fallimentari cosi come  il negazionismo, il complottismo che hanno contribuito a minare i valori della convivenza.  

A causa di ciò, ho osservato che in questi 5 anni, nella nostra città, sono venuti meno il desiderio e poi la volontà di essere vera comunità. Forse anche noi siamo stati travolti dalla negatività che ci circondava. La ragione? Forse non eravamo troppo saldi nei valori fondamentali necessari per essere coalizioni vere, dove  ognuno e ciascun gruppo lascia andare un po’ del proprio sé e della propria visione individuale per  diventare parte viva e sostegno al gruppo che, per scelta dichiarata, voleva “prendersi cura del ben  essere degli altri”.  

La Democrazia, ancora se fragile, che stenta a maturare, è però, da vari lustri, chiamata “il governo  del popolo, dal popolo, per il popolo”. Personalmente ho sempre preferito considerare la  democrazia come: “il governo dei fratelli, dai fratelli, per i fratelli”.  Sì, Fratelli che dovrebbero e potrebbero concorrere e cooperare per il bene comune, moltiplicare  l’amore e la cura del ben essere degli altri. 

I Valori portanti delle nostre comunità dovrebbero essere: la regola aurea che afferma “non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te, e fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te” o anche il  “Non giudicate, per non essere giudicati”. Purtroppo questi “fratelli” hanno litigato e ancora litigano. C’è contrapposizione tra loro, quasi  sempre si trattano da avversari, a volte anche da nemici. Si rincorre spesso e solo il primeggiare,  spesso è il “fuoco amico” che impedisce o distrugge sia la bellezza della cooperazione che lo stare  insieme. 

In queste situazioni mi sento sempre chiedere: TU DA CHE PARTE STAI?  

Io rispondo sempre che sto con le persone che hanno “il sentimento, l’amore ed il cuore di  genitori” che soffrono nel vedere la divisione dei loro figli, perché osservano questi fratelli che  non sanno essere all’altezza del loro ruolo, che non vogliono crescere, che si pavoneggiano per  quello che sono, che non si guardano dentro come dovrebbero fare, che non sanno comprendere che il bene ed il meglio emergono sempre e solo nell’operare con gli altri, nel comprendere e nel  valorizzare il bene che è nell’altro, nel lasciarsi arricchire non solo dall’idea che hanno dentro loro  stessi, ma dal bene che scaturisce dal confronto con l’opposto che è negli altri e che gli altri ci  possono dare o far notare.  

La giustificazione, che spesso viene innalzata a valore, è “Hanno sempre fatto cosi” ! Guarda  cosa fanno a “livello Regionale, Nazionale” ecc. 

La “democrazia vera”, per continuare a vivere e progredire, deve volare alto, sulla base di valori  veri e forti, ma può diventare concretezza solo partendo dal basso, dai cittadini e dai loro  rappresentanti che fanno propri tali valori e li concretizzano in azioni e relazioni.  Il cambiamento parte dal basso, dalla base. “Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo” diceva  il Mahatma Gandhi.  

L’esempio deve venire, deve essere manifestato ed espandersi dai comuni, dalle città, su, su fino alla nazione. Dobbiamo crederci e volerlo. Dobbiamo insistere e lavorare sodo perché sappiamo che il  cambiamento non avviene automaticamente.  

La storia, per secoli ci ha presentato solo governi di tiranni, di potentati che hanno inflitto solo  sofferenza e disastri, perché sempre influenzati dai disvalori e dalla prepotenza. Scivolare indietro è  dunque facilissimo, soprattutto se i nostri freni sono logori. 

Possiamo capire questa insita difficoltà ad assumerci questo impegno perché all’alba della storia,  nell’archetipo da cui procede il tutto, troviamo due individui che non hanno capito, saputo e  voluto “assumersi la propria responsabilità” giustificandosi con “ è stata lei” “è stato lui”.  Quella di allora può sembrare ai molti, una cosa da poco, ma la conseguenza immediata e tragica è  che, già nella generazione successiva, troviamo la tragedia di un loro figlio che uccide l’altro  figlio, un fratello che uccide il proprio fratello. E ciò non può essere classificata come cosa da  poco. Oltretutto, anche quel figlio, si giustifica e non si assume la responsabilità del proprio agire  proprio come hanno fatto loro, i suoi genitori.  

