Tentato omicidio a Castiglione Olona: le rapine dei due carabinieri al pusher erano iniziate a giugno
Nel frattempo le condizioni della vittima, indagata per spaccio, migliorano e dalle sue dichiarazioni agli inquirenti emerge una situazione che fa pensare ad un taglieggiamento che andava avanti da qualche tempo

È ancora ricoverato nel reparto di rianimazione ma in netto miglioramento Abderrazzak Zarhuni, il marocchino di 36 anni ferito gravemente la sera del 6 luglio scorso in un bosco al confine tra Castiglione Olona e Vedano Olona.
Secondo la Procura di Varese almeno uno dei due carabinieri, tra il brigadiere e l’appuntato arrestati il giorno dopo, l’avrebbe colpito con più coltellate all’addome nel corso di una rapina avvenuta in un contesto di spaccio di stupefacenti da tempo radicato in quella zona e di cui lo stesso Zarhuni avrebbe fatto parte.
Proprio di questo avrebbe parlato il marocchino ferito, a sua volta indagato per spaccio, nel corso dei due interrogatori che si sono svolti nei giorni scorsi e che avrebbero dato impulso ad un’indagine che, con tutta probabilità, era già stata avviata da tempo sui militari infedeli. Sono almeno altri due, infatti, gli episodi contestati nel capo d’imputazione risalenti a giugno e i reati ipotizzati sono sempre rapina e sequestro di persona. La vittima è sempre il 36enne.
Il marocchino, difeso d’ufficio dall’avvocato Elisa Benetazzo, dovrà essere ancora interrogato la prossima settimana mentre sono stati eseguiti gli accertamenti irripetibili richiesti e cioè l’esame tossicologico sui reperti prelevati dai due indagati e quello sulle ferite riportate dalla vittima. Agli inquirenti ha raccontato la sua versione dei fatti ed è l’unica cosa che il legale ha voluto dire ai media.
A questo punto dell’indagine dalla Procura di Varese non trapelano più ulteriori informazioni se non che nel registro degli indagati, al momento, non sono stati iscritti altri nomi anche se non si esclude che le persone coinvolte possano essere di più. Presto per dirlo, le indagini della polizia giudiziaria dovranno proseguire per delineare definitivamente la portata di questa vicenda che vede protagonisti in negativo, al momento, due servitori dello Stato e proprio per questo fa più male. Risulta agli atti, infine, che anche il fratello della vittima, attualmente all’estero, risulta parte offesa.
L’ipotesi che attorno a quel bosco infestato dagli spacciatori ci fosse un racket da parte degli indagati è ormai consolidata ma per capirne le dimensioni e i contorni servirà tempo.
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