Donna salvata in Forcora, quel sospiro di sollievo che ha unito soccorritori, sindaco e la gente della Veddasca
Il racconto di come i soccorritori, il sindaco Vargiu e soprattutto la gente di montagna in Veddasca ha vissuto i lunghi giorni di attesa prima del ritrovamento di Giuseppina Bardelli
È stata la notizia più seguita dell’ultima settimana. La scomparsa – prima – e il ritrovamento – a distanza di quattro interminabili giorni – di Giuseppina Bardelli, la donna di 89 anni di Malnate, scomparsa in Forcora mercoledì 21 e ritrovata domenica 25 agosto.
In tutta la provincia – e non solo, perché ne hanno parlato anche media nazionali- l’allarme ha generato interesse e preoccupazione: una donna di quell’età, sola in un luogo impervio come i boschi di montagna ha smosso pensieri e preghiere di chiunque. Ciascuno immaginava le dinamiche, temendo possibili risvolti tragici di una sfortunata passeggiata nei boschi in un giorno d’estate.
Tutto questo è accaduto a distanza, ma come hanno vissuto questa situazione in Veddasca, la valle che dal lago a Maccagno sale fino al confine elvetico di Indemini?
Con apprensione, a dir poco. In ciascuno di quei lunghissimi giorni il caldo cuore della gente di montagna ha battuto all’unisono con i famigliari della donna e i soccorritori.
Se la legge non scritta delle alture insegna il saluto fra sconosciuti quando ci si incrocia per sentieri e stradine, figuriamoci cosa abbia significato il fatto che qualcuno si fosse perso per quei luoghi: Giuseppina Bardelli è immediatamente diventata una di famiglia, una persona di cui interessarsi, anche se estranea.
Giuseppina BardelliIn questi giorni la quiete della vallata spesso era interrotta dal rumore degli elicotteri, che perlustravano la zona, ininterrottamente, e allora lo sguardo della gente di Veddasca – sia residenti che villeggianti – si spostava verso la cima, verso quella Forcora tanto conosciuta e frequentata. Il luogo che compare nei ricordi di tutti, per le passeggiate nel verde, le sciate nelle annate fortunate ricche di neve, le mangiate con gli amici a Ferragosto, ora era lo scrigno di un segreto ancora da svelare.
«L’hanno trovata? Ancora no? Speriamo. I soccorritori sono arrivati, sono tanti, non smettono di cercarla» ripetevano giovani e vecchi, interrompendo le chiacchierate leggere, le partite a carte infinite, i ritrovi del mattino ad Armio per acquistare il pane nella bottega – l’unica – che serve tutto il territorio.
Ma non ci sono stati solo sguardi e riflessioni, perché la gente del luogo ha talvolta accompagnato i soccorritori lungo i sentieri, ha messo a disposizione l’ostello di Biegno o altre sistemazioni per la notte o si è limitata anche solo ad offrire acqua o caffè agli agenti stanchi, in divisa, che sostavano o attendevano i colleghi per avere il cambio. Sicuramente non è stata ferma.
La foto di Giuseppina Bardelli nelle bacheche disseminate lungo la val VeddascaLa preghiera, silenziosa, e la speranza della comunità di Veddasca ha camminato per tutti i sentieri, le discese nei valech, i cespugli e la vegetazione più fitta, fino a quando Giuseppina Bardelli si è fatta sentire ed è stato possibile ritrovarla.
E così, in questa domenica di agosto, propagandosi di paesino in paesino, la notizia più attesa e più bella ha fatto nascere un sollievo che ha riempito di aria fresca i polmoni di tutti, e la Veddasca è parsa muoversi per un istante, come se la montagna intera si animasse per ispirare e prendesse vita, finalmente felice.
Un sentimento che ha ben descritto il sindaco Ivan Vargiu, sempre in prima fila accanto ai soccorritori in questi giorni: le sue parole raccontano la gioia della gente di montagna, per questo lieto fine così a lungo atteso.
Volutamente in questi giorni non scritto nulla, la stampa ci aggiornava in ogni istante.
Voglio ringraziare tutti volontari dei gruppi di Protezione Civile e i relativi Sindaci che hanno messo a disposizione uomini e mezzi, I Vigili del Fuoco, il Soccorso Alpino, C.R.I., U.S.T. e le forze dell’ordine intervenute.
Una macchina che ha funzionato alle perfezione con circa 70 uomini impegnati ogni giorno nelle ricerche.
Abbracciare il figlio della Sig.ra Giuseppina dopo il ritrovamento é stata la mia prima grande gioia da Sindaco, un giorno che ricorderò per sempre.
Ritrovata viva la donna dispersa sulla Forcora. “Abbiamo sentito gridare aiuto”
E infine loro, i soccorritori del Coordinamento antincendio boschivo della Comunità Montana Valli del Verbano, che hanno voluto raccontare la loro impresa descrivendo il modus operandi adottato per cercare la donna scomparsa, ma che hanno soprattutto condiviso la loro umanità e mostrato un impegno totale. Nel chiamare “Nonna” Giuseppina Bardelli, sta la chiave di quanto è potuto succedere, grazie al loro lavoro e a quello degli altri gruppi di soccorso: un finale felice atteso da tutti.
La nonna di tutti noi trovata in vita dopo 4 notti e 5 giorni di ricerca su al Passo della Forcora.
Volontari, impegno, tecnologia, expertise, cuore, niente è rimasto a casa. Tutto era lassù al campo base, dove uno spiegamento di forze ha impressionato i numerosi passanti del turismo di fine agosto.
Nulla è stato lasciato al caso, nemmeno un metro di quella zona bellissima e impervia, nemmeno un anfratto, nemmeno un boschetto di felici altissime e nessun salto di roccia o sentiero è rimasto inesplorato.
E allora via via un succedersi di battute, di strategie, di ascolto di ogni piccolo indizio, dei volontari, dei cani da ricerca, dei droni a rilevanza termica, dei risultati di sorvolo degli elicotteri di telecamere e anche di intuizioni.
Ma sono state le squadre a terra a fare la differenza. Quelle squadre composte dai Volontari di Protezione Civile, dal Soccorso Alpino, dai Vigili del Fuoco, dai Soccorritori di Croce Rossa, dalle Unità Cinofile, tutti insieme volti all’unico sperato obiettivo.
Poi oggi in tarda mattinata, la radio del posto di comando avanzato che aveva trasmesso solo vani indizi, in un breve ma inequivocabile messaggio gracchia un “trovata” e poi dopo qualche secondo nei quali al campo è calato un silenzio sospeso in un limbo surreale ha detto “viva”.
Obiettivo raggiunto nello stupore della razionalità che il cuore sapeva essere solo messa lì per eludere le emozioni.
È stato possibile ritrovarti perché un complesso sistema di ricerca ha funzionato all’unisono.
Grazie “nonna”, per aver resistito così tenacemente nel bosco per tutto quel tempo e aver dato così un senso alla nostra missione.COAV
Comunità Montana Valli del Verbano
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