Per nostra fortuna, in nostro aiuto, nella storia, ci sono state molte persone che ci hanno preceduto o che vivono ancora tra noi, che ci hanno insegnato, hanno vissuto e tramesso a noi come sia  fondamentale il non giustificarci e anche l’ importanza e la necessità di chiedere scusa e  rimediare all’errore che commettiamo. 

Hanno scolpito nella roccia della storia, in ogni cultura e nei secoli, questi molteplici punti di  riferimento, proprio per aiutarci ad esaminare quotidianamente il nostro pensare ed il nostro  operare. 

Quando pensiamo, parliamo e agiamo nel tempo o nel momento sbagliato, non solo feriamo gli  altri, ai quali dobbiamo chiedere scusa, ma impoveriamo soprattutto noi stessi danneggiando o  addirittura distruggendo la bellezza e la bontà che abbiamo ereditato da altri e/o che anche abbiamo  meritato con il nostro buon agire. Non possiamo rischiare sempre di buttare tutto ciò nel pattume. Purtroppo con il passare di questi anni, notiamo che quelle iniziali e innocue dita puntate l’uno  contro gli altri, sono diventate spade, sempre più lunghe ed acuminate che hanno ferito e feriranno  ancora e sempre più in profondità.  

Per questo già nel 2003, nel costituire l’Associazione per l’Amicizia Italia Korea abbiamo inserito  uno scopo che è un compito, un monito: abbattere le barriere che separano gli individui, le  famiglie, le culture e le ideologie; (una spinta a superare, andare oltre ed eliminare la divisione del  38° parallelo in Korea ma anche una spinta a superare, andare oltre ed eliminare le divisioni che  sono dentro di noi, nelle nostre famiglie, nella nostra comunità, nella nostra nazione.) 

Sempre più spesso sentiamo parlare e dibattiamo di ecologia: curare l’ambiente ed evitare di  inquinarlo e danneggiarlo.  

Fortunatamente, molti si stanno già orientando a vivere e promuovere anche l’Ecologia Spirituale  che ci suggerisce di non fermarci a guardare, osservare negli altri solo il 5% che riusciamo  fisicamente vedere, ma intuire, percepire, osservare (con gli occhi della mente e del cuore) quello  straordinario 95% dell’esistenza degli altri, che non vediamo con gli occhi fisici.  Diventa per questo sempre più necessario avere consapevolezza di questo importante aspetto degli  altri e farne tesoro per meglio relazionarci con gli altri. 

In loro, che sono i nostri fratelli, c’è la ricchezza, la bontà, la saggezza, la bellezza di cui  necessitiamo per riuscire, con una giusta e completa relazione, a divenire ed essere moltiplicatori di  bontà, di giustizia, di amore e cura per la nostra comunità cittadina e per l’insieme più grande. Senon ci esercitiamo a sintonizzare la nostra osservazione e comprensione su quelle ricchezze  nascoste rischiamo di capire pochissimo di chi ci sta accanto e di distruggere quel patrimonio  enorme necessario alla nostra comunità. 

Questo non farà altro che aumentare, in continuazione, la NUVOLA nera che sta alle porte e che  entra incontrastata nel cuore e nell’anima; che ci contamina, che rovina noi e gli altri e che in  maniera esponenziale si espande intorno a tutti noi ed in tutta la comunità. 

Questo purtroppo lo abbiamo sperimentato ed osservato in questi ultimi anni. Le tragedie locali e mondiali di cui siamo stati tutti testimoni erano dei “Portali”, aperture verso  dimensioni diverse, che ci potevano aiutare alla riflessione e ad una azione nuova e più responsabile per raggiungere un livello migliore. Purtroppo non lo abbiamo compreso fino in fondo, e le  tragedie esteriori sono diventate purtroppo disastri interiori che hanno distrutto e stanno ancora  distruggendo molti.  

Che visione abbiamo della Democrazia?
-democrazia come insieme di procedure e di opere da realizzare, per cui ci si concentra sulle  difficoltà delle istituzioni, discussione della divisione dei poteri, contestazione delle elezioni, gioco  delle parti, i seggi ed il tempo a me concesso o ai fondi che posso gestire.
-democrazia come un insieme di valori, e quindi si osserva la sostanza della vita in uno stato  democratico: la forza delle associazioni e dei corpi intermedi, le relazioni all’interno delle Comunità e le opinioni dei cittadini, esempio tra le generazioni e tra le persone.  

