A Niguarda si effettuano 400 trapianti all’anno: il caso del cuore artificiale “provvisorio”

L'ospedale di Milano effettua trapianti dal 1972. Per un paziente in attesa del cuore nuovo è stato utilizzato un organo artificiale che per nove mesi ha mantenuto i livelli di circolo

alberto zoli

Sono quasi 400 i trapianti d’organo che ogni anno vengono effettuati all’Ospedale Niguarda di Milano: più di uno al giorno di media, festivi compresi.
Ogni intervento è speciale, perché un trapianto può partire solo grazie a quel gesto di profonda solidarietà che è la donazione degli organi.

I trapianti a Niguarda: una storia iniziata nel 1972

L’Ospedale Niguarda di Milano è uno dei pochi centri in Lombardia e in Italia ad effettuare trapianti per quasi tutti gli organi: cuore, polmone, pancreas, rene, fegato, senza dimenticare i trapianti di tessuti e cellule (come ad esempio cornee, pelle, cartilagine e midollo osseo).

Dal 1972 ad oggi sono stati effettuati oltre 3.000 trapianti di rene, 140 di pancreas e 2.600 trapianti di fegato di cui 125 da donatore vivente, rendendo Niguarda un centro di riferimento assoluto per l’attività trapiantologica nazionale.

L’Ospedale ha raggiunto alcuni record significativi in questo campo: ha eseguito nel 2001 il primo trapianto di fegato da donatore vivente in Italia, così come il primo trapianto combinato fegato-pancreas solo pochi anni dopo. Inoltre ha acquisito una posizione di rilievo a livello internazionale nell’utilizzo e nella sperimentazione delle macchine da perfusione nel trapianto degli organi: questo ha consentito nel 2015 di eseguire, per primi al mondo, un trapianto di fegato da donatore a cuore fermo (DCD). Un fattore che ha aperto la strada ad una nuova fonte di organi, e che ha consentito di incrementare le donazioni di fegato del 25%.

L’Ospedale è dotato inoltre di una Banca della Pelle, laboratorio specializzato nell’ingegnerizzazione di cute e cartilagine per interventi ricostruttivi. Una vera e propria “banca” dei tessuti in grado di sostenere il fabbisogno interno e rifornire altre strutture nazionali ed internazionali.

Il cuore artificiale che diventa vero

Tra i casi recentemente seguiti se ne segnalano due.

La tecnologia è stata determinante per un paziente di Niguarda con una grave cardiopatia avanzata e un grave scompenso cardiaco. Era in lista per un trapianto di cuore ma le sue condizioni generali si stavano rapidamente deteriorando, rischiando di compromettere irrimediabilmente anche gli altri organi.

La soluzione è arrivata con un vero e proprio cuore artificiale totale che i cardiochirurghi hanno impiantato nel petto del paziente, in attesa di poterlo sostituire con un cuore vero. «Questo – spiega Claudio Russo, direttore Cardiochirurgia e Trapianto del Cuore all’Ospedale Niguarda di Milano – ci ha permesso di guadagnare tempo prezioso e di arrivare fino all‘intervento definitivo, avvenuto circa 9 mesi dopo, in condizioni di compenso di circolo. Si tratta di un cuore meccanico totale, in tutto e per tutto simile ad un cuore nativo. Questo sistema meccanico viene impiantato in pochissimi centri al mondo, dotati delle maggiori esperienze nel trapianto di cuore nell’impianto di cuori artificiali. Rappresenta indubbiamente una risorsa in più per aumentare le possibilità di trapianto per i pazienti in lista d’attesa ed, auspicabilmente, in un prossimo futuro di sostituire totalmente il trapianto».

Il cuore vero per il trapianto è stato infine reso disponibile grazie a un donatore a cuore fermo (DCD). Questa è un’altra particolarità dell’intervento: l’accertamento di morte in caso di DCD, infatti, in Italia prevede 20 minuti di totale assenza di attività cardiaca con elettrocardiogramma piatto prima di poter procedere con il prelievo. Un tempo molto più lungo rispetto a quanto richiesto in altri Paesi, durante il quale tutti gli organi, cuore compreso, soffrono per la mancanza di circolazione sanguigna e ossigenazione. Per questo al termine dei 20 minuti di osservazione è stata immediatamente instaurata una circolazione extracorporea, che ha permesso di ripristinare la funzione cardiaca fino al recupero totale del cuore. Successivamente è stato impiegato anche un sistema di perfusione extracorporea mobile, in grado di mantenere il cuore battente durante il trasporto dell’organo dalla sede di prelievo fino alla sala operatoria di Niguarda. La macchina, grande quanto un piccolo frigorifero, ha permesso infatti all’organo di battere per altre 6 ore e mezza, tempo necessario per essere finalmente trapiantato nel paziente»

Il trapianto di rene con due robot chirurgici

La seconda storia particolare è incentrata sulla tecnologia.
A Niguarda sono state infatti organizzate due sale operatorie adiacenti, ciascuna con un robot chirurgico, ed è stato ‘orchestrato’ contemporaneamente sia il prelievo dell’organo dal donatore vivente, sia il trapianto nel paziente ricevente. Rispetto al percorso tradizionale, poter contare sui due robot e sulla grande sinergia tra le squadre di specialisti ha permesso di abbattere i tempi dell’intervento, di ridurre al minimo l’invasività, di migliorare il recupero post-operatorio e di ottimizzare al massimo le condizioni dell’organo da trapiantare. Tutti fattori che hanno permesso di incrementare ancora di più la qualità di vita del paziente.

«La chirurgia robotica – commenta Luciano De Carlis, direttore Chirurgia Generale e dei Trapianti all’Ospedale Niguarda di Milano e professore ordinario di Chirurgia Generale dell’Università di Milano-Bicocca – fa parte ormai del presente e del futuro dell’attività trapiantologica, soprattutto per il rene. Abbiamo iniziato a fare prelievi di rene robotici nel 2008, tra i primi in Italia, e ad oggi ne abbiamo già fatti oltre 200. Ora abbiamo un vero e proprio programma dedicato anche al trapianto: ne abbiamo già eseguiti 4 ed è un’attività che porterà grandi risultati perché la mininvasività, e soprattutto la rapidità di intervento, ci consentono di aumentare ulteriormente l’efficacia, a tutto vantaggio della persona trapiantata».

NiguarDAY, spettacoli gratuiti per celebrare la cultura del dono

Per raccontare il lavoro che ogni giorno ruota intorno ad ogni singolo trapianto, l’Ospedale ha aperto i suoi spazi alla città, organizzando un vero e proprio evento per promuovere la cultura della donazione organi.

La giornata ha visto esibizioni di danza sufi e tango, concerti musicali, presentazione di libri e lezioni gratuite di yoga. A tutto questo si è aggiunta la proiezione del film “Il dono di Nicholas” alla presenza dei coniugi Green, un food truck solidale e la realizzazione di un’opera d’arte collettiva insieme agli artisti del Centro Diurno Botteghe d’Arte – Museo d’Arte Paolo Pini (MAPP) di Niguarda. La giornata è stata anche l’occasione per sensibilizzare i partecipanti alla propria salute, grazie agli infermieri di famiglia e comunità che hanno rilevato i parametri vitali, l’indice di massa corporea e la glicemia; e anche per sensibilizzare la cittadinanza, grazie ad un banchetto dedicato per raccogliere le disposizioni di volontà sulla donazione degli organi.

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Pubblicato il 27 Settembre 2024
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