Identificato l’uomo accoltellato a Castiglione Olona una settimana fa
È un cittadino marocchino con più di 30 anni convalescente per le coltellate prese all’addome. I possibili scenari di quanto accaduto a fronte degli elementi finora emersi

Ci saranno probabilmente ulteriori sviluppi nella vicenda che oramai quasi una settimana fa ha portato all’accoltellamento di «Fondocampagna», a Castiglione Olona. Sviluppi che potrebbero arricchire le già intense indagini della Procura con l’ascolto delle dichiarazioni che l’uomo, due volte operato per i fendenti alla zona addominale, avrà da fare agli inquirenti.
Che nel frattempo l’hanno identificato. Nell’immediatezza dei fatti, e per diversi giorni successivi, il ferito era soggetto ignoto. Oggi si sa che l’uomo ha più di 30 anni ed è originario del Marocco, e da ieri, giovedì, si conosce la natura dei reati di cui è vittima: oltre che del tentato omicidio, anche di sequestro di persona e rapina. Anzi, per l’esattezza dalla Procura retta da Antonio Gustapane il reato è declinato al plurale, potrebbe dunque indicare il fatto che in più occasione i due carabinieri avrebbero rapinato la vittima, o che gli stessi militari – sempre tenendo salda, come per tutti gli indagati, la presunzione di innocenza – avrebbero compiuto altri atti violenti per sottrarre soldi, o altro, anche ad ulteriori soggetti.
Si sta diradando la nebbia iniziale, imposta anche dalle prime indagini (Pm Lorenzo Dalla Palma – Marialina Contando). Attorno alla tarda mattinata di sabato 6 luglio il fatto pareva circoscritto ad un regolamento di conti fra spacciatori purtroppo frequente, e non solo con armi bianche, nelle piazze di spaccio del Varesotto che sfruttano la finta segretezza dei boschi per celare traffici proibiti di cocaina, eroina e hascisc.
Poi il colpo di scena con la comunicazione, il giorno dopo, domenica, dell’arresto (leggasi “fermo”) dei due carabinieri, misura poi non convalidata ma a cui è seguita l’applicazione della custodia cautelare in carcere, la più rigorosa che viene presa per evitare reiterazione del reato, inquinamento probatorio, o pericolo di fuga: basta uno di questi elementi per far propendere un giudice per la sua applicazione, e il Gip ha con ogni probabilità valutato solo le prime due esigenze cautelari e non l’ultima di quelle menzionate.
Circa il movente della rapina, almeno nominalmente parrebbe che essa abbia avuto la sua genesi in qualcosa che ha a che fare col traffico di droga e questo lo si desume dalle intenzioni espresse dai due militari alla pattuglia della Stazione di Castiglione Olona che già nel tardo pomeriggio, quasi sera di venerdì li aveva individuati e fermati non distante da dove si sono consumati i fatti. I militari avevano chiesto ai colleghi di non essere disturbati, di allontanarsi, anzi, dalla zona, poiché erano intenzionati ad operare in una piazza di spaccio.
Quindi che lì si spacciasse droga i militari lo sapevano (come lo sanno i residenti, del resto) anche se questo fatto non può essere dato per scontato dal momento che i dei carabinieri prima della sospensione erano in servizio uno a Cuvio, e l’altro a Malnate: due compagnie – Luino e Varese – distinte da quella territorialmente competente, vale a dire Saronno.
Che il ferito, poi, sia di origini marocchine, anche in questo caso vuol dire tutto e niente. Certo le cronache raccontano di consuetudine consolidata per la maggior parte delle piazze varesine l’impiego di mano d’opera di spaccio non solo sempre o quasi proveniente dal Marocco, ma di una specifica località di reclutamento: Beni Mellal, città del Marocco interno di provenienza di gran parte dei pusher fermati che garantiscono un forte turnover nella gestione delle postazioni. Zona montuosa, 600 metri sul livello del mare: caratteristiche simili a molte delle località montane del Varesotto afflitte dallo spaccio.
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