Io credo che lo scopo vero dell’Amministrazione Cittadina e degli amministratori che si sono  candidati e poi eletti, non sia “solo” quello di adoperasi e faticare per realizzare: opere pubbliche,  stendere bilanci e gestire fondi, asfaltare strade. In tutte le città, bene o male, vengono realizzate.  Sono convinto che gli amministratori hanno anche e soprattutto il nobile e grande compito di saper  incarnare quei valori civici e fondamentali per migliorare se stessi e saper prendersi cura della  propria comunità; essere esempio di rispetto, di promozione e di crescita dell’unità, dell’armonia e  della cooperazione della comunità nel suo insieme. Amministrare il paese deve perciò essere necessariamente il creare bellezza e moltiplicare l’amore e legami solidi, il migliorare e consolidare  il senso di Comunità, evitare di ingenerare spunti che dividono i cittadini.  

Trovo di gran valore il contenuto dell’art.4 della Carta Costituzionale … Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che  concorra al progresso materiale o SPIRITUALE della società. 

Tutti noi dovremmo lavorare per contribuire a questa crescita spirituale e umana, anche nel nostro  modesto spazio di vita: svolgere bene i compiti che ci sono stati affidati, avere uno sguardo di  amore per gli altri, sopportare con coraggio le sofferenze.  

Sì, per ognuno di noi c’è una possibilità di collaborare a questo grande disegno. Il problema è che  ne abbiamo perduto la consapevolezza, soprattutto perché abbiamo perso interesse per l’avvenire  delle prossime generazioni. Ci si preoccupa della crisi economica, ma ci si occupa poco o affatto  della crescita spirituale. Nell’art. 4 della Costituzione si parla di “progresso materiale e spirituale  della società”, e in alcuni articoli della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia si parla  di “sviluppo spirituale” e di “benessere spirituale”. 

Quando si parla di queste cose, che essenzialmente riguardano il nostro salto di qualità interiore e  relazionale, ci sentiamo dire che “queste argomentazioni e riflessioni sono oramai vecchie, non  portano risultati.” La risposta a questa osservazione è ovvia. “Non portano risultati perché, non  sempre e non tutti noi le pratichiamo fino in fondo”. Di conseguenza se mai vengono messe in  pratica, sono e saranno sempre magnificamente NUOVE.  

Se, in questa nostra comunità le avessimo praticate, non saremmo qui oggi ad osservare dei  “fratelli contro altri fratelli”, con le molte, troppe e “continue giustificazioni” pronunciate nel  passato e che rischiano di incrementarsi anche nei mesi e negli anni futuri.

Smettiamola dunque con il vecchio “gioco delle parti”, dietro il quale (gioco per me solo divisivo)  si alimenta la vecchia scusa (che uccide il senso di responsabilità) per non agire per il cambiamento nostro e di quelli che ci stanno intorno. 

Il Patto educativo di comunità di Malnate 

Se ci risulta difficile andare alla ricerca dei valori e delle buone pratiche per una robusta riflessione,  potremmo anche solo andare a rivedere i punti importanti che la nostra Comunità di Malnate ha  proposto e sottoscritto anni fa. Dovrebbero e potrebbero essere spunti di riflessione per chi desidera  intraprendere la strada per essere veramente al servizio degli altri. 

Il Patto educativo di comunità ( sottoscritto nel 2012) è stato firmato da Associazione Genitori  Malnate; Malnate Scuola in rete; Direzione didattica “C. Battisti”;Scuola dell’infanzia di Malnate;  Scuola dell’infanzia “L. Frascoli”; Scuola dell’infanzia “San Salvatore” e Parrocchia della SS.  Trinità; Parrocchia di S. Martino;Parrocchia di S. Lorenzo; Consulta sociale ; Consulta sportiva ;  Comune di Malnate. 

Il Patto è operativo attraverso una commissione ristretta ed una commissione allargata ( alla quale  hanno aderito nel frattempo molte associazioni del territorio malnatese). 

Il Patto non è però, ciò che alcuni erroneamente intendono: una super associazione. Diciamo che è  una bussola che ci permette di valutare il nostro agire singolo o di gruppo e che ci aiuta a capire  quali strade intraprendere e percorrere come comunità di concittadini. 

Tutte le persone elette cinque anni fa a svolgere il compito di amministratori, erano gli eredi di quel  Patto perché tra loro ci sono amministratori, genitori, membri della scuola, di associazioni di  volontariato, di associazioni sportive, di famiglie. Avrebbero potuto far tesoro di quanto elencato nel documento del Patto? Certamente! Lo hanno fatto? Ognuno di noi dovrebbe e potrebbe giustamente verificarlo. 

Se tuttavia, per il nostro miglioramento, non fossero sufficienti i valori ed i principi elencati dal  gruppo costituente del Patto, (come si può leggere nella premessa dello stesso) ci si può sempre  riferire alla Carta Costituzionale e in particolare agli articoli 2 – 3 – 30 – 34 ( allegato 1) e anche  alla Carta dei diritti fondamentali dell’U.E. e nello specifico l’articolo 14, (allegato 2)

Il Patto Educativo di Comunità e’ stato un lavoro di Arte mediatoria, non al ribasso, ma al rialzo  per gestire il miglioramento della comunità che si sarebbe con esso confrontata, per creare un  momento di incontro diverso ove migliorare le relazioni di cui vivevamo. Una convergenza ampia  per costruire la “casa comune” con i muri portanti in cui ci si riconosca come comunità. Una casa  comune dove ogni organizzazione o persona può arricchirla arredandola come vuole. E’ stata la fatica di un momento di democrazia partecipativa e rappresentativa della nostra  comunità. E’ stato un compromesso al rialzo dove ciascuno ha messo in gioco il meglio di sé stesso  senza chiudersi al meglio dell’altro. E’ stata scritta da persone di valore da ogni organizzazione  valida ed efficace del territorio, per essere garanzia del miglioramento della comunità tutta.  

A cosa servono i principi fondamentali che sono stati elencati?  

Sono un’area di norme non attaccabile da comportamenti incompatibili che dipendono dagli  orientamenti politici o altre spinte divisive. 

L’amministrazione (e gli uomini e donne che si cimentano per essa), dovrebbe avere nel cuore e  nella mente quell’opera e quei principi; porte aperte ad essenziali progressi ed eventuali  realizzazioni. 

Nel testo del Patto troviamo ad esempio 

Art 7  

Ognuno, per il fatto stesso di esistere, comunica qualcosa di sé e diventa potenzialmente soggetto  educatore di chi incontra. 

Prima di parlare o agire, debba sentire la responsabilità di aver cura della propria formazione.

( il patto educativo è)  

un’occasione di crescita per tutti coloro che ne verranno coinvolti; 

un’occasione di formazione educativa per tutti 

….senza la pretesa di ridurre tutto alla propria misura;  

….riconoscere ed individuare le proprie capacità e attitudini

…sia capace di accettare anche i propri limiti come segno della propria personalità; 

….sia disposta a mettersi in gioco, disposta al cambiamento seguendo un ordine interiore ed una propria autodisciplina; 

ciò significa “PRENDERSI CURA” delle persone  

Ciascuno di noi è dunque chiamato in causa e ad assumersi la propria responsabilità: di curare  se stesso, la propria visione di vita ed il proprio agire di essere poi, per certo, diversi e migliori. Utile è una costante analisi di ciò che abbiamo fatto: Abbiamo ferito altri? Chiediamo scusa agli  altri. Chiediamo scusa anche a noi stessi perché abbiamo contaminato e rovinato la nostra identità, e rischiamo di agire in modo peggiore nei giorni successivi.  

Se non desideriamo farlo o se non lo faremo, continueremo ad essere noi stessi parte e causa dei  problemi che ci circonderanno. Il peso del nostro non agire o del nostro cattivo agire ricadrà sulla  nostra comunità. Oggi è già sotto i nostri occhi. 

E purtroppo ci saranno ancora ulteriori momenti del “tutti contro tutti” con le dita puntate, che  saranno la manifestazioni di ulteriori ferite e veleni interiori, di condanne agli altri e giustificazioni  del nostro agire.  

Buon impegno a tutti per la costruzione della nostra e preziosa Comunità Malnatese.

Redazione VareseNews
redazione@varesenews.it

Noi della redazione di VareseNews crediamo che una buona informazione contribuisca a migliorare la vita di tutti. Ogni giorno lavoriamo cercando di stimolare curiosità e spirito critico.

Pubblicato il 22 Maggio 2024
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